La Corte di cassazione ha emesso una sentenza che modifica il modo in cui vengono calcolati gli assegni di mantenimento in base alle reali condizioni economiche del genitore obbligato. Il caso riguarda un uomo con un reddito mensile di 1.400 euro a cui era stato imposto un assegno di 600 euro per la figlia. La decisione apre la strada a un riequilibrio delle cifre in funzione del reddito attuale, riconoscendo le difficoltà economiche che possono intervenire in seguito a cambiamenti professionali.
Il caso della cassazione e la rilevanza del reddito attuale nel calcolo del mantenimento
La vicenda ha preso forma quando un padre separato, operante nel comune di Piacenza, ha visto il proprio reddito mensile ridursi significativamente a seguito di un cambio di lavoro. Nonostante ciò, tribunale e corte d’appello avevano confermato un assegno di mantenimento a favore della figlia di 600 euro mensili senza considerare la diminuzione delle sue entrate. La cifra risultava quindi sproporzionata rispetto alla reale capacità finanziaria del genitore.
La corte suprema è intervenuta riconoscendo che il parametro principale per stabilire l’importo del mantenimento deve essere il reddito effettivamente percepito nel momento della valutazione e non quello passato. “Tale principio è stato ritenuto fondamentale per evitare che genitori con risorse limitate si trovino in condizioni di sostenibilità economica precaria, con obblighi finanziari impossibili da rispettare.”
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Il processo non si chiude con la sentenza della cassazione: la causa è tornata alla corte d’appello di Bologna per ricalcolare l’importo in base alle nuove indicazioni. Questa decisione potrebbe influenzare casi simili in tutta Italia, soprattutto in scenari in cui il reddito del genitore si modifica a seguito di perdita del lavoro o riduzione dello stipendio.
Disagi economici tra i padri separati: il racconto di chi vive il problema
Il tema porta in primo piano una difficoltà reale che coinvolge molte famiglie con genitori separati: quelli che pagano assegni di mantenimento spesso si trovano a fare i conti con una realtà economica più complessa di quanto emergano dalle sentenze. Un esempio concreto arriva da Matteo, 35 anni, operaio di Padova, che racconta il proprio vissuto a il Messaggero.
Dopo la separazione, Matteo ha continuato a corrispondere un assegno e a pagare un mutuo ma con un reddito di 1.700 euro al mese, tra spese obbligatorie e assegno, si ritrova con circa 300 euro rimasti per sostenere tutta la sua vita. Vive in cohousing pubblico e teme di perdere tutto, perfino un tetto, una questione che fa emergere le situazioni di disagio economico che spesso restano invisibili.
Questa situazione mette in discussione la sostenibilità degli assegni fissati senza un bilanciamento reale con la condizione finanziaria del genitore obbligato. Matteo evidenzia che “gli assegni devono tutelare i figli, ma anche rispettare la possibilità del genitore di mantenersi dignitosamente, evitando condizioni di privazioni gravi.”
Le implicazioni della sentenza sulla gestione futura degli assegni di mantenimento
La pronuncia della Corte di cassazione segna una linea di demarcazione per le decisioni riguardanti i contributi economici tra genitori separati. Fino a oggi molti tribunali hanno mantenuto cifre di assegni in base a redditi ormai superati, generando casi in cui il genitore obbligato viveva sotto forte pressione economica, a volte oltre la soglia della sopravvivenza.
Adesso il requisito di prendere in considerazione il reddito aggiornato spinge verso una valutazione più aderente alla realtà contingente. Questo significa che nelle nuove cause e anche in quelle aperte si dovrà calcolare il mantenimento in maniera più precisa rispetto al momento della deliberazione, evitando che si ripetano situazioni di “strozzatura” economica.
Possibili effetti futuri e revisione più frequente
L’esito di queste pratiche potrebbe portare a una revisione più frequente degli importi. Questo non solo tutelerà il genitore obbligato ma, indirettamente, favorirà una gestione più equilibrata dei rapporti familiari dopo la separazione. L’attenzione si sposta quindi su numeri concreti, più che su somme fisse indipendenti dalla capacità reale di pagamento.
Le prime interpretazioni suggeriscono un possibile effetto domino nelle sentenze future, con riflessi su migliaia di casi in Italia in cui il valore dell’assegno è troppo gravoso rispetto al reddito corrente. La valutazione dinamica del mantenimento potrebbe diventare un punto di riferimento per le controversie tra ex coniugi.