La vicenda di una donna di 44 anni arrestata ad Asti svela un caso di circonvenzione d’incapace ai danni di due anziani fratelli cuneesi. La donna, con il ruolo di badante, avrebbe sottratto più di 300mila euro approfittando della fragilità dei due uomini, rispettivamente di 87 e 93 anni. I fatti risalgono al 2023 e sono emersi grazie a un’indagine dei carabinieri di Neive, che ha portato alla custodia cautelare eseguita nel luglio 2025. Il caso pone l’attenzione sulle modalità con cui persone in posizione di fiducia possono approfittare degli anziani e suggerisce di rafforzare i controlli nel settore dell’assistenza privata.
I primi incontri e la presa in carico della coppia di anziani
Il primo rapporto tra la donna di nazionalità macedone e il fratello maggiore, 93enne, è nato nell’ambiente di una casa di riposo nel 2023. L’anziano era ospite della struttura quando la badante ha iniziato a frequentarlo. Dopo poco l’uomo ha lasciato la residenza assistita per trasferirsi con la sorella, in un appartamento di loro proprietà a Barbaresco, nel cuneese. È in questo contesto che la donna si è offerta per assisterli entrambi; all’inizio del 2024 ha ottenuto un contratto di lavoro regolare con la famiglia.
Fin dal primo momento la badante ha lamentato problemi logistici legati all’accesso all’abitazione di Barbaresco. Ha suggerito che servisse un alloggio più comodo per lei, spingendo così verso un cambiamento nella sistemazione. Questo dettaglio è diventato un punto di partenza per gli inquirenti, che hanno collegato queste richieste a un piano ben preciso. La donna, infatti, ha guadagnato la loro fiducia con la promessa di offrire assistenza ma ha eluso i veri interessi dietro ai suoi spostamenti.
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L’acquisto sospetto dell’appartamento e la sottrazione di denaro
Le indagini hanno ricostruito la fase in cui è stato deciso un acquisto immobiliare a Guarene, poco distante dal precedente appartamento. L’acquisto, realizzato nel settembre 2024, è risultato intestato alla badante stessa, dopo che aveva convinto l’anziano fratello a procedere in tal senso. Questo passaggio ha sollevato sospetti poiché entrambi i fratelli non avevano piena capacità di giudizio e avevano affidato a lei la gestione quotidiana della loro vita.
Oltre all’immobile, la donna avrebbe ricevuto pagamenti in contanti regolari: circa mille euro ogni dieci giorni. Questo flusso ha attirato l’attenzione della commercialista di famiglia, la quale ha iniziato a monitorare i movimenti bancari. Nel corso della verifica, sono saltate all’occhio diverse anomalie, che sommando a quanto già emerso, hanno permesso di quantificare un danno finanziario stimato in oltre 365mila euro. La dinamica è tipica di forme di truffa che si avvalgono dell’isolamento progressivo delle vittime e della manipolazione emotiva.
Circonvenzione d’incapace: il quadro giuridico e i metodi usati
Il reato contestato, circonvenzione d’incapace, riguarda persone che sfruttano la condizione psicofisica vulnerabile di un individuo per trarne vantaggio economico o patrimoniale. Nel caso in esame, i due fratelli erano soggetti fragili e la badante ha approfittato del suo ruolo per isolare le vittime dal contesto familiare e farle agire secondo i suoi interessi. L’assenza di consapevolezza, indotta dalla presenza costante della donna, ha impedito loro di valutare correttamente le operazioni compiute.
Gli investigatori si sono basati su documenti contabili, testimonianze e analisi dei patrimoni per sostenere la tesi di un progetto criminale sistematico. L’accusa ha portato all’arresto della badante, ora detenuta nel carcere di Torino. La procura non esclude che l’inchiesta possa estendersi, esaminando se la stessa donna abbia agito in modo simile in altre situazioni di assistenza, forse individuali o in ambiti diversi.
Implicazioni sociali e necessità di maggiori controlli sui caregiver
Il caso di Barbaresco riaccende il dibattito sulla tutela degli anziani, specie quelli soli o con più di 80 anni, spesso privi di un controllo adeguato da parte della famiglia o delle istituzioni. La solitudine e la condizione precaria rendono queste persone bersagli facili per chi gira attorno con intenzioni poco limpide. Spesso chi si presenta come badante o accompagnatore nasconde invece altri scopi.
Esistono strumenti per proteggere gli anziani, come la nomina di amministratori di sostegno e il controllo dei movimenti finanziari, ma la loro efficacia dipende dalla presenza attiva di familiari o reti di vicinato. Un dominio di azione lasciato senza supervisione rischia di lasciare spazio a abusi. La vicenda richiama la necessità di un coordinamento più stretto tra famiglie, professionisti e autorità per evitare questi episodi e garantire un’assistenza trasparente e sicura.
L’arresto della donna di Asti sottolinea ancora una volta le difficoltà del sistema di assistenza privata, spesso artigianale, e la vulnerabilità che ne deriva. Ribadisce la richiesta di maggiori tutele legislative e di un monitoraggio puntuale degli operatori, per impedire che i fragili diventino vittime di truffe e abusi in casa propria.