Cambio della guardia alla custodia di Terra Santa: padre ielpo succede a padre patton dopo nove anni di missione tra Medio Oriente e Mediterraneo

Cambio della guardia alla custodia di Terra Santa: padre ielpo succede a padre patton dopo nove anni di missione tra Medio Oriente e Mediterraneo

Padre Francesco Patton lascia la Custodia di Terra Santa dopo nove anni segnati da sfide come la pandemia e tensioni regionali, valorizzando umiltà, dialogo interreligioso e accoglienza mediterranea.
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Padre Francesco Patton conclude dopo nove anni il suo mandato come custode di Terra Santa, lasciando il posto a padre Francesco Ielpo. Il suo servizio è stato segnato da sfide complesse, dialogo interreligioso e un profondo impegno umano e spirituale nella regione. - Gaeta.it

La custodia di Terra Santa ha da poco accolto un nuovo custode con la nomina di padre Francesco Ielpo, che prende il posto di padre Francesco Patton dopo un mandato durato nove anni. Questo periodo è stato segnato da eventi complessi come la pandemia e le tensioni regionali, ma anche da profonde relazioni umane e culturali. Il passaggio di consegne segna la fine di un’epoca intensa per i frati minori impegnati nella cura dei luoghi santi e nelle comunità che li abitano. Padre Patton ha raccontato a Vatican News le sue esperienze, le sfide affrontate e ciò che si è portato dietro da questo lungo capitolo vissuto in Medio Oriente.

L’addio di padre francesco patton e la riflessione sul servizio

Dopo nove anni alla guida della Custodia di Terra Santa, padre Francesco Patton ha terminato il suo incarico il 24 giugno 2025, lasciando un’eredità significativa. Per lui il servizio di autorità va interpretato come una fase, che non deve alterare l’umiltà di chi lo svolge. Richiamandosi alle parole di san Francesco d’Assisi, ha spiegato come il ruolo non debba mai far perdere il senso di sé, né portare a un orgoglio indebita. Padre Patton ha sottolineato l’importanza di un ritorno sereno a una vita semplice da frate minore, ricordando che la dignità personale davanti a Dio non cambia in base agli incarichi ricoperti.

Umiltà e modestia come valori fondanti

Nel suo racconto, emerge il valore attribuito alla modestia e al desiderio di servire senza ambizioni di potere. Il suo ricordo della cosiddetta Ammonizione XIX di san Francesco rivela una profonda convinzione sulla vocazione del religioso, che deve restare fedele a se stesso e agli ideali fondanti, al di là del ruolo ufficiale.

Il vero volto della terra santa tra culture relazionali e ospitalità mediterranea

Sui tanti anni trascorsi in Medio Oriente, padre Patton ha sempre spiegato che nulla è come appare a prima vista. La complessità politica regionale è fatta di alleanze mutevoli e rapporti nascosti, spesso incomprensibili dall’esterno. Più del gioco geopolitico, il frate ha valorizzato gli aspetti culturali, soprattutto il senso dell’ospitalità e le relazioni interpersonali, elementi che accomunano i popoli del Mediterraneo indipendentemente da lingua o religione.

La condivisione come pratica sociale

La sua esperienza lo ha portato ad abbandonare parte del suo “dna nordico” per abbracciare una mentalità che privilegia la relazione umana rispetto alle rigide regole. Per padre Patton, il condividere il cibo rappresenta molto più che una necessità biologica: è una vera e propria pratica sociale di accoglienza, un modo di costruire legami e dialogo. Trova riscontro anche nel Nuovo Testamento, dove Gesù dà valore alla convivialità e alla comunione come gesto di inclusione e accoglienza.

Questo aspetto della vita mediterranea ha rappresentato per lui una lezione importante, che scardina pregiudizi culturali e apre a una comprensione più profonda del modo di vivere nella regione.

I territori della custodia e i volti dei frati sul campo

La Custodia di Terra Santa opera in molteplici paesi, ciascuno con i suoi valori e difficoltà. A partire dalla Giordania, luogo sacro grazie al Monte Nebo, dove Mosè vide la Terra Promessa, padre Patton ha associato a ogni territorio un ricordo specifico. La sua permanenza sull’isola di Cipro è legata alla visita di papa Francesco nel 2021 e all’esperienza di una comunità cattolica multietnica, mentre la Siria ha rappresentato il primo impatto diretto con la guerra e la dedizione dei frati che non abbandonarono il popolo in sofferenza.

Dialogo e accoglienza in territori instabili

Il Libano lo ha colpito per la capacità dei frati di dialogare con diverse confessioni e comunità, nonostante le tensioni politiche ed economiche. Sull’isola di Rodi, ha incontrato un frate inglese che ha incarnato con il suo lavoro l’accoglienza verso i rifugiati, mentre in Egitto la collaborazione con il centro culturale musulmano di Al Azhar ha segnato un momento importante di dialogo interreligioso.

Israele e Palestina restano il cuore della presenza della Custodia, i luoghi dove si concentrano i luoghi santi e la realtà complessa di popoli diversi. Qui padre Patton ha potuto incarnare le storie evangeliche, vivendo i fatti narrati come se fossero di ieri, sentendo il Vangelo dentro le strade, i paesaggi, l’aria stessa.

La custodia di terra santa tra crisi globali e crescita multiculturale

Il mandato di padre Patton è stato attraversato da eventi difficili: la pandemia di covid ha ridotto i pellegrinaggi e le attività sui santuari, la guerra ha aumentato il rischio e l’instabilità della regione. Nonostante queste prove, la Custodia ha rafforzato la sua dimensione multiculturale e globale, ampliando la presenza di frati provenienti da Asia e Africa. Oggi vi si contano quasi sessanta nazionalità diverse.

Questa varietà riflette la natura cattolica universale e fa della Custodia un punto d’incontro di tradizioni diverse legate a un unico impegno religioso. Padre Patton riconosce questo allargamento come uno degli aspetti più positivi del suo tempo al servizio di Terra Santa, e parla di un legame forte con questa realtà anche se non dovesse più guidarla.

Come si garantisce il sostegno della custodia e quali sono i legami con la comunità globale

Sostenere la Custodia di Terra Santa significa mantenere centinaia di frati, decine di santuari, scuole, istituti e parrocchie in territori difficili. Padre Patton ha spiegato che gran parte delle risorse arriva dalla colletta del Venerdì Santo, una iniziativa voluta dal papa e realizzata ogni anno in tutte le chiese cattoliche del mondo. Le offerte passano attraverso strutture diplomatiche vaticane e vengono distribuite tra la Custodia e il Dicastero per le Chiese orientali.

Solidarietà e impegno sociale

Questa colletta è un supporto concreto alle attività religiose ma anche sociali e culturali, come la gestione delle scuole frequentate da giovani di varie confessioni. La solidarietà dei pellegrini, quando possibile, e dei benefattori completano il quadro delle risorse. La storia di questa raccolta è stata oggetto di studi recenti che ne raccontano l’evoluzione dal Medioevo a oggi.

Dialoghi personali con ebrei, musulmani e altre confessioni cristiane

Il rapporto interreligioso ha rappresentato per padre Patton un aspetto rilevante e personale della sua esperienza. L’incontro con Osama Hamdan, architetto musulmano che lavorava per la Custodia, resta un ricordo significativo. Osama amava Gesù e dimostrava come un’amicizia profonda sia possibile tra fedi diverse. Sul versante ebraico, l’amicizia con Amir, collaboratore per la comunicazione, ha offerto momenti di conforto e speranza nelle difficoltà.

Gestire rapporti con altre confessioni cristiane è stata un’altra parte impegnativa del mandato, fra tutte la relazione con il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III. Padre Patton ha apprezzato il desiderio di dialogo e collaborazione di questo vescovo, particolarmente impegnato a unire le diverse comunità cristiane nel luogo più sacro: la basilica del Santo Sepolcro.

Un ricordo di papa francesco e la continuita della missione in terra santa

Padre Patton ha condiviso un momento speciale con papa Francesco durante la visita a Cipro nel 2021, quando il pontefice ha registrato un messaggio per i giovani di Terra Santa, invitandoli a guardare avanti con speranza. La semplicità e l’umanità con cui il papa si è mostrato hanno lasciato una traccia indelebile nel frate custode.

Il messaggio di Francesco sottolineava che questa terra non è solo un luogo da ricordare ma un futuro da costruire. Sono parole che accomunano la tradizione con la sfida contemporanea, e accompagnano chi resta a lavorare nella regione.

Testimonianza e impegno futuro

Il racconto personale di padre Patton evidenzia un cambiamento profondo nella sua visione umana e spirituale. Ha imparato la pazienza e il valore di rimanere in un posto difficile con dedizione e amore, riconoscendo che appartenere a questa terra non è una pena ma una chiamata. Questo atteggiamento è condiviso dai cristiani locali, che quotidianamente affrontano le incognite della realtà mediorientale.

Anche per questo padre Patton desidera rimanere in Terra Santa, pur senza ruoli di governo, per continuare a servire la comunità e i pellegrini. La sua storia personale si intreccia ancora con quella della terra che ha custodito prima di passare il testimone a padre Francesco Ielpo, il quale ora eredita una missione complessa e carica di aspettative.

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