Il 2025 ha visto una nuova protesta di Extinction Rebellion a Roma. Gli attivisti si sono radunati davanti alla sede produttiva di Leonardo, lungo la Tiburtina, per denunciare la presunta complicità dell’azienda e del governo italiano in vicende internazionali legate al conflitto in Palestina. Circa 100 persone hanno partecipato a questa iniziativa che ha assunto toni e modalità importanti sul piano simbolico e politico.
Modalità e dinamiche dell’azione di protesta
L’azione si è svolta con una composizione mista di attivisti, che hanno adottato diverse modalità per evidenziare la loro presenza e fermezza. La scelta di incatenarsi rappresenta un gesto simbolico, nato per impedire l’ingresso e attirare l’attenzione mediatica. Inoltre, la scalata alle inferriate ha aggiunto una componente di protesta fisica, non solo verbale.
L’occupazione dell’ingresso ha creato disagi nell’accesso alla sede di Leonardo. In quei momenti, la sicurezza aziendale e le forze dell’ordine sono intervenute per sedare la protesta. Non è stato segnalato l’uso di violenza, ma l’azione ha avuto toni intensi e una forte componente dimostrativa.
Lo striscione “Leonardo complice” è stato srotolato in modo da risultare ben visibile dall’esterno, con l’intento di inviare un messaggio diretto e chiaro. Frasi come “Partigiane per il clima, non per le vostre guerre” sono comparsi più volte, sottolineando il legame che il movimento stabilisce tra la lotta ambientale e la denuncia di politiche belliche.
le manifestazione davanti alla sede di Leonardo sulla Tiburtina
Gli attivisti si sono presentati in massa, con settanta, ottanta, fino a circa cento presenze, che hanno occupato l’ingresso principale della struttura industriale. Molti di loro hanno deciso di sedersi davanti ai cancelli bloccando fisicamente l’accesso. Altri si sono incatenati tra di loro e alle grate di protezione. Non sono mancati momenti di grande tensione quando alcuni hanno provato a scalare le colonne e le inferriate per entrare nell’area riservata di Leonardo.
I partecipanti hanno portato uno striscione con scritto “Leonardo complice”, a sottolineare il messaggio della protesta. Altri cartelli e slogan sono stati esposti con richiami diretti alle responsabilità politiche, come la scritta “Partigiane per il clima, non per le vostre guerre. Sabotare la guerra non è reato”. Questi elementi sono stati utilizzati per collegare la tematica ambientale con la denuncia delle azioni militari che il movimento contesta.
le accuse di Extinction Rebellion sulla complicità dell’azienda e del governo
La protesta si basa su una critica netta nei confronti di Leonardo e del governo italiano, che gli attivisti ritengono coinvolti in un “genocidio in Palestina”. La manifestazione si configura come un atto di denuncia di tale complicità, elemento centrale dei motivi che hanno spinto gli attivisti a muoversi.
La domanda posta dagli organizzatori è netta: “come può uno stato democratico, la cui costituzione ripudia la guerra, tollerare o supportare crimini di guerra o un’occupazione che, a loro dire, viola in modo evidente il diritto internazionale?” L’interrogativo porta all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica questa presunta contraddizione legale e morale.
Extinction Rebellion ha puntato il dito contro l’azienda Leonardo, che produce sistemi e tecnologie impiegate in ambito militare. secondo gli attivisti, essa sostiene direttamente azioni che provocano crisi umanitarie. Questa posizione controcorrente tenta di mettere in relazione industria e politica, chiedendo un cambio di paradigma rispetto al ruolo dell’Italia e del suo tessuto industriale nei conflitti esteri.
Le reazioni e il contesto politico attorno alla protesta
L’iniziativa di Extinction Rebellion si inserisce in un contesto politico sensibile relativo al conflitto in Palestina, alle politiche di difesa italiane e ai rapporti internazionali. Non a caso, la protesta si concentra su un’azienda strategica come Leonardo, simbolo dell’industria bellica italiana.
Le affermazioni degli attivisti evidenziano un conflitto tra la Costituzione italiana, che ripudia la guerra, e le scelte concrete perseguite dallo stato e da alcune sue aziende. La questione pone riflessioni non solo sulle decisioni di politica estera, ma anche sui legami economici che supportano tali scelte.
Al momento, non sono state diffuse dichiarazioni ufficiali da parte di Leonardo o del governo in risposta a questa protesta. Il presidio ha comunque lasciato un segno visivo importante, attirando l’attenzione di chi passa sulla Tiburtina e dei media. L’azione conferma la volontà di Extinction Rebellion di mettere in rilievo questioni più ampie rispetto all’emergenza climatica, coinvolgendo guerra e pace.
La protesta a Roma, quindi, non rappresenta solo un gesto locale, ma si inserisce in un quadro più vasto di mobilitazioni per i diritti umani e la giustizia internazionale, scegliendo come teatro una zona simbolo dell’industria italiana legata a questioni militari.