Un gruppo di cinque sceicchi di spicco di Hebron, in Cisgiordania, ha indirizzato una lettera al governo israeliano con una proposta che potrebbe cambiare i rapporti nella regione. I leader arabi suggeriscono di riconoscere Israele come Stato del popolo ebraico e di trasformare Hebron in un emirato autonomo, alternativo all’attuale Autorità nazionale palestinese . L’iniziativa, rilanciata dal Wall Street Journal, si configura come un tentativo di aderire agli Accordi di Abramo e avviare nuove forme di pace.
La proposta degli sceicchi di hebron per un emirato autonomo
Gli sceicchi firmatari della lettera offrono una visione chiara e netta. Vogliono disancorare Hebron dal controllo dell’Autorità nazionale palestinese, sostenendo che gli accordi finora sottoscritti – quelli di Oslo in primis – abbiano portato solo a morte, crisi economica e caos. Suggeriscono quindi di formare un emirato riconosciuto da Israele, che possa rappresentare direttamente circa il 78% della popolazione metropolitana di Hebron, poco più di 700.000 abitanti palestinesi.
I destinatari e le dichiarazioni principali
La missiva si rivolge al ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, e la definisce un’intesa “equa e dignitosa”, in grado di sostituire il fallito modello dei due Stati. Lo sceicco Wadee’ al-Jaabari, noto leader del clan di Hebron, è tra i promotori più attivi di questa iniziativa. Ha confermato al Wall Street Journal la loro determinazione: Israele non permetterà più, dopo i fatti del 7 ottobre, la nascita di uno Stato palestinese.
Leggi anche:
Il sostegno e le difficoltà politiche della nuova ipotesi
Il ministro Barkat ha ospitato in più occasioni Jaabari e altri sceicchi nella sua abitazione a Gerusalemme, dove si sono svolti decine di incontri. Barkat afferma che la fiducia nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese è ormai venuta meno sia tra gli israeliani sia tra gli stessi palestinesi. La sua posizione è chiara: il vecchio paradigma dei due Stati non produce più risultati, bisogna percorrere nuove vie per arrivare alla pace.
Alcuni sceicchi che appoggiano questa proposta preferiscono mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza, segnale della delicatezza della situazione nella regione. La lettera e le interviste rilasciate fanno emergere un’alternativa radicale ma che incontra ampi consensi in alcune frange della popolazione locale, soprattutto a Hebron.
Un modello diffuso: l’idea degli “emirati” palestinesi
L’ipotesi degli sceicchi oltre Hebron prevede di estendere questa forma di autonomia anche ad altre zone della Cisgiordania, configurando sei ulteriori “emirati” che assomigliano agli Emirati Arabi Uniti. Le aree interessate sarebbero Betlemme, Gerico, Nablus, Tulkarem, Jenin, Qalqilya e Ramallah. Lo scopo è quello di creare una rete di entità autonome che riconoscano Israele e interrompano le rivendicazioni tradizionali nel conflitto.
Caratteristiche degli emirati proposti
Ognuno di questi “emirati” avrebbe una propria rappresentanza, evitando l’autorità centrale palestinese che ha dominato finora le relazioni nel territorio. Si tratta di una proposta che mira a riscrivere gli equilibri politici sul terreno, abbattendo barriere storiche e creando nuove strutture di convivenza.
Le reazioni dopo la pubblicazione della lettera
L’annuncio di questa proposta ha colpito l’opinione pubblica e gli osservatori regionali. Il Jerusalem Post ha diffuso un’intervista a Jaabari, che ha ribadito la posizione netta contro la creazione futura di uno Stato palestinese tradizionale. La notizia, definita “sensazionale” dai media, apre uno scenario inedito sulle possibili vie di pace tra israeliani e palestinesi.
Occorre ricordare che la situazione in Cisgiordania è complessa e segnata da decenni di conflitti e negoziati falliti. Qualsiasi nuova iniziativa viene osservata con attenzione da tutti gli attori in campo. Il progetto degli sceicchi di Hebron trova sostegno in gruppi locali, ma dovrà affrontare la reazione non solo dell’Anp, ma anche di chi vede nella proposta un tentativo di indebolire l’identità palestinese.