Le amministrazioni comunali attendono con urgenza il decreto interministeriale Mit-Mef per l’aggiornamento dei canoni demaniali marittimi del 2025. Il documento, in fase finale di approvazione, è necessario per calcolare gli importi che le concessioni balneari dovranno versare entro metà settembre di quest’anno. Le modalità di calcolo risultano particolarmente complesse e coinvolgono rivalutazioni su base pluriennale, rendendo indispensabile un intervento chiaro e tempestivo da parte del ministero.
L’attesa per il decreto annuale Mit-Mef e il suo ruolo nei canoni demaniali
Il decreto interministeriale tra il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il ministero dell’economia e delle finanze rappresenta la chiave per regolare l’aggiornamento dei canoni demaniali marittimi. In particolare, è fondamentale per determinare le cifre che i titolari di concessioni turistico-ricreative dovranno versare per le aree e gli specchi acquei demaniali.
Il testo si trova attualmente all’esame del Consiglio di Stato, dopo aver ricevuto il visto positivo della Ragioneria generale. Questa fase è fondamentale per garantire la legittimità e la correttezza delle misure contenute, soprattutto considerando che il decreto interessa non solo la quantificazione degli indennizzi per le concessioni balneari, ma anche l’aggiornamento degli importi unitari dei canoni.
Leggi anche:
L’adozione del decreto entro tempi stretti risulta urgente per permettere ai Comuni di avviare le procedure di calcolo e richiesta dei pagamenti previsti per l’anno. In assenza di queste istruzioni, si rischia di bloccare i flussi amministrativi e di creare incertezza tra gli enti e gli operatori economici coinvolti.
Complessità del sistema di calcolo e rivalutazioni per i canoni 2025
Il meccanismo di calcolo dei canoni demaniali per il 2025 comporta una serie di passaggi articolati che richiedono attenzione e precisione. Alla base sta un incremento lineare del 10% sugli importi già stabiliti dalla normativa precedente, che interessa tutte le concessioni rinnovate o nuove. Su questi importi va poi applicata la rivalutazione Istat, che tiene conto della variazione dei prezzi dal 1999 in poi.
Questa metodologia rende le procedure piuttosto complesse, perché implica lavorare su dati storici che devono essere aggiornati e uniformati secondo i parametri attuali. L’applicazione delle rivalutazioni Istat non è un semplice aggiustamento annuale, ma un adeguamento che coinvolge oltre vent’anni di variazioni economiche, richiedendo calcoli precisi e aggiornati.
Il decreto stabilisce che i nuovi canoni entreranno in vigore dal primo aprile 2025, lasciando presumere che il primo trimestre sarà ancora regolato dagli importi previsti in precedenza. Questo dettaglio aiuta a comprendere la tempistica delle riscossioni, mettendo in evidenza la necessità di avere già pronte le nuove misure per l’avvio della nuova fase.
Richiesta di trasparenza e indicazioni ufficiali da parte di anci
Daniele Silvetti, vice presidente di Anci e delegato a Demanio marittimo e porti, ha espresso l’urgenza di un chiarimento ufficiale da parte del Mit. In qualità di sindaco di Ancona e membro dell’Associazione nazionale comuni italiani, ha sottolineato che i Comuni si trovano ad affrontare gli oneri amministrativi legati a questo sistema senza recepire alcun beneficio economico dal gettito derivante.
Per questo, oltre a chiedere che il decreto venga adottato rapidamente, Anci sollecita che vengano fornite indicazioni dettagliate e chiare sui nuovi importi unitari. Solo con questi riferimenti gli enti locali potranno espletare con precisione le loro funzioni, calcolare i canoni corretti e rispettare le scadenze fissate entro il 15 settembre 2025.
Al momento, i Comuni si trovano a dover gestire un sistema complesso e oneroso senza avere indicazioni certe. Anci ricorda che la trasparenza e la chiarezza delle procedure sono fondamentali, soprattutto in un settore delicato come quello delle concessioni balneari, dove le implicazioni economiche e amministrative coinvolgono molte realtà locali costiere.
L’attenzione rimane quindi puntata sull’iter burocratico del decreto e sulla capacità del Mit di fornire elementi concreti in tempi rapidi, così da liberare le amministrazioni da un’assenza di riferimenti che limita l’efficacia del loro lavoro nel 2025.