Il ritorno delle temperature miti porta con sé il rischio di una nuova ondata di zanzare, che rappresentano un pericolo concreto per la diffusione di malattie come la dengue e altre infezioni virali. Il sistema di sorveglianza italiano registra un numero significativo di casi negli ultimi mesi, richiamando l’attenzione di esperti e istituzioni verso un impegno concreto sulla prevenzione e il contenimento. A seguire, un quadro dettagliato sulle infezioni trasmesse dalle zanzare in Italia, le zone più a rischio e le strategie sanitarie in atto.
Dati aggiornati sulle malattie trasmesse dalle zanzare in italia nel 2024
Secondo gli ultimi aggiornamenti del sistema di sorveglianza nazionale, dal 1 gennaio al 3 dicembre 2024 sono stati confermati 693 casi di dengue, di cui 213 autoctoni e 480 importati da altre zone. Accanto alla dengue, sono stati segnalati anche 7 casi di zika virus, 15 di chikungunya, 50 casi di infezioni neuro-invasive da virus Tbe e 90 casi confermati di Toscana virus. Questi numeri emergono dalla dashboard dell’Istituto superiore di sanità , una fonte aggiornata e attendibile che monitora l’andamento delle malattie trasmesse da vettore. Lo scenario conferma che in Italia le zanzare continuano a veicolare virus potenzialmente pericolosi e la presenza di casi autoctoni indica una trasmissione interna che va tenuta sotto controllo.
Il fatto che oltre il 30% delle infezioni da dengue riportate siano autoctone segnala non solo i casi importati da viaggi in aree tropicali, ma la presenza dell’infezione nel nostro territorio, favorita dalla diffusione della zanzara tigre . Quest’insetto, ormai radicato in tante regioni del centro e nord Italia, può trasmettere diverse malattie e contribuisce a mantenere queste infezioni attive nella popolazione. I dati suggeriscono una persistente pressione epidemiologica durante i mesi caldi, quando le zanzare si riproducono più attivamente e il rischio di contagio cresce.
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Le responsabilità delle amministrazioni comunali e l’appello degli esperti
Matteo Bassetti, infettivologo e direttore delle Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, richiama le amministrazioni comunali a non giustificare l’assenza di interventi con la tutela della biodiversità urbana. Secondo lui, la manutenzione delle aree verdi e le disinfestazioni rappresentano un dovere imprescindibile per prevenire malattie gravi. I primi caldi di maggio e giugno sono cruciali: in quei giorni le zanzare depongono le uova e senza un’azione tempestiva il loro numero cresce rapidamente.
Bassetti sottolinea come in Italia, nonostante il rischio crescente, manchino spesso risorse e strategie di prevenzione efficaci. Il risultato è una diffusione che potrebbe diventare endemica, soprattutto con la presenza ormai diffusa della zanzara tigre. Anche i viaggi verso zone dove la dengue è endemica contribuiscono a portare casi importati, alimentando il ciclo di trasmissione. L’infettivologo invita i sindaci a intervenire in modo deciso con azioni di disinfestazione, e sollecita i cittadini a partecipare attivamente mantenendo puliti i propri spazi all’aperto.
L’esempio di Fano nella prevenzione della diffusione della dengue
Fano emerge come modello per la lotta alle zanzare vettori di malattie. Nel 2023 la città aveva registrato oltre 130 casi di dengue, il focolaio più grande d’Italia. Per questo il comune ha varato un’ordinanza che impone obblighi a cittadini, enti pubblici e privati per prevenire la diffusione della zanzara tigre e della zanzara comune. L’ordinanza prescrive alcune misure semplici ma necessarie, come evitare ristagni d’acqua, mantenere giardini e cortili puliti e trattare tombini o aree d’acqua stagnante con larvicidi.
Il documento cita con attenzione anche luoghi come cimiteri, vivai e cantieri, perché in queste zone l’accumulo di acqua è frequente e difficile da controllare. Il messaggio ai cittadini è chiaro: la prevenzione parte dalla casa e dagli spazi intorno, azioni che possono ridurre in modo decisivo la presenza di uova e larve. Questo intervento rappresenta un modello replicabile in altre realtà , specie ora che i contagi da dengue e altri virus trasmessi dalle zanzare continuano a emergere.
Situazione internazionale: il caso brasiliano e i rischi per l’italia
Nonostante una leggera riduzione nel 2025 rispetto ai numeri elevatissimi del 2024, il Brasile continua a registrare numeri alti di dengue. Dall’inizio dell’anno supera il milione di casi accertati e conta 668 vittime confermate. Nel 2024, nello stesso periodo, il conteggio era ancora più alto, con 4 milioni di casi e quasi 4 mila vittime.
Questa realtà conferma come la dengue resti una minaccia nei paesi tropicali. Il legame con l’Italia si rafforza attraverso i flussi migratori e turistici, che importano nuovi casi e favoriscono casi autoctoni per la presenza di zanzare vettori. La circolare del ministero della Salute, emessa a marzo 2024, indica la necessità di restare vigili. Senza contromisure efficaci, le malattie trasmesse dalle zanzare potrebbero continuare a manifestarsi in Italia anche negli anni a venire.
I luoghi italiani più a rischio per la proliferazione delle zanzare
Augusto Scirocchi, entomologo medico esperto in zanzare, indica alcune aree che richiedono particolare attenzione per bloccare la diffusione delle zanzare. Non sono solo i parchi pubblici i punti critici, ma soprattutto terrazzi, tombini, giardini privati e cimiteri. Questi ultimi risultano spesso accumuli d’acqua stagnante, luogo ideale per la deposizione delle uova.
Le zanzare tigre amano le piccole raccolte di acqua pulita, come quelle in sottovasi o nelle caditoie domestiche, dove le uova sopravvivono anche in assenza di acqua continua. Se una pianta viene annaffiata e il sottovaso trattiene acqua, le larve crescono e l’insetto si moltiplica. Scirocchi sottolinea la necessità di campagne di disinfestazioni in maggio e giugno, periodo in cui si possono utilizzare insetticidi biologici o chimici per eliminare le uova prima che si schiudano.
Anche le amministrazioni pubbliche devono intervenire. Prende ad esempio Roma, dove molti tombini storici non vengono trattati da anni, favorendo la proliferazione. La pulizia delle caditoie e i trattamenti mirati sono interventi richiesti a ogni Comune per ridurre il rischio di diffusione dei virus. La collaborazione tra cittadini e enti pubblici si conferma una componente essenziale contro le malattie trasmesse.
Sintomi della dengue, test, terapie e vaccini disponibili
L’Istituto superiore di sanità fornisce indicazioni chiare sui segnali di un’infezione da dengue. Spesso la malattia può risultare asintomatica o manifestare sintomi comuni come febbre alta, mal di testa intenso, dolori oculari, muscolari e articolari, nausea, vomito e irritazioni cutanee. Questi segnali non bastano per una diagnosi efficace: serve un esame di laboratorio specifico per confermare il virus.
Il test è indicato in particolare per chi torna da paesi endemici o si trova in aree italiane con casi confermati. Anche se privi di sintomi, i contatti stretti di persone infette devono sottoporsi ai controlli. L’incubazione varia tra 3 e 14 giorni, mediamente 4-7. Una buona parte delle persone non sviluppa sintomi o presenta forme lievi, ma circa il 5% dei casi sintomatici evolve in condizioni gravi che possono arrivare a un tasso di mortalità tra l’1 e il 15%.
Non esistono cure antivirali specifiche autorizzate che blocchino la replicazione del virus. Le terapie si limitano al trattamento dei sintomi e al supporto clinico durante la malattia. Dal punto di vista preventivo, due vaccini tetravalenti sono disponibili sul mercato: Dengvaxia e Qdenga. Quest’ultimo viene utilizzato in Italia all’interno della medicina dei viaggi e rappresenta un’opzione per proteggere chi si reca in zone a rischio.
Gli aggiornamenti e le raccomandazioni dell’Iss rimangono uno strumento fondamentale per medici e cittadini nel riconoscere, diagnosticare e prevenire la dengue sul territorio nazionale.