Le nuove tariffe sulle importazioni cinesi introdotte da Donald Trump hanno alterato i costi nel mercato del fast fashion negli Stati Uniti. Shein e Temu, due tra le piattaforme e-commerce più usate per abbigliamento economico, hanno modificato i prezzi per gli acquirenti statunitensi, creando incertezza tra i consumatori sulle spese effettive. Questo cambiamento riflette le tensioni commerciali tra USA e Cina e introduce nuove dinamiche nelle vendite online di capi a basso costo.
Come i dazi di trump hanno influito sui prezzi di shein e temu negli stati uniti
A partire dal 25 aprile 2025, Shein e Temu hanno aumentato i prezzi destinati al mercato statunitense. Questi siti, noti per offrire abbigliamento a basso costo prodotto principalmente in Cina, si avvalevano di un’esenzione doganale chiamata “de minimis”. Questo meccanismo permetteva l’ingresso senza dazi di pacchi contenenti beni di valore inferiore a 800 dollari. L’esenzione veniva utilizzata per ricevere milioni di pacchi a prezzi ridotti, poiché rendeva meno onerosa la spedizione di piccoli ordini.
Con la decisione esecutiva firmata da Donald Trump ad aprile 2025, l’esenzione “de minimis” è stata eliminata per importazioni cinesi. Ciò significa che ora ogni pacco proveniente dalla Cina è soggetto a dazi doganali, aumentando così i costi diretti per i commercianti e indiretti per gli acquirenti. Shein e Temu hanno replicato questi aumenti nei loro listini, causando un aumento significativo nei prezzi di vendita. La rimozione del regime de minimis ha colpito circa quattro milioni di pacchi giornalieri che entrano negli Stati Uniti, rendendo difficile mantenere i prezzi bassi nel settore del fast fashion online.
Leggi anche:
Impatti economici e ambientali legati alla produzione di fast fashion low cost
Il modello di fast fashion promosso da marchi come Shein e Temu si basa su produzioni su vasta scala, spesso con tessuti sintetici e costi contenuti. Questi prodotti generano milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno. La gestione di questi scarti è complicata dalla presenza di sostanze tossiche nelle fibre sintetiche, che rendono lo smaltimento più problematico e inquinante.
Sul fronte sociale, le condizioni di lavoro nelle fabbriche coinvolte nella produzione del fast fashion sono state più volte denunciate. Lavoratori costretti a turni superiori alle 12 ore al giorno rappresentano una realtà documentata in diversi casi. Alcuni episodi hanno riguardato anche l’impiego di lavoro minorile, come è stato ammesso da Shein stessa in passato. Queste problematiche sollevano interrogativi sull’etica e la sostenibilità di questo modello di business, oltre che sulle responsabilità delle aziende coinvolte.
Prospettive future per il fast fashion dopo l’aumento dei prezzi e la fine dell’esenzione
L’applicazione dei dazi e la rimozione dell’esenzione “de minimis” cambiano gli equilibri del mercato statunitense del fast fashion online. I prezzi più elevati potrebbero modificare le abitudini di acquisto dei consumatori, portando a una riduzione degli ordini sui siti come Shein e Temu. Molti utenti sono già confusi dall’aumento dei costi nascosti e valutano criticamente se continuare a usare queste piattaforme.
In un contesto di crescenti richieste di trasparenza e sostenibilità da parte dei consumatori, il settore si trova sotto pressione. I costi maggiori potrebbero spingere le aziende a rivedere le proprie strategie, magari diversificando le produzioni o investendo su prodotti differenti. Restano però aperti i dubbi su come si evolverà la concorrenza e se le nuove barriere doganali riusciranno a contenere la diffusione del fast fashion a basso costo negli Stati Uniti.
Tensioni commerciali e riflessi sulla sostenibilità del fast fashion
Gli sviluppi recenti riflettono non solo le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma anche una crescente attenzione ai limiti di un modello che spesso nasconde costi sociali e ambientali. Le prossime mosse delle aziende del settore e della politica commerciale saranno decisive per definire il futuro del mercato e-commerce legato all’abbigliamento low cost.