Camorra e ndrangheta a confronto: il ruolo del darkweb e le attività oltre i confini italiani

Camorra e ndrangheta a confronto: il ruolo del darkweb e le attività oltre i confini italiani

Il procuratore Nicola Gratteri descrive come camorra e ndrangheta sfruttino il darkweb, criptovalute e hacker per espandersi in Italia e all’estero, evidenziando sfide nelle indagini digitali e limiti delle riforme Cartabia.
Camorra E Ndrangheta A Confron Camorra E Ndrangheta A Confron
Il procuratore Nicola Gratteri illustra come camorra e ’ndrangheta sfruttino il darkweb e le criptovalute per espandere le loro attività criminali, evidenziando le sfide digitali nel contrasto alla criminalità organizzata in Italia. - Gaeta.it

La lotta alla criminalità organizzata in Italia si sta confrontando con nuovi strumenti e nuovi scenari, soprattutto legati al mondo digitale. Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha offerto una panoramica dettagliata delle trasformazioni in corso, soffermandosi sulle differenze tra camorra e ndrangheta e su come il web nascosto favorisca certi meccanismi criminali. Le sue parole sono arrivate durante un evento del festival èStoria a Gorizia ed evidenziano il peso crescente che le tecnologie assumono nelle indagini e nelle operazioni di contrasto.

Lo sviluppo della camorra nel darkweb e la sua espansione internazionale

Secondo Nicola Gratteri la camorra si è rafforzata soprattutto con l’uso del darkweb, dimostrando capacità di adattamento rispetto ad altre organizzazioni come la ndrangheta. Ha sottolineato come la camorra non solo agisca con maggiore efficienza nel tessuto imprenditoriale e nella ristorazione, ma abbia portata anche all’estero. Pur non essendo diffusa su scala capillare come la ndrangheta, la presenza camorristica si nota in modo significativo in diverse aree europee.

Il procuratore ha spiegato che questa struttura “più evoluta” si caratterizza per l’approccio tecnico e discreto, specie nell’occulto on-line, dove sfrutta sistemi avanzati per comunicare e gestire attività illecite. Lo sviluppo nel darkweb permette alla camorra di muoversi tra confini nazionali e di cifrare informazioni per evitare controlli delle forze dell’ordine. Nei settori tradizionali come la ristorazione, questa presenza si affianca a un modello imprenditoriale meno visibile, ma capace di generare forte ricchezza illecita.

Già da qualche anno sono stati documentati contatti e operazioni economiche tra gruppi camorristici attivi anche fuori dall’Italia, con attività di riciclaggio e investimento. Gratteri ha messo in risalto come il salto di qualità tecnologico del gruppo napoletano segni una differenza rispetto alla struttura calabrese, più legata a territori e a metodi consolidati. Nel contesto europeo, la camorra si afferma dunque come un attore presente, attento alla nuova frontiera del web nascosto.

Il caso della banca online e il riciclaggio attraverso il cyberspazio

Durante l’incontro Gratteri ha raccontato il caso di una banca online con circa 6.000 clienti, individuata a Napoli. Questa banca digitale usava un sistema di schermatura sviluppato in Israele, che ha permesso di riciclare 3,3 miliardi di euro in soli due anni. Nel dettaglio la struttura aveva sedi in Lituania e Lettonia. Tra i dispositivi utilizzati c’erano 600 telefoni criptati, necessari per mantenere comunicazioni interne tra i membri del gruppo senza essere intercettati.

L’indagine, condotta da autorità italiane, ha consentito di smantellare questa rete finanziaria che operava in modo sofisticato all’interno del darkweb. Le transazioni non avvenivano in chiaro, così da eludere i controlli e facilitare il trasferimento di fondi illeciti, tra cui quelli provenienti dal traffico di stupefacenti e da altre attività criminali organizzate.

L’esistenza di questa banca online è un esempio concreto di come la criminaità moderna usi strumenti digitali complessi per costruire infrastrutture economiche parallele allo Stato. Non si tratta più di solo contanti da nascondere ma di un sistema elettronico che richiede competenze tecniche elevate. L’accumulo velocissimo e l’internazionalizzazione delle sedi sottolineano la pericolosità e la portata di questi meccanismi, perfettamente inseriti tra le pieghe del cyberspazio.

Il ruolo degli hacker nella ndrangheta e l’estrazione di bitcoin in calabria

Diversa ma altrettanto rilevante, la strategia della ndrangheta in Calabria coinvolge un approccio mirato al mondo digitale e al valore delle criptovalute. Gratteri ha raccontato che le famiglie di Crotone si sono rivolte ad hacker romeni e tedeschi per ottenere strumenti informatici avanzati volti a estrarre bitcoin. La Romania appare come un punto di riferimento per competenze matematiche e informatiche, mentre la Germania fornisce supporto tecnico in ambito di mining di criptovalute.

Negli ultimi anni la zona calabrese si è dotata di calcolatori potenti che permettono il mining su larga scala. Fino a circa tre-quattro anni fa i cartelli criminali resistevano a essere remunerati o pagare in bitcoin, ma i gruppi hanno cambiato posizione, integrando le nuove monete elettroniche nelle loro transazioni. Questo ha aperto un nuovo canale per il riciclaggio e per il spostamento di capitali, con evidenti difficoltà per le autorità a rintracciare le operazioni nel contesto digitale.

L’attività di estrazione e di gestione delle criptovalute evidenzia come la ndrangheta stia sfruttando tecniche moderne, oltre ai tradizionali metodi, per consolidare la propria posizione nel crimine organizzato. Le risorse tecnologiche adottate, così come la ricerca di collaborazioni internazionali, confermano un livello di sofistiazione crescente e un interesse verso il settore digitale al pari di quello economico più tradizionale.

Le criticità della riforma cartabia e le indagini sul darkweb

Il procuratore Gratteri ha espresso dubbi sull’efficacia delle recenti riforme previste dal ministro Cartabia, giudicando inutili quasi tutte, ad eccezione di quella sulla cybersicurezza approvata nel luglio 2024. Ha sottolineato come molte norme del pacchetto legislativo non aiutino realmente a fermare gli hacker o a garantire strumenti adeguati per le indagini.

Ha citato il caso di un hacker che era riuscito a entrare nel dominio del ministero della Giustizia e avrebbe potuto alterare dati in procure, cancellare nomi, far sparire reati o iscrivere persone. L’arresto di questo individuo ha portato a un’intensa attività di intercettazioni durata otto mesi, che ha consentito di comprendere il funzionamento interno di questi sistemi criminali nel darkweb.

L’operazione ha visto anche il sequestro di 34 milioni di bitcoin nel darkweb: una quantità che, una volta convertita in euro, è stata versata nel fondo unico giustizia dello Stato. L’hacker collaborante ha ricevuto in cambio una condanna ridotta, concesso per facilitare il rientro immediato di questa somma nel patrimonio pubblico. La vicenda evidenzia le difficoltà e le sfide nel contrasto alle tecnologie che al servizio della criminalità offrono canali difficili da controllare.

L’approccio delineato da Gratteri richiama la necessità di bilanciare fermezza giudiziaria e strumenti di intelligence informatica. Restano comunque molte incognite sulle modalità con cui le nuove leggi in ambito digitale influiranno sul lavoro delle procure e della polizia giudiziaria, tenendo conto dei mutamenti che il crimine organizzato introduce per sottrarsi alle indagini.

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