Tra le spese che incidono maggiormente sul budget di chi viaggia, spesso si ignora l’impatto delle tasse di soggiorno. Diverse città, per far fronte all’overtourism e garantire risorse alle comunità locali, applicano tariffe aggiuntive per chi alloggia in strutture ricettive. Ecco un’analisi delle località dove il costo delle tasse turistiche raggiunge cifre più elevate, con un focus sulle differenze tra Stati Uniti ed Europa.
Perchè le tasse turistiche pesano di più nei viaggi lunghi
Le tasse turistiche rappresentano un costo ricorrente per chi si ferma più notti in una città. In particolare, per soggiorni prolungati la somma totale diventa significativa e va considerata nella pianificazione del viaggio. L’applicazione di questi contributi varia da città a città ed è legata sia a motivazioni di tutela del territorio che a strategie per finanziare servizi legati al turismo.
Le città che hanno introdotto queste tariffe mirano a mitigare i problemi causati dall’afflusso di visitatori e a reperire fondi per la manutenzione di infrastrutture, la promozione delle attività locali o la salvaguardia ambientale. Chi soggiorna più giorni deve fare i conti con costi aggiuntivi che, per alcune destinazioni, superano anche le spese di hotel o voli low cost.
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In molti casi i contributi si aggirano intorno a poche sterline o euro per notte, ma ci sono città in cui si raggiungono cifre decisamente più alte. Come vedremo, il maggior impatto si avverte soprattutto negli Stati Uniti, mentre in Europa le tariffe restano più contenute, pur con qualche eccezione tra le città più visitate.
Le prime 10 città con le tasse turistiche più alte nel mondo
La classifica stilata da Holidu prende in considerazione le principali città del mondo in cui i viaggiatori devono affrontare le maggiori spese per le tasse di soggiorno. Al decimo posto si trova San Francisco, sede del celebre Golden Gate Bridge, che impone una tassa di circa 8 euro a notte. Questo contributo si somma inevitabilmente alle spese ordinarie di soggiorno, soprattutto chi resta diversi giorni nella città della baia.
Miami occupa il nono posto con una tariffa intorno ai 9,50 euro a notte. La tassa serve a finanziare iniziative turistiche e a migliorare le aree dedicate ai visitatori. Orlando, nota per i parchi di Disney e Universal, esige una quota simile, circa 9,60 euro, da destinare al settore turistico locale.
Amsterdam risulta l’unica città europea nella top 10, con una tassa che supera i 18 euro a notte. L’amministrazione olandese usa i fondi raccolti per regolare l’afflusso turistico nel centro storico, dove l’overtourism rischia di compromettere la vivibilità e il patrimonio culturale.
A metà classifica, Honolulu applica quasi 23,40 euro per notte destinati alla tutela dell’ambiente e alle infrastrutture. Montreal, tra le prime cinque, impone circa 24 euro a notte, tuttavia gli alloggi in città sono più economici di molte metropoli statunitensi, attenuando l’incidenza complessiva.
Las Vegas si posiziona a ridosso del podio, con una tassa di circa 25,50 sterline la notte, usata per marketing turistico e gestione delle strutture. Washington chiede 36,40 euro a notte, giustificando questo costo con offerte di attrazioni gratuite in musei e monumenti, particolarità che la distinguono dalle altre città.
Al secondo posto rimane New york con una tassa prossima ai 37 euro per notte. Questa cifra si somma rapidamente con il prolungarsi del soggiorno nella grande città statunitense, che resta una meta fra le più costose per i viaggiatori.
La posizione più alta spetta a los angeles, dove la tassa di soggiorno arriva a quasi 38 euro per notte. L’imposta del 15,5% sugli affitti turistici contribuisce a finanziare servizi pubblici e attività di promozione destinati a mantenere alta l’attrattività della città.
Le città italiane e le tasse di soggiorno nel confronto globale
L’Italia, pur avendo alcune delle mete turistiche più amate al mondo, si distingue per una tassazione meno gravosa in questo campo. Milano guida la presenza delle città italiane nella classifica con una tassa di circa 6,40 euro per notte. Seguono Roma e Firenze, entrambe con tariffe che si attestano appena sopra i 6 euro.
Bologna completa il gruppo con quasi 5,90 euro di tassa di soggiorno per notte. Questi importi risultano contenuti se confrontati con quelli delle principali città americane, dove i costi aggiuntivi pesano maggiormente sui bilanci dei visitatori.
In tutte queste città italiane, i fondi derivanti dalle tasse sono destinati generalmente al miglioramento dei servizi e alla tutela dei centri storici, contribuenti alla conservazione di un patrimonio che attira milioni di turisti ogni anno. Pur mantenendo importi accessibili, l’attenzione resta forte sulla gestione responsabile del flusso turistico.
Motivazioni dietro l’incremento delle tasse di soggiorno
Molte metropoli hanno introdotto o aumentato queste tasse negli ultimi anni per contrastare sovraffollamenti e per recuperare fondi destinati a coprire l’aumento dei costi legati al turismo. La concorrenza tra destinazioni è alta, ma la pressione su infrastrutture e ambiente richiede misure che ne limitino l’impatto negativo.
Sono frequenti iniziative volte a sostenere la manutenzione di monumenti e spazi pubblici, favorire la raccolta differenziata e sviluppare alternative di mobilità per i turisti. Questi provvedimenti vengono aggiunti al prezzo complessivo del soggiorno e si applicano soprattutto agli affitti brevi e alle strutture ricettive.
La dimensione economica è centrale: queste tariffe fanno parte della strategia per evitare danni a lungo termine e per destinare più risorse alle zone maggiormente interessate dal turismo. Chi visita le città deve oramai tenerne conto e valutare in anticipo le spese aggiuntive.
Lo scenario conferma che il costo della tassa di soggiorno rappresenta una voce da non sottovalutare, soprattutto nei viaggi più lunghi o in destinazioni molto richieste. Il monitoraggio di questi oneri è utile per comprendere meglio quanto impattano sul budget finale.