La procura di Genova ha concluso le indagini per l’incendio che il 31 ottobre 2023 ha colpito i locali sotterranei del terminal traghetti. L’inchiesta gira intorno a eventuali responsabilità nella gestione della sicurezza e nella manutenzione degli impianti. Si punta il dito soprattutto contro alcuni vertici di Stazioni Marittime, con conseguenze forti per le attività commerciali nella zona e per le persone coinvolte nell’incidente.
Chi sono i protagonisti nell’inchiesta sul terminal traghetti
Sono stati iscritti nel registro degli indagati l’amministratore delegato di Stazioni Marittime, Alberto Minoia, e il delegato alla sicurezza Edoardo Calcagno. Entrambi sono difesi dall’avvocato Andrea Vernazza. L’inchiesta era partita subito dopo il rogo, aperta con l’ipotesi di lesioni e incendio colposi aggravati dalla mancata osservazione delle norme di sicurezza sul lavoro.
Altre persone erano state interrogate, come il delegato alla sicurezza di Coop e il direttore del personale, ma per loro la procura ha chiesto l’archiviazione. La differenza di trattamento risiede nei risultati emersi dalla consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero Giuseppe Longo, altrettanto decisiva nello sviluppo del fascicolo.
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Elementi emersi dalla consulenza tecnica
Il lavoro degli esperti della procura e dei vigili del fuoco ha messo in luce difficoltà a individuare l’origine precisa del rogo. Nonostante questo, la consulenza ha mostrato almeno due punti critici. Il primo riguarda una vigilanza insufficiente sulla pulizia dell’ammezzato, una zona proprio sotto al terminal usata per locali tecnici.
Il secondo punto riguarda la manutenzione degli impianti di aerazione. Gli impianti non sarebbero stati aggiornati come necessario, con cablaggi non sostituiti e un sistema di ventilazione non adeguato alle esigenze di sicurezza. Queste negligenze, specie nella ventilazione, hanno facilitato la propagazione dei fumi tossici provocati dall’incendio, anche se finalmente il rogo è stato spento in tempi brevi.
Conseguenze del rogo: danni materiali e vittime
L’incendio ha paralizzato una parte importante del terminal, causando danni pesanti alle circa trenta attività commerciali al suo interno. L’intera area è rimasta chiusa fino a gennaio 2024, con ripercussioni economiche importanti per i negozianti e per chi opera giornalmente in quel luogo.
Dal punto di vista umano, tre persone sono rimaste intossicate durante i lavori svolti nei locali sotterranei. Due operai e un anziano cliente, assistiti dall’avvocata Giulia Liberti, hanno subito le conseguenze dei fumi. L’anziano è stato il più grave: è stato ricoverato per quaranta giorni, in coma in alcune fasi, risvegliandosi poi lentamente.
Interventi e restrizioni dopo l’incendio
Dopo il rogo, i locali interessati sono stati sequestrati. I vigili del fuoco, insieme agli ispettori dell’Asl3, hanno svolto accertamenti approfonditi per ricostruire dinamiche e condizioni ambientali il giorno dell’incidente.
Testimoni raccolti durante le indagini hanno riferito che, alla data dell’incendio, l’unico impianto antincendio funzionante in quel settore era quello della Coop. Questa situazione ha influenzato la sicurezza generale della struttura e la gestione delle emergenze.
L’area restata chiusa ha impedito l’accesso non solo ai lavoratori ma anche ai clienti e ai visitatori, obiettando un problema notevole all’economia locale del terminal traghetti e alle abitudini di chi utilizza quei servizi.
Le indagini hanno così messo in luce un intreccio di scelte gestionali e carenze tecniche, riscontri ora al centro del procedimento penale. Le decisioni della procura e il lavoro dei tecnici faranno da base per le prossime fasi della vicenda.