A Tel Aviv, in una giornata di shabbat, la situazione appare calma, ma la tensione resta alta dopo il raid compiuto dall’Iran. Antonello Sannino, presidente dell’Arcigay di Napoli, si trova bloccato in Israele dove era arrivato per partecipare al gay pride e incontrare attivisti locali. La sua testimonianza offre un quadro preciso degli ultimi eventi, tra momenti di paura, precauzioni e la speranza di poter rientrare presto in Italia.
La cronaca di una notte difficile a tel aviv tra sirene e rifugi
Nella notte appena trascorsa, Tel Aviv è stata attraversata da un’intensa attività di allarme. Antonello Sannino racconta di aver vissuto ore tese, caratterizzate da frequenti sirene e ripetuti rifugi in strutture protette. Le esplosioni hanno colpito zone vicine all’albergo dove alloggiava. L’ultimo soggiorno nel rifugio è stato registrato intorno alle cinque del mattino.
Le autorità continuano a monitorare la situazione, ma non è stato possibile fornire orari precisi per il rientro dei cittadini bloccati. Sannino conferma che si tratta “di una notte lunga e complicata”, mentre resta in allerta per nuove eventuali azioni notturne. La presenza iraniana ha causato danni non lontano dal punto in cui si trovava, rendendo le ore ancora più drammatiche.
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Una giornata in shabbat sospesa tra calma apparente e tensione sotterranea
Il giorno successivo al raid, ha portato una calma di superficie, quasi irreale, in quella che è tradizionalmente una giornata di festa per gli ebrei. Secondo Sannino, la città sembra essersi fermata. Le strade vedono poco movimento e una quiete che contrasta con le tensioni delle ore precedenti. Non a caso, gli abitanti del luogo appaiono abituati a questo tipo di emergenze, tanto da mantenere un ritmo di vita, pur con accortezze.
Nonostante il senso di sicurezza sia presente, la quotidianità viene vissuta con un mezzo sorriso e un certo peso d’ansia. Sannino racconta di aver preso il coraggio per uscire dall’hotel e procurarsi alcuni beni di prima necessità. Questo gesto rappresenta un tentativo di normalità in un contesto di preoccupazione diffusa.
Il ruolo delle autorità italiane e la situazione dei connazionali rimasti in israele
Le persone italiane rimaste a Tel Aviv dopo gli attacchi sono sotto l’attenzione delle autorità locali e della rappresentanza diplomatica italiana. Nel raccontare la sua esperienza, Sannino sottolinea che le istituzioni stanno seguendo con attenzione gli sviluppi. La comunicazione tra ambasciata e connazionali è costante.
Nonostante la situazione difficile, al momento non sono state comunicate date certe per il rientro. I lockdown causati dal conflitto obbligano molti viaggiatori a posticipare partenze e piani. Le autorità italiane lavorano per garantire assistenza e supporto ai cittadini in difficoltà, mantenendo aperti i canali di dialogo con il governo israeliano.
Differenze culturali nella percezione del conflitto e speranza per la pace
Un aspetto sottolineato da Sannino riguarda la diversità di approccio tra gli europei e gli abitanti di Tel Aviv rispetto alla guerra. In Europa la paura e l’ansia sono molto forti, soprattutto per chi si trova a vivere situazioni di guerra per la prima volta. Qui invece, lo shock rimane contenuto, soprattutto perchè la popolazione è abituata a convivenze difficili e tensioni ricorrenti.
L’esperienza della città, sospesa tra momenti di quiete e fragilità, si carica di uno sguardo rivolto al futuro con la speranza concreta di una cessazione delle ostilità. La volontà dei connazionali presenti è di tornare presto nelle proprie case in Italia senza altre paure. Il desiderio di pace si fa sentire come urgente in una regione abituata da troppo tempo alle guerre.