Il 23 maggio si avvicina e con esso la giornata di ricordo per la strage di Capaci, un momento che coinvolge non solo le istituzioni ma anche chi ha a cuore la memoria storica di quegli eventi. Sul territorio di Isola delle Femmine, il “Giardino della Memoria” si prepara a ospitare una cerimonia che si conferma simbolo di riflessione e di impegno contro la mafia. Questo spazio è stato volontariamente trasformato in un luogo di speranza grazie all’impegno personale e diretto di Tina Montinaro, che porta avanti con determinazione il ricordo del marito Antonio, ucciso proprio in quella tragica giornata.
Il giardino della memoria di isola delle femmine: un luogo nato dalla tragedia
Il “Giardino della Memoria” sorge nel punto esatto in cui, 33 anni fa, è esplosa l’auto blindata su cui viaggiava il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i loro agenti di scorta. L’esplosione, causata da oltre 500 chili di tritolo, distrusse la Fiat Croma identificata con la sigla radio Quarto Savona Quindici, causando la morte di tutti i passeggeri. L’area, collocata a Isola delle Femmine, è stata trasformata con l’obiettivo di mantenere viva la memoria attraverso un gesto concreto: la piantumazione di alberi di ulivo, uno per ogni vittima della mafia. Gli ulivi si sviluppano come un simbolo di pace e rinascita, con radici ben salde in quella terra che ha visto il sacrificio dei cinque uomini.
Non si tratta di un semplice spazio commemorativo, ma di un punto di incontro per chi vuole ricordare e trasmettere alle nuove generazioni il valore del coraggio e la necessità di contrastare ogni forma di criminalità. La scelta di mantenere il sito intatto, dedicandolo a un ricordo vivo e tangibile, nasce dalla volontà di non lasciare che il tempo cancelli fatti che hanno segnato profondamente la storia italiana.
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L’associazione quarto savona quindici e il ruolo della memoria nella società
L’Associazione Quarto Savona Quindici, fondata da Tina Montinaro, figura chiave nel mantenimento di questo ricordo, svolge un ruolo concreto nella diffusione della cultura della legalità e della consapevolezza civica. La sua attività si rivolge in particolar modo ai giovani, coinvolgendo scuole e associazioni nelle iniziative commemorative. Il prossimo 23 maggio accoglierà rappresentanti delle istituzioni locali, del tessuto associativo e della cittadinanza, restituendo centralità a una giornata dagli aspetti simbolici e sociali forti.
Quest’anno, la giornata prevede una novità significativa: l’auto blindata Quarto Savona Quindici, custodita all’interno della teca espositiva del Museo del Presente a Palermo, sarà rappresentata simbolicamente proprio nel luogo della memoria. Questo gesto vuole riconsegnare idealmente alla città e alle persone che l’hanno sostenuta, l’importanza di un ricordo profondo e tangibile. La presenza dell’auto blindata è un richiamo diretto e potente alla brutalità di quella strage ma anche alla resistenza morale che ne è seguita.
Tina montinaro e l’impegno per mantenere viva la memoria
Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, capo scorta del giudice Falcone, guida l’associazione con passione e determinazione. Proprio lei sottolinea l’importanza di restituire il ricordo a tutta la comunità, per tenere sempre viva l’attenzione su chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia. Il coinvolgimento diretto contribuisce a mantenere la memoria non come semplice commemorazione passiva, ma come impegno attivo di parte civile nella società.
Montinaro ringrazia pubblicamente chi ha supportato questa iniziativa, citando la Fondazione Falcone, la presidente Maria Falcone e tutti coloro che si occupano della manutenzione e valorizzazione del Museo del Presente nel Palazzo Jung di Palermo. Questo sostegno crea un legame forte tra luoghi fisici e persone impegnate nel portare avanti la testimonianza del sacrificio e dell’onestà di chi ha perso la vita combattendo il crimine organizzato.
Per l’associazione, il lavoro continua. Si racconta di tredici anni di attività dedicata a diffondere un messaggio chiaro: la memoria serve per costruire un futuro che si basi sul rispetto delle regole e sulla cultura della legalità. La strada è lunga, ma la determinazione di chi partecipa a questa rete è evidente e radicata nel profondo desiderio di rinnovare il patto sociale contro ogni forma di sopraffazione.
La strage di capaci: cronaca di un dramma che ha cambiato la storia italiana
Il 23 maggio del 1992 rimane una data ben impressa nella storia italiana. Quel sabato pomeriggio, sull’autostrada A29 tra Palermo e Mazara del Vallo, un ordigno nascondiglio dal peso di 500 chili di tritolo disintegrò la Fiat Croma blindata di Giovanni Falcone e della sua scorta. L’evento causò la morte del giudice antimafia, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Quello che avvenne a Capaci segnò il punto più alto della sfida tra lo stato italiano e la mafia siciliana, tanto che gli effetti di quel massacro hanno modificato profondamente l’approccio delle istituzioni nei confronti della criminalità organizzata. Non a caso la ricorrenza viene celebrata con manifestazioni e iniziative in tutto il territorio nazionale, ma è proprio nel luogo dove tutto accadde che si rinnova l’impegno quotidiano delle persone che non hanno voluto dimenticare.
La memoria delle vittime diventa al tempo stesso monito e ricordo, una lezione che si trasmette attraverso eventi pubblici e l’azione di associazioni nate per mantenere il ricordo vivo. Il Giardino della Memoria, oggi luogo di riflessione e di incontro, si inserisce in questa rete, confermandosi spazio dove la storia si ripete nei racconti, nelle testimonianze e nei gesti concreti.
Già da anni le scuole partecipano con entusiasmo alle cerimonie, portando con sé il futuro di una società che deve ricordare per non ripetere errori. I segni lasciati da quei giorni si trovano in ogni angolo della Sicilia, ma Isola delle Femmine rappresenta un nodo cruciale. Il giardino, simbolo di crescita e di vita, ospiterà anche quest’anno la commemorazione che unisce dolore e speranza, un ricordo condiviso che riprende forma nelle parole e negli occhi di chi ne fa memoria.