Coda di Volpe: Un viaggio sensoriale tra le annate della Tenuta del Meriggio

Coda di Volpe: Un viaggio sensoriale tra le annate della Tenuta del Meriggio

Un evento alla Tenuta del Meriggio ha celebrato il vitigno autoctono Coda di Volpe, esplorando sette annate e discutendo le sfide climatiche e le prospettive future per la viticoltura irpina.
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Coda di Volpe: Un viaggio sensoriale tra le annate della Tenuta del Meriggio - Gaeta.it

Nell’incantevole cornice di Tenuta del Meriggio, situata nel cuore dell’Irpinia, si è svolto un affascinante evento dedicato al Coda di Volpe, un vitigno autoctono spesso sottovalutato. L’azienda della famiglia Pizza, fondata nel 2010 nel pittoresco borgo di Montemiletto, ha organizzato una degustazione verticale imperdibile. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di esplorare sette annate straordinarie di Coda di Volpe, dal 2016 al 2023, eccezion fatta per l’anno 2017, non vinificato per motivi voluti. Questo percorso sensoriale ha messo in luce non solo le peculiarità del vitigno, ma anche il suo potenziale evolutivo e qualitativo nel tempo.

Il Coda di Volpe: Un vitigno da scoprire

Registrato nel 1970, il Coda di Volpe rappresenta una delle varietà più interessanti del panorama viticolo campano, ma spesso si trova ai margini dell’attenzione, eppure rivela una storia ricca e affascinante. Il vitigno è suddiviso in due varietà principali: quella a bacca bianca e quella a bacca rossa, ognuna con peculiarità diverse a seconda della zona di coltivazione. Il Coda di Volpe bianco è conosciuto, ad esempio, come “Pallagrello bianco” nella zona di Piedimonte d’Alife, mentre le bacche di tipo rosso sono riconosciute come “Pallagrello nero” in alcune zone di Avellino e Campobasso.

In Irpinia e nel Sannio, la climatologia e l’ambiente sembrano giovare a questo vitigno. La particolare esposizione al sole e le temperature più fresche, rispetto ad altre aree della Campania, creano condizioni ottimali per lo sviluppo della vite. Durante l’evento, l’enologo Carmine Valentino ha evidenziato come il mutamento climatico attuale renda opportuno un ritorno al sistema di allevamento tradizionale della pergola, che garantisce una maggiore resa qualitativa delle uve.

Un evento enogastronomico di rilievo

Alla conduzione della degustazione verticale c’era il noto giornalista enogastronomico Luciano Pignataro, coadiuvato dal presidente AIS Campania, Tommaso Luongo. Al tavolo anche Bruno Pizza, titolare della Tenuta del Meriggio, e Carmine Valentino, enologo esperto. La moderazione è stata curata dalla giornalista Annacarla Tredici, creando un tavolo di discussione vivace e informato.

La degustazione ha portato alla luce le diverse annate del Coda di Volpe, ognuna con la propria personalità. Le note terziarie della 2016 hanno colpito per la loro complessità, mentre la freschezza della 2018 ha sorpreso i presenti. La 2019, con la sua eleganza, ha rappresentato una perfetta sintesi delle annate precedenti, mentre le annate 2020 e 2021 hanno rivelato una ricchezza di frutta matura. Infine, il 2022 e 2023 si sono distinti per un equilibrio notevole tra palate e bouquet aromatico, sottolineando la versatilità e il potenziale del Coda di Volpe.

Un futuro sostenibile: Le prospettive per il Coda di Volpe

Durante l’incontro, è emerso un interessante scambio di idee su come affrontare le sfide legate all’agricoltura in un contesto di cambiamento climatico. Carmine Valentino ha reiterato l’importanza di rivedere le pratiche di allevamento delle viti, sottolineando come il sistema a pergola possa offrire soluzioni efficaci per affrontare le nuove condizioni climatiche.

Un aspetto molto positivo della serata è stata la presentazione della versione spumantizzata del Coda di Volpe Brut. L’enologo ha esposto come, utilizzando il metodo Martinotti, le caratteristiche uniche di questo vitigno possano emergere in maniera magica. Un riconoscimento che gioca un ruolo cruciale per valorizzare l’identità culturale e gastronomica della regione.

L’evento ha dimostrato non solo la vena creativa e innovativa dell’enologia irpina, ma anche la rilevanza di mantenere vive le tradizioni vinicole, proiettandole nella contemporaneità. La serata ha chiuso con un forte appello alla valorizzazione di un vitigno che, una volta scoperto, promette di regalare emozioni autentiche a ogni sorso.

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