Una manifestazione nazionale è stata indetta dal centrosinistra per sabato 7 giugno a Roma, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulla situazione a Gaza. I promotori chiedono la fine delle violenze contro la popolazione palestinese, presentando una piattaforma politica condivisa da alcuni partiti. Le tensioni tra le forze politiche coinvolte emergono però attorno ai dettagli della piattaforma e alle richieste specifiche da portare in piazza.
La data e l’appello ufficiale: perché roma il 7 giugno
La mobilitazione è stata comunicata martedì 27 maggio tramite una nota congiunta firmata da Pd, M5S e Avs. Tra i firmatari compaiono Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che hanno sottolineato la necessità di interrompere il «massacro del popolo palestinese». La manifestazione si terrà sabato 7 giugno nella capitale e intende diventare un momento nazionale di protesta e riflessione collettiva. Un segmento di questa coalizione prosegue nel richiamare la mozione parlamentare già presentata da questi gruppi come base per l’evento.
Nonostante Più Europa non abbia sottoscritto la mozione, ha confermato l’adesione alla manifestazione, confermando la sua disponibilità a partecipare allo sciopero civile. Già dalle prime ore successive all’annuncio, alcuni partiti si sono mostrati critici verso l’impostazione adottata, chiedendo invece una revisione e un ampliamento delle richieste da portare in piazza. Il tema dello spazio a Roma è ancora in discussione, considerando che piazza del Popolo, prima scelta per la manifestazione, sarà impegnata lo stesso giorno per un concerto.
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La piattaforma parlamentare come base dell’iniziativa
La piattaforma che guida la manifestazione deriva da una mozione unitaria presentata ufficialmente in Parlamento da Pd, M5S e Avs. I punti contenuti si concentrano su temi precisi: un appello al governo Meloni per il riconoscimento dello Stato palestinese, la richiesta di un cessate il fuoco immediato a Gaza e la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.
La mozione include anche l’impegno per la fornitura di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile, il rispetto della tregua nel territorio libanese e il richiamo al pieno rispetto del diritto internazionale. Tra le richieste spiccano la sospensione delle forniture di armi a Israele e la proporre alla Ue sanzioni contro il governo israeliano per presunte violazioni sistematiche delle norme internazionali. Inoltre, si chiede l’attuazione dei mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale contro figure di spicco come Netanyahu e Gallant.
I protagonisti dell’organizzazione hanno ribadito che questa piattaforma è chiara e sufficiente, invitando chiunque avverta il dovere di solidarietà a unirsi alla protesta. La posizione ufficiale dei partiti promotori esclude modifiche alla piattaforma, ritenendola completa e rappresentativa.
Dissensi sulla piattaforma: le richieste di italia viva e azione
Tra i soggetti politici presenti emerge un dissenso sul testo della mozione parlamentare usata come riferimento per la manifestazione. Italia Viva e Azione, rappresentate da figure come Carlo Calenda, hanno chiesto che la piattaforma venga integrata con alcuni punti avanzati da Sinistra per Israele, un gruppo che fa parte del campo progressista ma che esprime posizioni più specifiche e articolate rispetto alla salvaguardia anche degli israeliani.
Le richieste aggiuntive puntano alla liberazione immediata di tutti i cittadini israeliani rapiti, accompagnata dalla presenza visibile di simboli di sostegno, come le coccarde gialle. Si chiede altresì che la manifestazione esprima solidarietà verso gli israeliani contrari all’attuale governo, così come verso i palestinesi contrari a Hamas.
La piattaforma dovrebbe anche indicare esplicitamente la necessità di smantellare Hamas e condannare ogni forma di antisemitismo, incluso quello rivolto ai singoli cittadini israeliani, rimarcando il rigetto del principio della colpa collettiva. Infine, viene sollecitata una riaffermazione della prospettiva di pace fondata sulla soluzione dei due Stati, come base di un accordo duraturo.
Nonostante questa richiesta, i rappresentanti di Pd, M5S e Avs hanno respinto la proposta di modifica. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, ha ribadito che la piattaforma rimane la stessa, sottolineandone i 11 punti chiari e completi. Fonti del Movimento cinque stelle hanno inoltre avvertito contro il rischio di «annacquare» il messaggio originale della mozione unitaria.
La questione del luogo e gli ostacoli organizzativi a roma
Il luogo esatto della manifestazione, al momento, non è ancora stato deciso ufficialmente. La piazza del Popolo di Roma rientrava tra le scelte iniziali, ma un concerto fissato il 7 giugno ha reso necessario cercare un’altra collocazione in città . La questione resta aperta ma i promotori appaiono fiduciosi nel trovare presto una soluzione adeguata alle esigenze organizzative.
Il rischio di sovrapposizioni di eventi a Roma pesa sull’organizzazione, vista la dimensione nazionale e il coinvolgimento di diverse realtà politiche. Non a caso Fratoianni ha dichiarato semplicemente che «una piazza a Roma la troveremo», senza specificare quale sarà . Va considerato che l’effettivo numero di partecipanti all’evento condizionerà anche il tipo di spazio finale, pesando sulle scelte logistiche e di sicurezza.
L’evento si configura comunque come un appuntamento di rilievo, richiamando testimonianze di solidarietà a Gaza e un appello alla comunità internazionale. L’organizzazione sta procedendo a definire dettagli che, con ogni probabilità , verranno comunicati nei prossimi giorni con maggior precisione.