Ferdinando Matera e Armando Messineo, ex direttore generale e presidente della storica Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, hanno presentato richieste di concordato in appello. Queste domande mirano a ottenere pene significativamente più basse rispetto a quelle già inflitte in primo grado. Le pene richieste sono rispettivamente di 3 anni e 8 mesi e 2 anni, con quest’ultima soggetta a sospensione. Le indagini condotte dai pm milanesi mettono in evidenza il drenaggio di circa 5 milioni di euro dalle casse della controllata Fondo Salute Sce, accusandoli di aver realizzato pagamenti per operazioni inesistenti.
Le condanne in primo grado
In maggio 2023, in primo grado, Ferdinando Matera è stato condannato a una pena di 10 anni e 6 mesi di reclusione, mentre Armando Messineo ha ricevuto una condanna di 6 anni e 9 mesi. Queste sentenze, emesse dalla giustizia, hanno suscitato molto interesse vista la gravità delle accuse, che vanno dall’associazione per delinquere all’appropriazione indebita. Tuttavia, le nuove proposte di pena da parte degli accusati sono molto più contenute, suscitando interrogativi sulla reale gravità delle loro azioni rispetto alle condanne iniziali.
Il processo di appello e le sue decisioni
I giudici della quarta sezione penale d’appello sono attesi a prendere una decisione il 14 novembre. Questo passaggio rappresenta un momento cruciale per la vicenda legale di Matera e Messineo, poiché potrebbero veder riconosciute le loro richieste di pena più leggera, in un contesto in cui altri imputati hanno già patteggiato o affrontato processi in abbreviato. Le richieste di concordato in appello sono una forma di patteggiamento che potrebbe portare a una risoluzione più rapida e meno punitiva delle vicende legali.
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Le accuse e le modalità di drenaggio
L’inchiesta, diretta dal pm Carlo Scalas e supportata dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, si concentra su pagamenti di fatture false, accordi lavorativi fittizi e l’uso improprio di carte di credito aziendali per spese personali. Le accuse comprendono episodi di ristrutturazione non realizzati e assunzioni di personale in cui gli indagati ricevevano un doppio stipendio. Questa condotta ha sollevato serie preoccupazioni, non solo per l’integrità delle istituzioni coinvolte, ma anche per le sue conseguenze finanziarie e reputazionali.
L’attenzione delle autorità non è solo sugli ex vertici, ma ha comportato anche la condanna di Emanuele Attivissimo, ex procuratore speciale e direttore tecnico di Fondo Salute. Anche lui ha ricevuto una condanna di un anno. Questo elemento evidenzia una rete di coinvolgimenti e mancanze all’interno delle strutture aziendali, con numerosi imputati che si trovano a fare i conti con le conseguenze legali di queste pratiche illecite.
Risarcimenti e parti civili in gioco
Un aspetto rilevante della sentenza riguarda il riconoscimento di provvisionali di risarcimento per le parti civili, ovvero Cesare Pozzo e Fondo Salute. Il tribunale ha stabilito un rimborso totale di 3 milioni di euro a carico di Messineo e Matera, a cui si aggiungono oltre 200mila euro per altre parti civili. Questo segna un punto importante nella responsabilità finanziaria degli imputati e il loro obbligo di risarcire i danni provocati con le loro azioni. Gli avvocati Lodovico Mangiarotti, Michele Bencini e Alessandro Pistochini stanno seguendo la parte civile in questa complessa vicenda legale.
In attesa della decisione dei giudici, l’evoluzione di questo processo continuerà a destare interesse sia a livello giuridico che mediatico, riflettendo sulle implicazioni di condotte che hanno segnato la storia di una delle più storiche associazioni di mutuo soccorso italiane. La vicenda, perciò, rimane in continua evoluzione, con molti che aspettano di capire quali saranno i prossimi sviluppi legali.