Il 13 novembre, la comunità di Barone Canavese ha dato il suo ultimo saluto a Domenica Gribaldo, conosciuta affettuosamente come “la Meca”. La sua vita e la sua presenza hanno lasciato un’impronta significativa nel cuore di coloro che l’hanno conosciuta. Domenica ha sempre incarnato l’immagine di una persona accogliente e calorosa, capace di far sentire chiunque a casa. Le testimonianze dei suoi cari e amici raccontano di una donna legata a profonde tradizioni e a ricordi affettuosi, che continueranno a vivere nell’animo di chi le ha voluto bene.
Un’infanzia costellata di ricordi
Domenica Gribaldo rappresenta una pagina importante nella storia di Barone Canavese. I suoi legami con i vecchi amici, come quelli raccontati da un amico di lunga data, risalgono a tempi in cui si viveva in un’atmosfera di semplicità e collaborazione. Ricorda che, da ragazzina, Domenica scappava di casa per unirsi alla sua famiglia di amici, giustificandosi con il famoso “me pà ciucavaca”, gesto affettuoso e spontaneo che mostrava il calore delle relazioni locali.
La stalla di Linu a Livioc è stata per anni il punto d’incontro di una gioventù vivace, dove le “tre Meche” e altre donne del paese si ritrovavano. Questi momenti erano caratterizzati da ricami e chiacchiere che creavano un legame indissolubile tra le partecipanti. Un conoscente descrive quelle serate come momenti magici, un’occasione per sentirsi parte di qualcosa di speciale. La cura per i dettagli, le mani esperte delle donne intenti nei loro lavori di ricamo, raccontano di una vita semplice ma colma di significato.
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Il lavoro e l’accoglienza nella vita professionale
Non solo il suo ambiente domestico ha visto Domenica protagonista, ma anche il suo lavoro ha avuto un forte impatto. Impiegata alla Cassa di Risparmio di Torino, “la Meca” era conosciuta per la sua gioia contagiosa. Chi la incontrava per una consulenza informatica non poteva fare a meno di sentirsi accolto e coccolato. Ogni incontro si trasformava in un momento per condividere storie e riannodare legami, una dimostrazione dell’importanza dei rapporti umani nella vita quotidiana.
La sua capacità di accogliere gli altri si rifletteva nel modo in cui gestiva i suoi rapporti professionali. Ogni caffè condiviso era un’opportunità per ricostruire, anche a distanza, l’affetto per gli amici e il paese natale. Domenica sapeva valorizzare ogni momento, trasformando la banalità quotidiana in un’esperienza calorosa, ricca di ricordi e significato.
Un giardino vissuto con amore e dedizione
Negli ultimi anni della sua vita, Domenica si dedicava frequentemente al suo giardino, una vera espressione del suo amore per la terra e le piante. Qui, attraverso il suo impegno, riusciva a infondere un senso di vita e di calore all’interno della sua casa. Gli aneddoti raccontano di un’immagine vivida di Domenica: pennello alla mano, intenta a rinfrescare i muri della casa, o in compagnia di nuovi autisti per svolgere le sue commissioni. Ogni gesto rivelava il suo attaccamento alla vita nella comunità e il desiderio di mantenere viva la bellezza del suo spazio.
Il vuoto lasciato dalla sua mancanza è già palpabile. I racconti sui fiori e le verdure del suo giardino evidenziano un cambiamento rispetto al passato, come evidenziato da un amico. Le zucchine quest’estate non sono cresciute rigogliose, e i crisantemi, simbolo di ricordo e affetto, sono mancati. L’addio a Domenica si fa sentire anche nei particolari: la speranza di rivivere la bellezza della primavera con i suoi crocus e bucaneve riflette un desiderio collettivo di non dimenticare una figura così importante.
L’eredità di Domenica Gribaldo continuerà a vivere nei ricordi di chi ha avuto il privilegio di conoscerla. La sua capacità di donare calore e affetto rimarrà impressa nella comunità di Barone Canavese, un patrimonio da preservare per le future generazioni.