Come la percezione del confine cambia in chiave culturale e storica a trieste nel 2025

Come la percezione del confine cambia in chiave culturale e storica a trieste nel 2025

A Trieste, l’evento del 6 giugno 2025 con Diego Marani e Marianna Accerboni riflette sul confine come spazio di incontro, attraverso la mostra OPEN nel Magazzino 26 del Porto Vecchio.
Come La Percezione Del Confine Come La Percezione Del Confine
A Trieste, l’evento del 6 giugno 2025 con Diego Marani e Marianna Accerboni, all’interno della mostra "OPEN. Confini di luce per un mondo di pace", invita a ripensare il confine non come barriera, ma come spazio di incontro, cultura e dialogo, attraverso arte, linguistica e storia. - Gaeta.it

La riflessione sul significato del confine riprende nuova forza a Trieste con l’evento di venerdì 6 giugno 2025. Lo scrittore e glottoteta Diego Marani, insieme a Marianna Accerboni, approfondisce il tema all’interno della mostra “OPEN. Confini di luce per un mondo di pace“. La proposta si inserisce nel contesto culturale della città, mettendo al centro il confine non come barriera, ma come spazio di incontro e dialogo.

Il confine oltre la linea: un racconto storico e linguistico

Diego Marani smonta l’idea comune del confine come una linea netta che divide territori e popoli. Secondo lui, la parola latina “limes” descrive tutt’altro. Nel latino classico, il confine era un sentiero che costeggiava i campi, un percorso che accompagnava e non separava. Questa definizione suggerisce che il confine va visto come un luogo reale, fatto di estensione e relazioni. Anche in inglese, il termine “borderland” indica una terra di mezzo con una sua dimensione concreta. L’intervento di Marani invita a ripensare il confine come spazio vivo, in cui incontri e scambi possono avvenire, e non come un muro invalicabile.

La mostra open e il progetto culturale di trieste nel porto vecchio

La mostra “OPEN. Confini di luce per un mondo di pace” ha preso forma a Trieste, ospitata nella Sala Carlo Sbisà del Magazzino 26, uno spazio ricavato nel Porto Vecchio. L’iniziativa è promossa dall’assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune , che punta a mettere in luce una visione più ampia del concetto di confine. Gli spazi del Magazzino 26 diventano così una piattaforma espositiva multimediale, dove arte visiva e musica si intrecciano per trasmettere un messaggio di pace e condivisione. Il luogo stesso, Porto Vecchio, con la sua storia di scambi e passaggi, rafforza il tema dell’evento.

Sette artisti del nord est tra creatività e messaggi di pace

Sette nomi emergono nella mostra per raccontare il confine in modi diversi. Paolo Cervi Kervischer, Claudio Mario Feruglio, Jasna Merkù, Zoran Music, Luigi Spacal, Carlo Vidoni e Toni Zanussi esplorano con tecniche e linguaggi differenti il confine come idea e luogo. Questi creativi, legati al Nord Est, riflettono sulle diverse dimensioni del confine, dalle tensioni storiche ai legami culturali. L’esposizione restituisce un quadro variegato e complesso, suggerendo una visione del confine aperto e dinamico, in linea con lo spirito di GO! 2025, l’evento che vede Gorizia e Nova Gorica Capitale europea della cultura. Le opere diventano così uno strumento per vedere oltre i confini geografici e sociali.

Trieste e il confine: un contesto urbano e sociale in trasformazione

Trieste da sempre è crocevia di popoli e culture diverse. La sua posizione geografica la pone come un punto di frontiera che ha attraversato cambiamenti politici e sociali nel corso dei secoli. Nell’attuale scenario, il dibattito sul confine assume sfumature nuove, legate ai fenomeni migratori, alle politiche europee e ai rapporti transfrontalieri. La città si presenta, dunque, come un laboratorio in cui le diverse definizioni di confine convivono e si confrontano. L’evento di giugno contribuisce a portare avanti questa discussione, coinvolgendo la comunità e invitando a guardare il confine come elemento vivo di connessione.

Il dialogo tra arte, linguistica e società nel 2025

L’evento di Trieste mostra come temi storici e linguistici possano dialogare con la realtà contemporanea attraverso la cultura. Marani porta la sua esperienza di glottoteta e narratore per far emergere il significato profondo di una parola e del suo impatto sulla percezione collettiva. Accerboni, con la curatela della mostra, mette in scena questa riflessione con opere artistiche capaci di attivare un confronto nei visitatori. In questo modo, il confine diventa soggetto di riflessione ma anche di azione condivisa, un concetto da rivedere per comprendere meglio la società e i rapporti tra persone. La scelta di ambientare l’evento in un luogo di grande valore simbolico e storico contribuisce a radicare il messaggio di apertura e pace.

“Il confine non è un limite, ma un invito alla conoscenza e alla convivenza,” commenta Diego Marani.

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