Cassazione: il ritardo nella reazione della vittima non esclude la violenza sessuale, processo bis a Milano

Cassazione: il ritardo nella reazione della vittima non esclude la violenza sessuale, processo bis a Milano

La Corte di cassazione conferma che il ritardo nella manifestazione del dissenso non esclude la violenza sessuale, ordinando un nuovo processo a Milano per un ex sindacalista accusato di abusi su una hostess.
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La Corte di cassazione ha stabilito che il ritardo nella manifestazione del dissenso da parte della vittima non esclude la configurazione della violenza sessuale, ordinando la riapertura di un processo a Milano per un ex sindacalista accusato di abusi. - Gaeta.it

La Corte di cassazione ha ribadito un principio chiave nella giurisprudenza sulla violenza sessuale: il tempo trascorso prima che la vittima manifesti dissenso non pregiudica la configurazione del reato. La decisione arriva dopo un ricorso del procuratore generale di Milano e riguarda un processo su un ex sindacalista accusato di abusi contro una hostess, assolto in primo grado. La corte ha ordinato un nuovo giudizio di secondo grado per approfondire le circostanze del caso.

Il significato del ritardo nella manifestazione del dissenso secondo la cassazione

Nel diritto penale italiano la reazione immediata della vittima in situazioni di abuso non è un requisito per riconoscere la violenza sessuale. La Cassazione ha chiarito che il “ritardo nella reazione” di fronte alla violenza, cioè il tempo che intercorre prima che la vittima esprima disappunto o rifiuto, non è elemento decisivo per escludere il reato.

La giurisprudenza riconosce che la sorpresa e lo stato di shock provocati dall’abuso possono paralizzare la volontà della persona offesa. Questo comportamento può rendere impossibile un’immediata opposizione, anche se nella teoria la vittima avrebbe potuto difendersi in pochi secondi. Non a caso, questa posizione protegge chi subisce violenza da giudizi che richiedono una reazione teoricamente pronta e attiva.

La sentenza riflette una corretta comprensione della dinamica della violenza e delle sue conseguenze psicologiche e fisiche. Prende in considerazione che ogni persona reagisce in modo diverso sotto pressione e in condizioni traumatiche, e questi aspetti hanno un peso importante nel giudizio sulla responsabilità dell’imputato.

Il caso milanese: l’assoluzione e la decisione di riaprire il processo

L’11 febbraio la Cassazione ha deciso di riaprire un processo d’appello a Milano, dopo il ricorso del sostituto procuratore generale Angelo Renna. L’imputato è un ex sindacalista accusato di abusi nei confronti di una hostess. In primo grado era stato assolto con la motivazione che la vittima avrebbe potuto reagire e opporsi all’abuso in venti o trenta secondi.

Questa decisione però si è scontrata con il principio già espresso dalla Cassazione circa il valore non determinante del tempo della reazione. La corte ha osservato che il fatto che la vittima non abbia subito opposto resistenza immediata non consente di escludere automaticamente la violenza sessuale.

Per questo motivo, la Cassazione ha disposto che il caso torni in secondo grado con un nuovo giudizio d’appello. Servirà rivedere gli elementi raccolti in fase istruttoria e valutare la situazione complessiva, il contesto e lo stato della vittima al momento dei fatti. La decisione sottolinea la necessità di un esame approfondito di ogni singolo caso senza rigide interpretazioni.

Come cambia la lettura dei casi di violenza sessuale con questo orientamento

La sentenza della Cassazione chiarisce che giudici e operatori del diritto devono considerare il quadro completo in situazioni di violenza sessuale. L’assenza di una reazione immediata o di una manifesta opposizione non può diventare un alibi per assoluzioni affrettate.

Il riconoscimento della sorpresa e dello shock come elementi che limitano la capacità di difesa della vittima modifica il modo in cui si affrontano questi processi. Non si valuta solo la rapidità della reazione, ma lo stato psicologico e le condizioni concrete in cui si consuma la violenza.

Questo orientamento potrebbe avere ripercussioni importanti su altri casi giudiziari, soprattutto quelli in cui la vittima ha manifestato dissenso solo dopo un certo lasso di tempo. Impone una lettura più attenta e meno formale della dinamica degli eventi, con una maggiore tutela per chi subisce abusi.

La Cassazione promette, con questa decisione, un approccio più rigoroso verso accuse di violenza sessuale, che tenga conto degli aspetti umani e psicologici oltre ai meri riscontri temporali. Il processo di Milano resta un esempio significativo di come la giustizia italiana stia affrontando queste delicate situazioni nel 2025.

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