Claudio descalzi testimonia al processo su giulio regeni: «il motivo dell’omicidio resta un mistero»

Claudio descalzi testimonia al processo su giulio regeni: «il motivo dell’omicidio resta un mistero»

Claudio Descalzi, ad di Eni, testimonia nel processo a Roma sull’omicidio di Giulio Regeni, evidenziando il ruolo limitato di Eni e l’assenza di certezze sul movente in un contesto diplomatico complesso.
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Claudio Descalzi, ad di Eni, ha testimoniato al processo sull’omicidio di Giulio Regeni, evidenziando il ruolo limitato di Eni e la mancanza di certezze sul movente, sottolineando le difficoltà diplomatiche e l'assenza di informazioni chiare sulla vicenda. - Gaeta.it

L’audizione di claudio descalzi, amministratore delegato di eni, nel processo a roma contro quattro agenti dei servizi egiziani accusati dell’omicidio di giulio regeni, si è concentrata sulle poche certezze riguardo al movente del delitto. Descalzi ha raccontato di aver appreso il sequestro e la morte del ricercatore solo attraverso i media e ha spiegato il ruolo limitato di eni e delle istituzioni italiane nella vicenda, evidenziando la difficoltà di muoversi in ambiti diplomatici.

Il ruolo di claudio descalzi nel contesto dell’omicidio di giulio regeni

Claudio descalzi si è presentato come testimone nel processo che coinvolge quattro membri dei servizi segreti egiziani accusati dell’uccisione di giulio regeni, giovane ricercatore italiano sparito nel 2016 al cairo. Nel corso dell’udienza, l’amministratore delegato di eni ha sottolineato di non avere informazioni dirette sul perché di questo omicidio, definito “atroce” e senza spiegazioni chiare. Il suo coinvolgimento nasce dal fatto che eni opera con investimenti in egitto e mantiene rapporti con interlocutori istituzionali di quel paese.

Descalzi ha ricordato di aver saputo della tragica vicenda solo nel febbraio del 2016, dopo la pubblicazione sui giornali. Non ha ricevuto richieste ufficiali da parte delle autorità italiane per raccogliere informazioni o intervenire. Ha invece ritenuto necessario dialogare autonomamente con le massime cariche egiziane per chiedere spiegazioni. Nonostante alcune rassicurazioni, la chiarezza sui fatti non è mai emersa. Di fronte a queste circostanze, Descalzi si è limitato a un ruolo istituzionale e aziendale, riconoscendo i limiti di una società quotata nel trattare questioni delicate di natura politica o di sicurezza.

Limiti e responsabilità di eni nella vicenda

Le limitazioni di eni e la relazione con le istituzioni italiane nella vicenda regen

Il racconto di claudio descalzi ha delucidato il confine tra attività imprenditoriale e impegni diplomatici in situazioni complesse come quella di giulio regeni. Pur essendo una società con partecipazione statale, eni non ha diretto coinvolgimento nelle trattative o nelle inchieste ufficiali su fatti giudiziari o di sicurezza. Descalzi ha precisato che non ha mai ricevuto istruzioni da rappresentanti del governo o della Farnesina per compiere indagini o richieste in egitto.

Questo limite nasce dalla natura stessa di eni, che si occupa di ingegneria e produzioni energetiche. Gli aspetti diplomatici spettano invece agli organi governativi preposti. In più, muoversi in un ambito così delicato senza competenze specifiche o autorizzazioni potrebbe rivelarsi pericoloso, soprattutto in un contesto politico delicato come quello egiziano. La Farnesina, come ha sottolineato Descalzi, resta la sola via legittima per questioni di tipo diplomatico o di sicurezza nazionale.

Il confine tra business e politica

Le parole di descalzi: chiarezza mai arrivata sulle circostanze della morte di regeni

Nel confronto con i legali dei genitori di giulio regeni, claudio descalzi ha ribadito più volte come la verità sull’omicidio non sia mai stata svelata. Dopo aver ricevuto rassicurazioni da parte del presidente e del ministro egiziano, ha constatato che nessuna spiegazione esaustiva è emersa in seguito. La sua testimonianza mette in evidenza la crisi di fiducia e la mancanza di dati certi intorno alla vicenda.

Descalzi ha ammesso di essere rimasto sorpreso dalla violenza del gesto e dall’assenza di motivazioni comprensibili. Non è riuscito a farsi un’idea chiara dietro il motivo di questo assassinio. Queste lacune hanno alimentato un senso di frustrazione, confermando le difficoltà di ottenere risposte concrete in un caso che ha avuto grande risonanza internazionale. Il suo contributo si aggiunge agli elementi del processo ma lascia in evidenza molti nodi ancora irrisolti.

La testimonianza di Descalzi ribadisce la distanza tra il mondo delle imprese e quello delle dinamiche politiche complesse. Eni ha mantenuto un profilo chiaro e limitato nelle relazioni con l’Egitto, senza entrare nel merito di questioni che superano il suo mandato operativo e commerciale. Il processo prosegue a roma, mentre l’attesa per la verità continua a non arrestarsi.

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