Borse europee in calo dopo minaccia trump di dazi al 50% sull’europa da giugno

Borse europee in calo dopo minaccia trump di dazi al 50% sull’europa da giugno

L’annuncio di Donald Trump su possibili dazi Usa all’Europa provoca forti cali nei mercati azionari europei e americani, con impatti significativi su automotive, lusso e settore bancario.
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L'annuncio di Donald Trump su possibili aumenti dei dazi all'Europa ha scatenato forti vendite sui mercati finanziari, colpendo soprattutto il settore automobilistico, del lusso e bancario, e causando tensioni commerciali tra USA ed Europa. - Gaeta.it

L’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su un possibile aumento dei dazi doganali all’Europa ha scosso i mercati finanziari. Le borse europee hanno subito cali marcati nel corso delle contrattazioni, trascinate dal timore di una nuova ondata di tensioni commerciali tra Usa ed Europa. Anche i listini americani hanno mostrato debolezza, testimoniando un clima di incertezza a livello globale. Andiamo a vedere nel dettaglio come si sono mossi i principali indici e quali settori hanno pagato il prezzo maggiore.

Performance negative delle borse europee dopo l’annuncio di trump

Le borse europee hanno registrato pesanti perdite a seguito delle dichiarazioni di Trump. A Parigi l’indice ha lasciato sul terreno il 2,2%, il calo più significativo tra le piazze europee più importanti. Milano ha chiuso a -1,9%, seguita da Francoforte con -1,7% e Madrid con -1,56%. Londra ha registrato invece un calo più contenuto, soltanto dello 0,6%. Questo dato si spiega con le tariffe agevolate che il governo americano ha introdotto lo scorso 8 maggio nei confronti del Regno Unito, fissandole al 10% rispetto all’ipotesi del 50% sull’intera Europa.

Questi numeri mostrano come il mercato abbia reagito subito al rischio di un peggioramento nei rapporti commerciali con gli Usa. I timori riguardano soprattutto il peso che dazi così elevati potrebbero avere sugli scambi di beni e servizi, con ripercussioni per le economie di molti paesi europei. Le tensioni commerciali sono tornate al centro del dibattito in un momento di fragilità per alcune economie, complicando ulteriormente gli scenari già incerti.

Debolezza dei mercati americani e andamento dei tassi di interesse

Sulla sponda americana, i mercati azionari non sono rimasti immuni all’effetto Trump. Il Dow Jones ha perso lo 0,8%, mentre il Nasdaq ha ceduto l’1,2%. Questi ribassi riflettono la crescente apprensione per le possibili contromisure dei partner europei e il rischio di una guerra commerciale estesa.

Sul fronte dei tassi di interesse, si è osservato un rialzo nel differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi decennali, salito a 103,3 punti base. I rendimenti dei titoli italiani sono calati di 5,7 punti al 3,59%, quelli tedeschi di 8 punti al 2,56%, mentre negli Stati Uniti il rendimento ha perso 4,2 punti, attestandosi al 4,49%. Questi movimenti suggeriscono un clima di cautela da parte degli investitori, con un leggero spostamento verso titoli più sicuri.

In campo valutario, il dollaro si è indebolito attestandosi a 0,88 euro e 0,74 sterline. La moneta americana ha perso terreno contro le principali valute, condizionata dalle incertezze sui rapporti commerciali. Intanto l’oro ha registrato un aumento del 1,18%, raggiungendo 3.328,7 dollari l’oncia, a conferma del suo ruolo di bene rifugio nei momenti di tensione economica e finanziaria.

Impatto dei dazi sul settore automobilistico e lusso

Il comparto automobilistico europeo ha sofferto in modo particolare durante la seduta negativa. Le maggiori case produttrici hanno segnato perdite ingenti: Porsche ha ceduto il 4,75%, Stellantis il 4,73%, Ferrari il 4,45%, Mercedes il 4,16%, BMW il 3,8%, Volkswagen il 3,13% e Renault il 2,33%. La prospettiva di dazi elevati sugli import-export penalizza questo settore, che dipende fortemente dal commercio transatlantico per la vendita dei propri veicoli.

Anche il segmento del lusso, un pilastro dell’economia europea, ha risentito della svolta. Aziende come Swatch hanno perso il 5,78%, Brunello Cucinelli il 4,78%, Hermes il 4,43%, Kering il 4,05%, Moncler il 3,47%. Questi marchi esportano una quota rilevante delle proprie produzioni all’estero e l’introduzione di tariffe elevate rischia di frenare il flusso di domanda dai clienti americani, riducendo i ricavi e aumentando i costi.

Questo scenario grava su settori vitali per l’economia continentale, creando dubbi sulle strategie future delle imprese e la possibilità di ripercussioni occupazionali nei mesi a venire.

Il peso delle banche sotto pressione in un clima di tensioni

Anche le banche europee hanno chiuso in rosso la giornata, in parte condizionate dal deterioramento del sentiment generale e dall’impatto atteso sui finanziamenti e sulla crescita economica.

Banche come Popolare di Sondrio hanno registrato una variazione negativa del 3,94%. Monte dei Paschi di Siena ha perso il 3,56%, Unicredit il 3,63%, Intesa Sanpaolo il 3,4%, Banco BPM il 2,53% e Mediobanca il 2,34%. Questi cali testimoniano la vulnerabilità del sistema creditizio di fronte alle incertezze sui mercati e sui conti pubblici dei paesi coinvolti.

Il settore bancario resta sensibile alle tensioni tra Usa ed Europa perché eventuali dazi e rallentamenti economici riducono la domanda di prestiti e aumentano il rischio di insolvenza. Gli investitori stanno monitorando con attenzione i prossimi sviluppi per valutare se si materializzeranno politiche di contrasto a livello europeo o Stati Uniti.

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