Le ultime settimane hanno visto crescere l’attenzione mediatica sull’agricoltura marsicana, in particolare nella piana del Fucino, a causa di sospetti casi di caporalato. Le polemiche hanno generato una forte agitazione tra imprese e lavoratori, con generalizzazioni che rischiano di colpire anche chi opera nel rispetto delle norme. Fabrizio Lobene, presidente di Confagricoltura L’Aquila, ha voluto mettere ordine sull’argomento, chiarendo i dati, le iniziative intraprese e i problemi ancora aperti su questo tema delicato.
Il contesto dell’emergenza caporalato nel fucino e le critiche alle generalizzazioni mediatiche
Il caso che ha acceso i riflettori sull’agricoltura del Fucino riguarda un incidente occorso a un operaio, raccontato da molti organi di stampa, ma avvolto da incertezze sulla data e sulla dinamica esatta. Negli anni, infatti, molte denunce contro il caporalato si ripresentano puntuali, soprattutto all’avvio della campagna raccolta, senza però che le forze dell’ordine arrivino con sentenze chiare a una condanna sistematica degli sfruttatori.
Lobene sottolinea come tali notizie “ritornino puntuali” proprio in momenti delicati per il lavoro agricolo e si trasformino spesso in narrazioni generiche che coinvolgono anche aziende regolari, per nulla responsabili di pratiche illegali. La precisione delle informazioni e la cautela nei giudizi diventano fondamentali, considerando anche i numerosi interventi di controllo già attivi sul territorio, svolti dalle autorità competenti per reprimere qualsiasi irregolarità.
Leggi anche:
Collaborazione con la rete del lavoro agricolo
Confagricoltura L’Aquila collabora con la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, partecipando a incontri in Prefettura per coordinare azioni e verifiche. Queste iniziative puntano a riconoscere le realtà trasparenti e a isolare chi sfrutta i lavoratori, soprattutto gli stranieri più vulnerabili.
Il ruolo mancante dell’assessorato al lavoro e le critiche alle dichiarazioni pubbliche
Un nodo importante nella situazione attuale riguarda il coinvolgimento, o meglio l’assenza, di alcune istituzioni. Lobene segnala che l’assessorato al lavoro della Regione Abruzzo non ha partecipato alle ultime riunioni interne sulla rete del lavoro agricolo né a livello politico né tecnico. Questo silenzio istituzionale emerge come una mancanza significativa, soprattutto alla luce delle dichiarazioni pubbliche rilasciate dall’assessore Magnacca, giudicate “superficiali” e condizionate da luoghi comuni.
Il presidente di Confagricoltura L’Aquila evidenzia la dissonanza tra le parole dell’assessore e la realtà degli incontri ufficiali, sottolineando l’urgenza di un impegno più concreto e diretto da parte della Regione, anche per migliorare la gestione del fenomeno. La carenza di dialogo con l’assessorato al lavoro rischia di indebolire una strategia condivisa e di compromettere le azioni tese a combattere efficacemente il caporalato nel Fucino.
Le proposte di confagricoltura per l’intermediazione legale e il lavoro in agricoltura
Confagricoltura ha presentato a Prefettura e sindacati un progetto che punta a migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, scegliendo modalità sperimentali per favorire la trasparenza. Questa proposta si basa sul protocollo d’intesa firmato il 20 maggio 2024, che definisce gli strumenti per contrastare lo sfruttamento.
Il cuore dell’iniziativa è affidare all’ente bilaterale FIMIAV la gestione della mediazione tra imprese e lavoratori tramite un sistema di intermediazione legale, in alternativa alla rete informale spesso gestita dai cosiddetti “caporali di necessità”. L’ente potrebbe così organizzare squadre di lavoratori qualificati, riducendo il rischio di irregolarità e offrendo maggiore tutela a chi cerca un impiego.
Nonostante l’impegno dichiarato, i sindacati dei lavoratori non hanno accolto con entusiasmo questo progetto, preferendo affidare il compito esclusivamente ai Centri per l’Impiego. Questo atteggiamento ha rallentato il percorso verso un modello regolato e trasparente. L’iniziativa, già presentata lo scorso febbraio al Festival Marsicaland a Trasacco, ha visto la partecipazione del Prefetto Di Vincenzo, a testimonianza dell’importanza della discussione.
Difficoltà del mercato del lavoro agricolo nel fucino
Il mercato agricolo del Fucino si caratterizza per esigenze molto specifiche. Le aziende richiedono squadre compatte e addestrate per la raccolta, che non sempre gli strumenti istituzionali riescono a fornire. I Centri per l’Impiego, pur supportati da finanziamenti regionali, non sembrano preparati ad agire su questo particolare tipo di domanda.
In questo spazio si insinuano una serie di soggetti esterni, tra cui cooperative “senza terra” e società operanti fuori dal circuito legale delle agenzie interinali. Questi gruppi possono organizzare la manodopera con forme di mediazione irregolare, favorendo così il caporalato.
Confagricoltura L’Aquila ritiene possibile sperimentare forme di mediazione legale, ispirandosi al decreto legislativo 276 del 2003, con il coinvolgimento diretto dei sindacati e affidando a FIMIAV un ruolo centrale per coordinare il lavoro sull’intermediazione. Un sistema simile potrebbe limitare il ricorso a interventi illegali, creando condizioni migliori per lavoratori e imprese.
Dati e numeri sulla rete agricola di qualità nel fucino e l’appello alla responsabilità imprenditoriale
I dati aggiornati al 23 maggio 2025 confermano la presenza di un significativo numero di aziende impegnate nella rete agricola di qualità nella provincia di L’Aquila. Sono 91 le imprese iscritte, che coprono circa 325.000 giornate lavorative, il 43% del totale annuale della provincia. I numeri nelle province vicine, come Chieti, Pescara e Teramo, sono molto più bassi, a testimonianza della concentrazione dell’attività nel Fucino.
L’iscrizione a questa rete richiede controlli rigorosi, certificati da organismi come l’INPS, l’Ispettorato del Lavoro e l’INAIL. Non si tratta di un semplice passaggio burocratico, ma di un riconoscimento che non concede vantaggi economici, bensì il diritto a operare sui mercati più importanti, come quello della grande distribuzione nazionale.
Un appello forte arriva dalle parole di Lobene agli imprenditori agricoli: “serve prudenza e unità per isolare chi sfrutta i lavoratori, in particolare gli immigrati più fragili.” Chi viola la legge, anche tra gli associati di Confagricoltura, rischia l’espulsione. Lo scenario è complicato da figure di “faccendieri” che impongono manodopera e tariffe illegali, alimentando una rete di caporalato di necessità.
Confagricoltura L’Aquila ribadisce di voler tutelare chi lavora dentro la legalità e invita istituzioni, sindacati, politica e stampa a fare distinzione tra chi sfrutta e chi costruisce nel settore agricolo marsicano.