Chef stellato sotto accusa per annuncio di lavoro con esclusioni contestate in trentino

Chef stellato sotto accusa per annuncio di lavoro con esclusioni contestate in trentino

Lo chef stellato pubblica su Facebook un annuncio di lavoro in Trentino con esclusioni contro comunisti, persone con problemi di orientamento sessuale e fancazzisti, scatenando polemiche e critiche diffuse.
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Uno chef stellato ha suscitato polemiche con un annuncio di lavoro in Trentino contenente espressioni discriminatorie verso comunisti, persone con problemi di orientamento sessuale e altro, giustificandosi come sfogo contro collaboratori poco seri. - Gaeta.it

Il recente annuncio di lavoro pubblicato da uno chef stellato su Facebook ha scatenato un acceso dibattito. Le offerte riguardavano tre posizioni stagionali in Trentino con stipendi da 2mila a 4mila euro. Il vero nodo però non sono le cifre offerte, bensì alcune specifiche espressioni che il cuoco ha usato per indicare chi non era ben accetto. Le parole rivolte a “comunisti”, “persone con problemi di orientamento sessuale” e “fancazzisti” hanno alimentato critiche da più parti. Nel seguito i dettagli sull’annuncio, le motivazioni del cuoco e i precedenti simili.

I dettagli dell’annuncio contestato e il suo contenuto

Lo chef in questione ha pubblicato un annuncio rivolto a candidati per un lavoro stagionale in Trentino. Nel testo, che è stato poi rimosso, venivano indicati stipendi compresi tra 2.000 e 4.000 euro per tre figure professionali. La polemica si è concentrata sulle esclusioni esplicite inserite: “Sono esclusi comunisti/fancazzisti. Master chef del cao ed affini. Persone con problemi … di orientamento sessuale”.

Queste espressioni hanno generato un immediato sdegno sui social e nelle community coinvolte, perché si configurano come discriminazioni dirette nel processo di selezione del personale. La presenza di espressioni volgari messe al posto dei titoli di mestieri o ruoli ha fatto salire ancora di più la tensione. Non è comune infatti associare motivazioni politiche o sessuali a limiti nella candidatura, cosa che ha prodotto reazioni negative anche tra chi frequenta le cucine professionali o lavora nel settore ristorazione.

Il messaggio ha avuto quindi un impatto importante non solo per la natura delle parole, ma per il loro inserimento in un contesto di selezione lavorativa, che spesso rappresenta l’unico strumento di accesso al settore per molti. La scelta di usare Facebook come canale di comunicazione ha amplificato la diffusione e la viralità dell’annuncio.

La difesa del cuoco e le ragioni dietro lo sfogo

Dopo le critiche lo chef ha risposto in alcune interviste, spiegando che quelle parole erano il frutto di uno sfogo personale e non un affondo politico o sociale. Ha dichiarato di essere stanco di collaboratori che si assentano senza motivo, che rovinano il lavoro con errori o mancanze di impegno. Ha infatti detto: “Non ne posso più di collaboratori che si mettono in malattia, bruciano il pesce o non lavorano”.

Ha aggiunto che la scelta di chi entra nella sua cucina è un diritto, visto che lavora in un ambiente dove disciplina e rispetto sono fondamentali per arrivare a risultati concreti. Riguardo le allusioni a orientamenti sessuali, ha precisato: “Ho amici gay, non è quello il punto. Ma se sul posto di lavoro si ostenta in modo eccessivo, si creano problemi nella brigata. Voglio solo che ci sia rispetto e disciplina”.

La posizione mostrata si basa dunque su una percezione del lavoro in cucina come luogo di rigore dove ogni dettaglio conta. Questo atteggiamento, anche se si può discutere se sia giusto o meno, riflette una frustrazione accumulata da esperienza diretta. Ci sono stati più episodi che lo hanno portato a questo tono, che ha però subito repliche sul piano etico e legale relativamente alle discriminazioni.

Precedenti simili: annunci e linguaggi offensivi in ambito lavorativo

Nel giugno del 2020 lo stesso chef aveva diffuso un altro annuncio, sempre su Facebook, riguardante una ricerca di personale per un hotel 4 stelle vicino a Venezia. Anche in quel caso l’annuncio conteneva esclusioni nette verso alcune categorie di persone: “vagabondi senza fissa dimora”, “gente con problemi”, “alcolizzati”, “drogati ed affini”. La parte finale presentava un passaggio ironico che sottolineava la severità del testo: “Mi scuso se non ho citato qualche altra forma di disagiati. Buona continuazione”.

Quell’annuncio destò simili reazioni di critica e discussione, segnalando la persistente linea dura del cuoco verso certi segmenti di candidati. Sono stati sollevati dubbi sia sulla modalità di comunicazione sia sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Le piattaforme digitali usate per la diffusione degli annunci ne hanno moltiplicato la visibilità, non sempre nel modo desiderato dall’autore.

Situazioni di questo tipo, anche se non rare nel mondo della ristorazione, mostrano il contrasto fra la volontà di selezionare personale affidabile e la necessità di rispettare regole e norme che tutelano lavoratori da esclusioni ingiustificate, soprattutto se motivazioni riguardano orientamento politico o sessuale. La cronaca degli ultimi anni registra più casi in cui un linguaggio esplicito o offensivo ha portato a inchieste, sanzioni o modifiche di pratiche da parte di enti preposti.

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