L’area dei Campi Flegrei continua a manifestare attività sismica e geologica rilevante. Tra il 16 e il 22 giugno 2025 si sono verificati numerosi eventi sismici, alcuni dei quali hanno interessato in modo particolare l’area di Pozzuoli. Parallelamente, il sollevamento del suolo mantiene un andamento costante che gli esperti monitorano attentamente.
L’attività sismica dei Campi Flegrei tra giugno 2025
Nel corso della settimana dal 16 al 22 giugno 2025, l’Osservatorio Vesuviano dell’INGV ha registrato 58 terremoti nell’area dei Campi Flegrei con magnitudo variabile. Il più intenso ha raggiunto la magnitudo di 3.2 sulla scala Richter. Di questi eventi, 18 hanno superato la magnitudo 1, indicando una sismicità non trascurabile.
Tra gli episodi più rilevanti si segnala uno sciame sismico iniziato intorno alle 23 del 20 giugno, quando una serie di 28 scosse ha avuto origine nella zona di Pozzuoli. Questa sequenza ha attirato l’attenzione degli esperti, sia per la frequenza che per l’intensità dei singoli eventi. Gli scienziati esaminano con cura questi fenomeni per valutare possibili evoluzioni dell’attività vulcanica dell’area.
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I segnali dal sottosuolo
Il registro sismico settimanale conferma un’attività ancora attiva nel sottosuolo, in linea con quanto osservato negli ultimi anni. Anche se le magnitudo non raggiungono livelli pericolosi, la concentrazione degli eventi richiede un controllo costante. Questi segnali testimoniano che la caldera dei Campi Flegrei resta un sistema vivo, con movimenti che si ripetono in modo regolare.
La dinamica del sollevamento del suolo e i dati storici
Il fenomeno più marcato rilevato nel territorio è il progressivo sollevamento della superficie terrestre. Dal gennaio 2024, le misurazioni segnalano una crescita di circa 29 centimetri nel livello del suolo. Questo sollevamento è legato all’attività interna della caldera, dovuta probabilmente a movimenti di magma o fluidi sotto il terreno.
Tra febbraio e marzo 2025, è stata osservata un’accelerazione del fenomeno con un incremento medio di 30 millimetri al mese circa. Successivamente, da aprile, il ritmo si è attutito, stabilizzandosi intorno ai 15 millimetri di sollevamento mensili.
I dati di Mauro Di Vito
Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, ha ricordato che dal 2005 il totale del sollevamento è arrivato a 146 centimetri. Questa costante variazione altimetrica del terreno rappresenta un indicatore importante per comprendere le condizioni geofisiche nell’area e possibili scenari futuri. L’attenzione su questi dati rimane alta, dato che incrementi significativi potrebbero segnalare cambiamenti più importanti all’interno della caldera.
I dati geochimici indicano stabilità nel sistema idrotermale
Sul fronte geochimico l’INGV non ha rilevato modifiche sostanziali nei flussi o nella temperatura del sistema idrotermale che interessa i Campi Flegrei. In particolare, la temperatura misurata nelle vicinanze della fumarola principale di Pisciarelli si attesta intorno ai 94 gradi Celsius. Questo valore si avvicina al punto di condensazione dei fluidi fumarolici, un dato considerato stabile rispetto ai precedenti rilevamenti.
La costanza dei valori nella composizione e nel flusso dei gas, così come nella temperatura, suggerisce che non ci sono variazioni immediate nelle condizioni interne del sistema vulcanico. Si conferma quindi una fase di quiete relativa sotto il profilo geochimico, senza segnali di evoluzioni rapide o di intensificazione dei fenomeni fumarolici.
Importanza delle osservazioni geochimiche
Le osservazioni geochimiche sono fondamentali per comprendere se vi siano rischi potenziali legati a emissioni di gas o a trasferimenti di calore che possano anticipare fenomeni più rilevanti. Lo stato attuale indica che restano invariati gli equilibri nel sistema idrotermale.
La sorveglianza costante dell’osservatorio vesuviano
L’Osservatorio Vesuviano mantiene un monitoraggio continuo e dettagliato sull’area dei Campi Flegrei. Le recenti attività registrate non modificano, al momento, il quadro generale dell’apparato vulcanico. Non emergono indizi che possano far pensare a un imminente cambiamento significativo o a un aumento dell’attività eruttiva.
Le tecnologie usate per il controllo del territorio includono stazioni sismiche, sensori geochimici e satelliti per l’osservazione del sollevamento terrestre. Questi strumenti permettono di registrare movimenti e variazioni con alta precisione, offrendo così dati aggiornati e affidabili per gli specialisti.
La sorveglianza resta essenziale per garantire tempi di reazione adeguati nel caso di variazioni che richiedano interventi e misure di sicurezza. Gli esperti sottolineano la differenza tra attività normale della caldera e eventi che andrebbero interpretati come segnali di allarme. Finora, nessuno degli ultimi dati rientra in quest’ultima categoria.