Cineasti europei lanciano l’allarme sulla crisi del cinema e dell’audiovisivo a livello continentale

Cineasti europei lanciano l’allarme sulla crisi del cinema e dell’audiovisivo a livello continentale

Il cinema europeo rischia di perdere la sua identità culturale a causa delle pressioni economiche e politiche, mentre cineasti e associazioni come 100 autori chiedono all’Unione europea un sostegno concreto per tutelare diversità e libertà espressiva.
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Il cinema europeo, patrimonio culturale unico, è minacciato da pressioni economiche e politiche che rischiano di uniformarne l’identità; un appello firmato a Cannes chiede all’Unione Europea di tutelare la diversità culturale e la libertà creativa nel settore audiovisivo. - Gaeta.it

Il mondo del cinema e dell’audiovisivo in Europa resta un punto di riferimento per la cultura, ma rischia oggi di perdere la sua identità a causa delle pressioni economiche e politiche esterne. I professionisti del settore sottolineano come la tutela culturale vada oltre i normali meccanismi di mercato, richiedendo un sostegno specifico per mantenere la ricchezza dei racconti e delle lingue europee. Questo appello arriva da un documento firmato a Cannes da diverse associazioni di cineasti, registi e sceneggiatori europei, tra cui l’italiana 100 autori.

Il cinema europeo: un patrimonio culturale con radici profonde

Il cinema europeo nasce come espressione artistica in grado di riflettere la molteplicità delle culture entro il continente. Fin dai tempi dei fratelli Lumière, questa forma d’arte ha avuto una duplice funzione: raccontare storie che parlano delle diverse identità culturali e fornire uno spettacolo capace di coinvolgere un pubblico ampio. Gli autori europei hanno sempre cercato di offrire un punto di vista unico, non standardizzato come spesso accade in produzioni più commerciali.

Con il passare dei decenni, il cinema europeo ha radicato la propria specificità nel rispetto della pluralità linguistica e storica. Ogni film è considerato un’opera originale, frutto di una scelta creativa che va ben oltre la semplice risposta alle esigenze di mercato. Questa caratteristica ha favorito lo sviluppo di un patrimonio artistico che racconta il passato e il presente del continente, ma che ha bisogno di un ambiente favorevole per continuare a prosperare.

Sfide economiche e politiche che mettono a rischio la cultura cinematografica

La presenza dominante del cinema americano rappresenta una difficoltà concreta per i cineasti europei. Le produzioni statunitensi godono di budget molto più elevati e di strategie commerciali aggressive, che spesso ignorano le diversità culturali per puntare a mercati di massa. In questo contesto, molte opere europee rischiano di essere marginalizzate e di perdere visibilità.

L’azione politica svolta dagli Stati Uniti negli ultimi anni ha aumentato la pressione anche sul piano legislativo, puntando a modificare le normative europee per favorire gli interessi delle grandi compagnie digitali americane. A questo si aggiunge la frammentazione delle politiche culturali all’interno dell’Unione europea, dove la dimensione artistica del cinema può passare in secondo piano rispetto agli aspetti regolatori e commerciali.

Secondo i firmatari del documento, considerare le opere cinematografiche solo come prodotti di mercato porta inevitabilmente a favorire le produzioni americane. L’uniformazione delle leggi e la riduzione della tutela culturale mettono a rischio la diversità delle storie e delle lingue proprie del continente, elementi fondamentali per mantenere un sistema democratico aperto e inclusivo.

La difesa dell’eccezione culturale e il ruolo delle istituzioni europee

I cineasti europei chiedono che l’Unione mantenga e rafforzi il principio dell’eccezione culturale, che impedisce di trattare la cultura soltanto come merce. La legislazione europea deve continuare a riconoscere il cinema e l’audiovisivo come settori culturali, pur tenendo conto degli aspetti economici e occupazionali che garantiscono lavoro a migliaia di persone.

Ogni film europeo è un esempio unico, spesso non realizzato per soddisfare regole di mercato, ma per proporre una visione artistica capace di offrire nuove narrazioni e rinnovare modi di raccontare. Questo modello ha permesso a molti film di ottenere successo commerciale, senza perdere la propria identità artistica. La capacità di mantenere questo equilibrio rende il cinema europeo competitivo a livello globale, specialmente nelle coproduzioni internazionali.

Preoccupazioni sulla libertà creativa

I professionisti del settore esprimono preoccupazione sul possibile uso della lotta contro la disinformazione per estendere norme che limiterebbero ulteriormente la libertà creativa e l’autonomia del settore cinematografico. Ritengono che questi ambiti non debbano diventare strumenti di regolazione e scambio commerciale, ma restare ambiti in cui si tutela la diversità culturale legata alle identità dei cittadini europei.

Un appello per una nuova europa della cultura in difesa delle identità e della libertà espressiva

Il documento firmato a Cannes è un appello collettivo rivolto a tutti i Paesi europei e alle istituzioni comunitarie. I cineasti, registi e sceneggiatori impegnati nel settore audiovisivo dichiarano di essere pronti a difendere la specificità artistica e culturale dei loro lavori davanti alle sfide attuali.

Chiedono un impegno concreto per una “Europa della Cultura” che valorizzi le differenze linguistiche e culturali, sostenga la libertà di pensiero e protegga le espressioni artistiche più autentiche. La cultura non può diventare oggetto di trattative commerciali o di misure economiche che ne snaturino il valore e rischino di uniformare l’offerta a modelli prevalentemente americani.

In un’epoca segnata da conflitti economici e scontri su scala globale, il ruolo del cinema europeo viene sottolineato come cruciale per rappresentare 450 milioni di cittadini con storie e tradizioni diverse. L’attenzione alla cultura appare così non solo una questione artistica, ma un elemento chiave per la coesione sociale e la democrazia nel continente.

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