Una bambina di quattro anni ha superato gravi problemi di mobilità e scoliosi dovuti a una doppia malformazione congenita del midollo spinale chiamata diastematomielia. L’intervento chirurgico multidisciplinare, effettuato presso il presidio materno-infantile Salesi di Ancona, ha permesso di risolvere la condizione che le impediva di camminare bene e di controllare le funzioni fisiologiche. A due mesi dall’operazione la piccola è tornata a muoversi in modo regolare e sta continuando il percorso di recupero sotto stretto monitoraggio medico.
Caratteristiche e impatti della malformazione diastematomielia
La diastematomielia è una malformazione rara del midollo spinale, caratterizzata dalla divisione dello stesso in due parti separate da una struttura anomala, spesso ossea o fibrosa. Nel caso di questa bambina, una formazione ossea ha diviso il midollo, compromettendo la funzione nervosa e provocando scoliosi grave oltre a problemi motori agli arti inferiori.
Questa divisione anomala interferisce con lo sviluppo corretto del midollo e ostacola la trasmissione degli impulsi nervosi. Il disturbo ha causato alla piccola difficoltà nel camminare e problemi nel controllo delle funzioni fisiologiche come l’eliminazione. La scoliosi, conseguenza frequente, è peggiorata progressivamente con la crescita, aggravando la situazione clinica.
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Il quadro presentava un rischio importante di deterioramento irreversibile, con la prospettiva di perdita completa della funzione motoria e sensibilità. Senza un intervento, la condizione avrebbe continuato a peggiorare fino a compromettere gravemente la qualità della vita della bambina.
L’intervento multidisciplinare presso l’azienda ospedaliero universitaria delle marche
L’operazione si è svolta presso il presidio materno-infantile Salesi, struttura dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche , riconosciuta per la gestione di casi complessi in ambito pediatrico. Il team ha affrontato un intervento delicato, dato l’alto rischio di complicanze gravi come la paraplegia.
La procedura ha previsto la rimozione di uno sperone osseo che divideva in due il midollo spinale. Successivamente il midollo è stato disancorato mediante il “detethering”, ovvero la sezione di un filo anomalo che impediva l’espansione e la normale mobilità del midollo. Questo filo, formato da tessuto filamentoso, fungeva da punto di ancoraggio bloccando lo sviluppo corretto della bambina.
L’azione combinata di ortopedia e neurochirurgia pediatrica ha garantito una manipolazione precisa e attenta delle strutture nervose, limitando il rischio intraoperatorio. L’intervento ha eliminato il conflitto tra la parte dura dell’osso e le strutture molli del midollo, liberandolo dalla compressione che causava disfunzioni motorie e sensoriali.
Il percorso post-operatorio e la risposta della bambina
Dopo 60 giorni dall’intervento, la bambina ha mostrato chiari segni di ripresa. Ha recuperato la capacità di camminare in modo regolare senza più perdere l’equilibrio. È inoltre migliorato il controllo delle funzioni fisiologiche, segnale importante di una riattivazione delle vie nervose compromesse.
Il recupero procedeva sotto il controllo costante di un team multidisciplinare. La presenza coordinata di ortopedici e neurochirurghi ha permesso un monitoraggio continuo e la programmazione di eventuali terapie riabilitative mirate. L’obiettivo è mantenere la stabilità dei risultati ottenuti e supportare la bimba nella crescita fisiologica.
Il ritorno a casa ha rappresentato un traguardo importante per la bambina e la sua famiglia. La situazione che sembrava destinata a peggiorare senza possibilità di inversione, si è trasformata in una riabilitazione promettente, grazie a un intervento chirurgico complesso, ma efficace.
Le scelte difficili della famiglia e il contributo delle competenze specialistiche
I genitori della bambina sono stati messi di fronte a una decisione difficile. Con la crescita della figlia, le condizioni cliniche peggioravano e la prospettiva di un progressivo deterioramento senza possibilità di recupero reale sembrava inevitabile. La scelta era fra accettare questo destino o affrontare un intervento con rischi molto alti, compresa la possibilità di danni neurologici permanenti.
Alla fine hanno optato per l’operazione, affidandosi alle competenze dell’Aoum e al lavoro congiunto di specialisti provenienti da diverse discipline. In campo ortopedico, la Clinica di Ortopedia dell’Adulto e Pediatrica, guidata dal professor Antonio Pompilio Gigante, ha fornito una valutazione accurata dell’impatto della malformazione sulla colonna vertebrale.
Dall’altro lato, la Divisione di Neurochirurgia pediatrica ha svolto un ruolo cruciale nell’intervento, affrontando la parte più delicata della compressione midollare. I medici Monia Martiniani e Leonard Meco da ortopedia e Roberto Trignani e Michele Luzi da neurochirurgia hanno collaborato per una strategia chirurgica condivisa.
Questa sinergia ha permesso di portare a termine una procedura con alti rischi, ma l’unica in grado di modificare il corso clinico della bambina, evitando l’aggravarsi progressivo del quadro e migliorando i suoi movimenti e la qualità di vita complessiva.