L’andamento delle borse europee si è mostrato negativo all’apertura, in attesa della lettera ufficiale del presidente americano Donald Trump sul possibile avvio di nuovi dazi commerciali. La diffusione di timori legati a imposte doganali più pesanti ha rallentato gli scambi nei principali indici, con una particolare debolezza segnalata a Milano. Gli investitori restano guardinghi in vista di decisioni che potrebbero cambiare i rapporti commerciali tra Unione europea e Stati Uniti, riflettendo un clima di incertezza sui mercati finanziari continentali e anche oltreoceano.
Tensioni commerciali usa-europa e impatto sulle borse europee
La prospettiva di dazi bilaterali che potrebbero entrare in vigore a partire dal primo agosto ha ripreso a condizionare il sentiment degli operatori finanziari. A fine luglio 2025, i mercati europei mostrano diffidenza verso titoli sensibili agli scambi internazionali. Milano ha sofferto una flessione dell’1,1%, seguita da Francoforte e Parigi con cali inferiori ma comunque evidenti, e da Londra che ha contenuto le perdite allo 0,2%. Anche sul fronte americano si osserva uno scenario negativo, con i future sul Nasdaq e sull’S&P 500 in ribasso rispettivamente dello 0,4% e dello 0,5%.
Sentiment a rischio per possibile escalation della guerra commerciale
Queste dinamiche riflettono timori per una potenziale escalation della guerra commerciale, che potrebbe influire sui flussi commerciali e su alcune aziende più esposte al mercato americano. Il clima resta quindi prudente almeno fino al momento in cui la comunicazione ufficiale di Washington definirà la portata e le modalità di eventuali misure tariffarie. Gli investitori monitorano con attenzione anche lo sviluppo di eventuali nuovi sviluppi nelle negoziazioni fra Bruxelles e Washington.
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Reazioni del mercato obbligazionario e tassi di interesse in europa
Il nervosismo sulle borse si riflette anche sul comparto obbligazionario, con un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato. I Btp italiani sono saliti di poco più di 2 punti base, attestandosi al 3,58%. Lo spread rispetto ai Bund tedeschi si mantiene stabile intorno agli 86 punti base, confermando una certa tenuta del differenziale di rischio percepito tra i due paesi. L’incremento del rendimento indica una maggiore domanda di rendimenti più alti per compensare l’incertezza in corso.
Parallelamente l’euro ha registrato una leggera flessione contro il dollaro, attorno allo 0,1%, scendendo al valore di 1,169. Il cambio ha subito anche le minacce di dazi da parte degli Stati Uniti al Canada, con la moneta canadese che ha perso lo 0,3% nei confronti del dollaro, segnalando reazioni più ampie dei cambi alla tensione commerciale. Questi movimenti indicano una ritirata degli investitori da monete più rischiose verso valute rifugio come il dollaro.
Rifugio verso l’oro e interesse crescente per il bitcoin
Nel clima di avversione al rischio, si osserva un aumento della domanda di oro, che ha guadagnato lo 0,5%, raggiungendo i 3.343 dollari l’oncia. L’oro torna a svolgere il ruolo di bene rifugio tradizionale in tempi di crisi e incertezza finanziaria. Questo movimento testimonia la ricerca di stabilità da parte dei portafogli in presenza di turbolenze di mercato.
Parallelamente si è registrata una risalita importante del bitcoin, che ha superato la soglia dei 118 mila dollari. Questa crescita è stata favorita dalla chiusura di posizioni corte e da un flusso netto di investimenti di 1,2 miliardi di dollari raccolti attraverso gli Etf dedicati alla criptovaluta. Il ritorno di interesse per il bitcoin indica come gli operatori cerchino strumenti alternativi da affiancare o sostituire agli asset tradizionali in contesti complessi.
Performance dei titoli italiani più esposti ai dazi e reazioni sul mercato bancario
Sulla piazza finanziaria di Milano hanno sofferto soprattutto i titoli maggiormente legati all’export e più vulnerabili a dazi americani. Azioni di società come Moncler hanno ceduto il 3%, seguite da Stellantis con una discesa del 2,8%, Campari e Interpump entrambe in calo del 2,3%, Iveco con il 2,1% e Stm che ha perso il 2%. Questi decrementi si spiegano con il rischio che eventuali barriere doganali gravino sui costi o limitino l’accesso ai mercati esteri.
Debolezza nel settore bancario
Anche il comparto bancario ha mostrato segni di debolezza. Banco Bpm ha perso il 2,2%, mentre Unicredit è scesa dell’1,6% dopo un nuovo stop su un possibile accordo con Commerzbank, dove il cosiddetto golden power resta un nodo irrisolto. Mediobanca ha ceduto l’1,4% nel contesto di una risposta formale rivolta a Mps, che ha chiuso con un ribasso dello 0,8%. Infine, Bper ha perso l’1,3% nell’ultimo giorno utile per l’offerta pubblica sulla Popolare di Sondrio, con quest’ultima che ha subito un calo dello 0,8%. Questa situazione evidenzia come anche le operazioni di mercato entrino in tensione in assenza di certezze politiche o regolamentari.