Borse europee in calo tra tensioni commerciali Usa-Cina e aumento dei dazi alluminio e acciaio

Borse europee in calo tra tensioni commerciali Usa-Cina e aumento dei dazi alluminio e acciaio

Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, aggravate dall’aumento dei dazi annunciato da Donald Trump su acciaio e alluminio, causano perdite nei mercati europei e incertezza per le industrie esportatrici.
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Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, aggravate dall’aumento dei dazi su acciaio e alluminio annunciato da Trump, hanno causato un calo delle principali borse europee e aumentato l’incertezza sui mercati finanziari. - Gaeta.it

L’inizio della settimana ha portato una flessione nei principali mercati azionari europei, segnati da nuovi attriti nelle relazioni commerciali internazionali. Gli investitori hanno reagito alle notizie riguardanti accuse reciproche tra Stati Uniti e Cina sulla violazione di accordi raggiunti recentemente in Svizzera. A pesare sulle contrattazioni è stato inoltre l’annuncio del presidente Donald Trump di un aumento al 50% dei dazi su alluminio e acciaio.

Andamento negativo delle borse europee a causa delle tensioni commerciali

Nella seduta di lunedì, le principali borse europee hanno registrato perdite diffuse, anche se di entità differente. Francoforte è scesa dello 0,55%, influenzata principalmente dalle preoccupazioni sul commercio globale. Parigi ha seguito con un calo dello 0,48%, mentre Londra ha chiuso quasi invariata, con una leggera diminuzione dello 0,04%. Questi movimenti riflettono il clima di incertezza nelle relazioni tra i maggiori partner economici mondiali, che pesa sulle aspettative degli investitori.

Le tensioni commerciali non sono un fenomeno nuovo, ma dopo gli accordi generali avviati a dicembre in Svizzera, il riaccendersi delle polemiche ha colto di sorpresa i mercati. La cautela degli operatori si è fatta sentire soprattutto nei settori più esposti alle tariffe doganali, come quello metallurgico e industriale. Il peso delle misure previste da Washington ha spinto gli operatori a rivedere i propri portafogli, orientandosi verso asset meno rischiosi o verso settori meno vulnerabili.

In particolare, l’aumento del 50% delle tariffe su acciaio e alluminio è percepito come un balzo significativo, destinato a riflettersi direttamente sui costi delle aziende europee importatrici. Questo scenario ha influito negativamente sul sentiment complessivo del mercato, raffreddando l’ottimismo che si era generato nei giorni precedenti.

L’acciaio e l’alluminio sotto la lente dopo l’annuncio di trump

Il presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di innalzare al 50% i dazi su alluminio e acciaio, un provvedimento che ha sollevato critiche e preoccupazioni. La misura, motivata dalla volontà di proteggere l’industria americana, rischia però di scatenare una nuova escalation nelle guerre tariffarie, con ripercussioni immediate sulle catene di approvvigionamento globali.

Gli analisti sottolineano come le aziende europee del settore metalmeccanico siano particolarmente esposte a queste novità. Le tariffe più elevate si riflettono su importazioni chiave, aumentando i costi di produzione e mettendo a rischio la competitività sul mercato internazionale. In un momento in cui l’economia globale mostra segnali di rallentamento, questa nuova tensione pesa significativamente sul commercio e sugli investimenti.

L’impatto si estende anche ad altri comparti, a partire dalle industrie automobilistiche ed elettromeccaniche, fortemente dipendenti da materie prime come acciaio e alluminio. Le aziende rischiano di dover affrontare aumenti di spesa non preventivati, con possibili ricadute sia sui prezzi al consumo sia su margini e profitti.

Il clima creato dalle dichiarazioni di Trump contribuisce a una maggiore volatilità sui mercati e al rafforzamento della prudenza da parte di investitori e imprese. I prossimi sviluppi nelle trattative commerciali tra Usa e Cina saranno cruciali per definire l’andamento dei mercati nel breve termine.

Accuse reciproche fra stati uniti e cina compromettono gli accordi raggiunti in svizzera

Il riemergere delle critiche tra Stati Uniti e Cina segna un duro colpo dopo gli accordi negoziati in Svizzera nei mesi scorsi. I due paesi si sono accusati a vicenda di violare impegni presi per limitare le tariffe e contenere le dispute commerciali. Queste accuse, diffuse nei giorni scorsi, hanno innescato un clima di sfiducia che riflette in modo immediato sui mercati finanziari globali.

La disputa tra le due potenze economiche riguarda anche questioni di proprietà intellettuale, trasferimenti tecnologici e modelli di scambio, temi che avevano trovato qualche parziale intesa durante gli incontri diplomatici in Svizzera. Ora, però, l’ombra delle ritorsioni commerciali torna a farsi minacciosa, con il rischio che le trattative si allunghino e si complicano ulteriormente.

Questa situazione si traduce in un nuovo livello di pressione sulle borse, che pesano le conseguenze di eventuali misure protezionistiche più rigide e prolungate. Gli stati europei, di fatto terzi nel confronto, si ritrovano a navigare in un contesto incerto, con possibili effetti su esportazioni e industrie orientate al commercio internazionale.

Il quadro resta quindi segnato da una forte incertezza, con i mercati finanziari che continuano a seguire con attenzione ogni fase delle trattative tra Washington e Pechino, rimandando ogni possibile ripresa a un miglioramento del dialogo diplomatico.

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