Conclave 2025: i cardinali si preparano a scegliere il nuovo papa tra curia e pastori diocesani

Conclave 2025: i cardinali si preparano a scegliere il nuovo papa tra curia e pastori diocesani

Il conclave del 7 maggio 2025 riunisce 133 cardinali elettori per scegliere il nuovo papa dopo la morte di papa Francesco, con candidati tra curia romana e pastori diocesani e sfide interne alla Chiesa.
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Il conclave del 2025, con 133 cardinali, sceglierà il nuovo papa dopo la morte di Francesco, confrontando candidati tra curia e pastori diocesani, con priorità su riforme, trasparenza e sinodalità. - Gaeta.it

Il 7 maggio 2025 si è chiuso il portone della cappella sistina dando inizio al conclave che vedrà impegnati i 133 cardinali elettori nella scelta del nuovo pontefice. Dopo la morte di papa Francesco, la carta d’attenzione si è spostata sui principali candidati, scelti in base a notorietà, autorità e capacità di raccogliere consensi. Questa tornata elettorale si distingue per un numero di nomi superiore rispetto alle elezioni del 2013 e del 2005. La lista mediatica di potenziali papi si divide soprattutto tra porporati “curiali”, membri cioè della curia romana, e “pastori”, ovvero arcivescovi impegnati in diocesi. La storia della Chiesa insegna che il papato può nascere da entrambe le provenienze, e anche questa volta i cardinali hanno candidature molto diverse.

La divisione tra curia romana e pastori diocesani nelle candidature

Tra i cardinali con più chances compare Pietro Parolin, segretario di stato dal 2013, conosciuto principalmente per il suo ruolo diplomatico. Non ha mai guidato una diocesi, ma la sua esperienza lo ha messo spesso a contatto con le realtà territoriali della Chiesa. Parolin rappresenta la figura del curiale classico, con un lungo curriculum alle spalle nelle diplomazie vaticane. Rafael Luis Tagle, filippino, è anch’egli un curiale, ma con radici pastorali più visibili. Ha guidato la grande diocesi di Manila prima di assumere la guida del dicastero per l’evangelizzazione dei popoli dal 2019, ed è noto per la sua empatia e presenza social. Un punto di interesse è la sua famiglia di origine, con madre cinese, elemento che potrebbe influire nei rapporti tra Vaticano e Pechino.

Figure di spicco tra i pastori

Dall’altra parte ci sono i “pastori” come Matteo Zuppi, presidente della Cei, che conserva legami stretti con le parrocchie e la comunità di Sant’Egidio. In Francia, infine, cresce l’attenzione per Jean Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia e nuovo presidente della conferenza episcopale francese. Nato ad Algeri, ha dedicato gran parte del proprio lavoro pastorale all’accoglienza dei migranti, tema significativo soprattutto dopo il viaggio di Francesco a Marsiglia, la sua unica tappa nella Francia continentale. Aveline ha celebrato una messa in italiano il 4 maggio, confutando le voci sulla sua poco padronanza della lingua.

Candidati alternativi e possibili soluzioni in caso di stallo

Oltre ai nomi principali, la prima votazione potrebbe riservare sorprese con figure meno evidenti ma comunque molto in vista. Mario Grech, maltese, è segretario generale del sinodo e considera un curiale, ma viene da un passato da vescovo nella sua isola. Dopo posizioni iniziali molto rigide verso il mondo LGBTQ+, ha modificato la sua visione e ora riscuote consensi anche tra chi auspica aperture progressive. Grech potrebbe incarnare la candidatura di mediazione, soprattutto se il conclave dovesse incontrare difficoltà nel trovare l’accordo. Il suo sostegno proviene anche da esponenti vicini a papa Francesco, come il cardinale Jean Claude Hollerich.

Giovani e sfide geopolitiche

Più complicato appare il quadro attorno a Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme e con un passato da custode di Terra Santa per i francescani. Giovane rispetto ad altri, con 60 anni, rappresenta una figura apprezzata da molti, ben nota per la sua vicinanza alle realtà difficili della regione. Tuttavia, lo scenario sempre più teso a Gaza può influire negativamente sulla sua candidatura. Infine, Robert Francis Prevost potrebbe competere per la sede papale. Americano con radici francesi e italiane e membro della congregazione agostiniana, ha lavorato per molti anni in Perù e dirige la congregazione dei vescovi. Finora un candidato americano era considerato improbabile, ma Prevost rompe gli schemi tradizionali.

Le priorità evidenziate durante le congregazioni e il profilo ideale del papa

Durante gli incontri preparatori alla votazione, i cardinali hanno espresso chiaramente quali obiettivi vorrebbero che il nuovo pontefice perseguirà. La prosecuzione delle riforme di papa Francesco risulta in cima alla lista, insieme alla necessità di proseguire la lotta agli abusi e mantenere la trasparenza nei conti del Vaticano. Serve anche una profonda riorganizzazione della curia e un rafforzamento della sinodalità nel governo della Chiesa. Nuove sfide si presentano sul fronte dell’impegno per la pace e la tutela dell’ambiente.

Il ritratto ideale della nuova guida

Il ritratto ideale del prossimo papa è quello di un pastore vicino ai bisogni concreti delle persone, capace di incarnare una Chiesa che sappia tendere la mano a chi soffre e subisce ingiustizie. Il documento ufficiale parla di “una guida spirituale che offra misericordia, sinodalità e speranza”. La nuova guida dovrà sapere fare da ponte, calarsi nelle vite di un’umanità che vive smarrimenti e divisioni. Sono emersi anche interventi sul potere del papa, tema complesso che coinvolge aspetti canonici e politici, e sulle spaccature interne alla Chiesa, specie su temi come la pastorale gay, i divorziati, il celibato e il ruolo delle donne. Questi nodi restano aperti e difficili da sciogliere.

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