Negli ultimi giorni il sistema delle multe per eccesso di velocità in Italia è effetto di nuove controversie giudiziarie. Due decisioni successive della Cassazione, uscite a distanza di meno di due settimane, hanno prodotto confusione sulla validità dei verbali emessi con autovelox non omologati. Le forze dell’ordine chiedono indicazioni precise per svolgere il lavoro, mentre cittadini e gruppi di tutela dei consumatori si preparano a una possibile ondata di ricorsi. Intanto, il sistema giudiziario rischia di bloccare centinaia di procedimenti.
Sentenza del 14 maggio: i limiti dell’omologazione degli autovelox
Il 14 maggio la Cassazione è intervenuta sul tema dell’omologazione degli strumenti di rilevazione della velocità. In questa pronuncia, la corte ha confermato che le multe registrate con dispositivi non regolarmente omologati devono essere annullate. La sentenza si basa sulle disposizioni previste dal Codice della strada, che richiede tassativamente la certificazione dei rilevatori. Senza questa, infatti, i verbali perdono validità, non potendo essere considerati prove certe in un eventuale contenzioso. Questa decisione segna un ritorno alla stretta osservanza tecnica dei requisiti, sottolineando come l’omologazione non sia un dettaglio formale, ma una condizione imprescindibile per la legittimità delle sanzioni.
Dubbi operativi per le amministrazioni comunali
Questa posizione, però, solleva importanti dubbi operativi. Sono molte le amministrazioni comunali che si affidano a dispositivi acquistati da tempo, magari di modelli non aggiornati o la cui omologazione ha scadenze da rispettare. Le multe emesse con questi apparati rischiano di saltare, lasciando scoperti posti di controllo e riducendo la deterrenza contro le infrazioni stradali. Se da un lato garantisce la tutela dei cittadini contro misure inadeguate, dall’altro ha scatenato reazioni di frustrazione negli enti che gestiscono il traffico e intendono mantenere alta l’attenzione alla sicurezza.
Leggi anche:
La sentenza del 26 maggio: la querela di falso come requisito per contestare l’omologazione
Dodici giorni dopo, il 26 maggio, la Cassazione ha emesso un’altra ordinanza che ha complicato il quadro. In questo caso la corte ha stabilito che non basta dimostrare l’assenza di omologazione degli autovelox; per annullare le multe quando i verbali riportano una dichiarazione di omologazione occorre presentare una querela di falso. In sostanza, se nei documenti ufficiali degli agenti è scritto che il dispositivo è omologato, chi contesta deve fornire una prova formale che tale dichiarazione è falsa. Questo requisito rende più difficile l’annullamento e innalza la soglia di prova richiesta ai ricorrenti.
Le reazioni delle associazioni dei consumatori
Questo orientamento ha incontrato resistenze da parte delle associazioni dei consumatori. Queste gruppi temono che la nuova regola generi ondate di contenziosi ingolfando le aule, con un aumento di tempi e costi per gli utenti. Le forze dell’ordine, intanto, mostrano prudenza, chiedendo indicazioni precise per evitare di perdere tempo su ricorsi che richiedono procedure più complesse. La querela di falso è uno strumento giudiziario delicato, che implica un giudizio specifico su dichiarazioni formali, e comporta un maggior carico di lavoro per gli avvocati e i magistrati.
Effetti sulle amministrazioni locali e risposta delle forze dell’ordine
L’ultima settimana di maggio ha visto l’emergere dei primi effetti concreti di queste pronunce. In molti comuni è iniziata una revisione delle multe emesse da autovelox, con uffici surriscaldati dalle richieste di annullamento. In alcuni casi gli agenti hanno sospeso temporaneamente l’utilizzo dei dispositivi, in attesa di chiarimenti normativi. Le prefetture, coinvolte nella gestione degli apparati e nella formazione delle pattuglie, hanno iniziato a confrontarsi con i vari livelli istituzionali per trovare uno standard condiviso di controlli.
La necessità di linee guide chiare
Le forze dell’ordine segnalano l’esigenza di linee guida univoche. L’attuale confusione rischia di minare la credibilità delle operazioni di controllo e di complicare l’applicazione delle sanzioni. Gli agenti dovrebbero poter contare su strumenti certi e su procedure chiare per svolgere i controlli senza dubbi di annullamenti o ricorsi. Al momento il sistema appare diviso tra il riconoscere gli effetti della sentenza del 14 maggio e l’interpretazione più restrittiva imposta da quella del 26 maggio.
Associazioni dei consumatori e prospettive future del contenzioso sulle multe da autovelox
Le associazioni dei consumatori sono divise tra chi plaude alla rigorosità richiesta dalla Cassazione e chi invece denuncia difficoltà per i cittadini che si trovano a dover affrontare iter complessi. Numerose organizzazioni stanno preparando materiale informativo per aiutare gli automobilisti a comprendere cosa fare in caso di verbali discutibili. Dalla loro esperienza emerge che molte multe sono basate su dispositivi non aggiornati o con documentazione poco chiara. Per questo prevedono un aumento consistente delle richieste di revisione e dei ricorsi.
Il rischio di paralisi giudiziaria e amministrativa
Il rischio di paralisi non è solo giudiziario ma anche amministrativo. Molti comuni potrebbero vedere rallentata la riscossione delle sanzioni e una maggiore pressione sugli uffici tecnici. Le problematiche attuali indicano l’urgenza di riforme o almeno di chiarimenti normativi da parte delle autorità competenti per evitare che la giustizia fatichi a gestire il numero crescente di contenziosi. Restano da seguire con attenzione i prossimi sviluppi, mentre cittadini, forze dell’ordine e amministrazioni cercano di adattarsi a un quadro mutevole e incerto.