Chiusura del ponte in muratura sull'Ancaranese: le sfide della ricostruzione e le polemiche politiche

Chiusura del ponte in muratura sull’Ancaranese: le sfide della ricostruzione e le polemiche politiche

La chiusura del ponte in muratura sull’Ancaranese solleva preoccupazioni per la sicurezza e provoca tensioni tra le istituzioni locali, mentre si cercano soluzioni per una ricostruzione efficace.
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Chiusura del ponte in muratura sull'Ancaranese: le sfide della ricostruzione e le polemiche politiche - Gaeta.it

La situazione relativa al ponte in muratura sull’Ancaranese ruota attorno a problemi di sicurezza e alle eventuali soluzioni per la sua ricostruzione. Chiuso per motivi di sicurezza dall’8 agosto scorso, il ponte rappresenta ora un punto di discussione intenso tra le istituzioni locali e i cittadini. La Soprintendenza delle Marche ha avviato procedure di vincolo sul ponte, complicando ulteriormente il percorso verso una risoluzione. I funzionari governativi esprimono allerta a causa del rischio di cedimenti, tanto che il ponte sembra muoversi anche senza carico, evidenziando la gravità della situazione.

Il contesto locale e le ripercussioni

La chiusura del ponte non ha solo un impatto sulla viabilità locale, ma riporta alla luce una serie di tensioni tra i sindaci dei comuni limitrofi. Questo ponte è un elemento cruciale che collega la zona della Mezzina con le aree industriali di Ascoli e Teramo, situate sulle opposte sponde del fiume Tronto. La via serve da asse viario fondamentale, quindi i disagi dovuti alla chiusura comportano ritardi e difficoltà per i pendolari e le aziende della zona. In questa atmosfera di incertezze, le polemiche tra i primi cittadini si intensificano, mentre ognuno cerca di esprimere il proprio discontento per la situazione, chiedendo interventi tempestivi e decisioni chiare.

Proposte per la soluzione e il vincolo della Soprintendenza

Le Provincie di Ascoli Piceno e Teramo hanno presentato un ambizioso progetto: abbattere sia il vecchio ponte in muratura, costruito nel 1870 e ricostruito nel 1944 dopo un bombardamento, nonché il ponte parallelo in cemento. L’intento è di erigere un nuovo ponte, moderno, in grado di supportare un traffico bidirezionale. La disponibilità di 11 milioni di euro per finanziare i lavori offre una possibilità, ma non senza problematiche. Il vincolo imposto dalla Soprintendenza potrebbe obbligare le autorità a ricostruire i ponti esistenti anziché unire i fondi per un’opera nuova, il che comporterebbe costi ben superiori al previsto. Le dichiarazioni del dirigente del servizio viabilità della Provincia di Teramo, ingegner Francesco Ranieri, sollevano preoccupazioni sul rischio idraulico associato a un’infrastruttura datata.

Interventi temporanei e gestione della viabilità

In attesa di una soluzione definitiva, sono stati previsti interventi temporanei per garantire la funzionalità della viabilità sul ponte in cemento. Attualmente operativo a senso unico, il passaggio sarà modificato grazie all’installazione di semafori dotati di sensori di traffico. L’obiettivo è mettere in atto questo sistema entro la fine di novembre, alleviando parzialmente le problematiche di circolazione. Nonostante l’ingegner Ranieri sottolinei l’importanza di una rapida risoluzione, il presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Sergio Loggi, invita a un approccio collaborativo, esortando i sindaci a mantenere un atteggiamento costruttivo, evitando lo sfruttamento politico della situazione. Un periodo di attesa e di precarietà che, purtroppo, sembra destinato a prolungarsi.

Nel contesto di questo dibattito, le parti coinvolte dovranno collaborare per garantire che la sicurezza dei cittadini venga mantenuta e che le decisioni future siano orientate all’efficienza e alla coesione territoriale, indispensabili in una fase tanto critica.

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