La mattina del 7 giugno 2025, un gruppo di attiviste e attivisti di Greenpeace Italia è intervenuto presso la fontana dell’Acqua Paola sul Gianicolo a Roma. Hanno srotolato uno striscione rosso sangue con la scritta “Fermate il bagno di sangue a Gaza” e mostrato messaggi in inglese come “Save Gaza” e “Stop genocide”. L’azione ha l’obiettivo di denunciare il conflitto in corso nei territori palestinesi che dura ormai 20 mesi, puntando il dito contro il governo italiano per la sua presunta complicità nel continuare a fornire armi e tecnologia militare a Israele.
Le richieste di greenpeace e l’appello al governo italiano
Alessandro Giannì, portavoce di Greenpeace Italia, ha dichiarato apertamente che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni deve prendere una posizione chiara e sospendere ogni fornitura di armi e tecnologia militare verso Israele. Nel suo intervento, Giannì ha avvertito che la mancata revoca del memorandum e il continuo trasferimento di materiale bellico potrebbero far scattare responsabilità legali per il nostro paese, accusato di favorire un genocidio.
La richiesta è forte e coincide con una crescente pressione sociale che si sviluppa in città come Roma e in altre realtà italiane, dove movimenti pacifisti e associazioni chiedono maggiore trasparenza e un cambio di rotta nella politica estera. Greenpeace punta a fare pressione su istituzioni e opinione pubblica, spronando a uno stop immediato dell’invio di armi in un contesto di guerra, per evitare ulteriori perdite umane e destabilizzazioni regionali.
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Il gesto davanti all’Acqua Paola prosegue un percorso di contestazione e denuncia che coinvolge attivisti e cittadini, soprattutto nel momento in cui la tensione internazionale resta alta e le dinamiche militari in medio oriente non danno segnali di soluzione a breve termine. L’attenzione resta puntata sulla responsabilità dell’Italia, chiamata a scegliere tra interessi strategici e una politica che rispetti diritti e vite umane sul territorio palestinese.
La posizione di greenpeace sul coinvolgimento italiano nel conflitto israelo-palestinese
Secondo Greenpeace, nonostante il governo italiano abbia ufficialmente dichiarato di aver sospeso le nuove autorizzazioni all’export di armi verso Israele dopo il 7 ottobre 2023, la spedizione di materiale bellico non si è mai interrotta completamente. L’associazione ambientalista e pacifista denuncia che l’Italia continua a comprare tecnologie militari da Israele, tra cui dispositivi avanzati per gli aerei spia G550 Caew.
Questa denuncia si basa sulla convinzione che il governo italiano, pur ostentando una posizione neutrale, stia di fatto mantenendo un legame commerciale e militare che contribuisce al prolungarsi delle violenze nella striscia di Gaza e nei territori palestinesi in generale. Greenpeace sottolinea che questo sostegno economico e tecnologico rende l’Italia corresponsabile delle azioni militari israeliane, alcune delle quali sono contestate dalla comunità internazionale per l’alto numero di vittime civili.
L’iniziativa di greenpeace e l’impatto visivo a roma
Il luogo scelto per la protesta non è casuale. La fontana dell’Acqua Paola, nota per il suo valore storico e simbolico a Roma, è diventata il palcoscenico di un’azione dall’impatto visivo molto forte. Lo striscione rosso, che simula il sangue versato nella guerra a Gaza, è un richiamo diretto e drammatico alla violenza in corso. Greenpeace ha usato anche slogan in inglese per attirare l’attenzione internazionale, con frasi come “Save Gaza” e “Stop genocide”.
Il gruppo ha inteso così dare voce a un appello alla pace e all’immediata cessazione delle ostilità, sottolineando che l’Italia non può restare indifferente, soprattutto quando è coinvolta indirettamente nelle forniture militari a uno dei contesti più controversi al mondo. La presenza di attivisti in un luogo pubblico e simbolico come il Gianicolo ha attirato l’attenzione mediatica e ha contribuito a far emergere il dibattito sulla politica italiana in Medio Oriente.
Il memorandum di intesa militare tra italia e israele e le implicazioni politiche
L’azione di Greenpeace si inserisce nella più ampia mobilitazione della società civile contro il memorandum di intesa militare firmato tra Italia e Israele nel 2005. Questo accordo regola la cooperazione nella difesa e nella produzione di armamenti tra i due paesi. Greenpeace denuncia che il memorandum è in gran parte coperto da segreto militare e che si rinnoverà automaticamente dall’8 giugno 2025, senza un dibattito pubblico adeguato.
La questione è diventata oggetto di una diffida formale inviata a Giorgia Meloni, presidente del consiglio, e ai ministri degli Esteri e della Difesa, a firma di 10 giuristi. Il documento chiede la revoca del memorandum e invita il governo a interrompere ogni collaborazione militare con Israele. Il timore espresso è che la prosecuzione dell’accordo renda il nostro paese complice di crimini contro l’umanità, in particolare per quelle azioni in Gaza considerate come genocidio da alcuni osservatori internazionali.