Nel 2024 si è registrata una crescita significativa dei dipendenti stranieri impiegati nel settore turistico italiano. I numeri indicano un aumento di quasi un quinto rispetto all’anno precedente, portando la loro quota a superare il 28% del totale dei lavoratori. Questo incremento si distingue per essere più marcato rispetto al resto del mercato del lavoro, con implicazioni importanti per le imprese e per l’economia locale. Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono le caratteristiche demografiche, le regioni maggiormente coinvolte e le nazionalità più presenti.
Presenza e crescita dei lavoratori stranieri nel turismo italiano
Durante il 2024, la media annua dei lavoratori dipendenti stranieri nel comparto turistico è salita a 420.528 unità. Questo numero corrisponde al 28,1% del totale degli occupati nel settore. La crescita rispetto al 2023 è stata del 12,4%, un ritmo più intenso della media nazionale che è arrivata invece al 7,4%. Se si considera il confronto con il periodo pre-pandemico, ovvero il 2019, l’aumento raggiunge il 29,5%. Questi dati dimostrano come le aziende turistiche italiane facciano sempre più affidamento su personale straniero, considerando anche le difficoltà nel reperire lavoratori locali in certi ambiti.
L’incremento non riguarda solo la quantità ma anche la qualità dei contratti. Oltre la metà, il 51,2%, possiede un contratto a tempo indeterminato, segnale di una stabilità lavorativa che si riflette positivamente sul settore. La componente femminile rappresenta quasi la metà dei lavoratori stranieri, precisamente il 44,8%. La giovane età è un altro elemento distintivo, con il 59,7% che ha meno di 40 anni, una risorsa preziosa per un comparto che punta anche su innovazione e dinamismo.
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Distribuzione geografica dei lavoratori stranieri nelle imprese turistiche
Le regioni che si posizionano ai primi posti per numero assoluto di dipendenti stranieri nel turismo sono Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. La Lombardia guida con 84.914 lavoratori stranieri, seguita dal Lazio con 47.499, dal Veneto con 44.658 e dall’Emilia-Romagna con 44.578. Questi territori rappresentano i grandi poli turistici ed economici del paese, capaci di attrarre una forza lavoro straniera qualificata e meno qualificata.
Guardando invece a valori percentuali rispetto al totale di lavoratori del settore turistico nelle rispettive regioni, Trentino-Alto Adige si distingue con una quota del 40,7%. Seguono Liguria con il 34,9%, Friuli-Venezia Giulia con il 33,4% e Toscana con il 32,5%. Questi dati mostrano che in alcune aree il lavoro straniero rappresenta una componente strutturale che supera di molto la media nazionale. La presenza massiccia di stranieri nei territori turistici è un elemento su cui contano molte imprese per mantenere attivi i servizi di accoglienza e ospitalità durante tutto l’anno.
Provenienza dei lavoratori stranieri nel turismo italiano
Il flusso di manodopera estera si concentra su alcune nazionalità che si affermano come maggiormente numerose in Italia. Al primo posto c’è la Romania, paese da dove proviene il maggior numero di lavoratori del settore turistico. Seguono Albania e Bangladesh, paesi che da anni contribuiscono alla forza lavoro nei servizi. Ci sono poi importanti presenze di lavoratori provenienti da Cina, Marocco e Ucraina, insieme alle Filippine, Moldova e Pakistan.
Queste nazionalità riflettono sia la rete di relazioni storiche con l’Italia che la domanda di occupazione in specifiche mansioni. La varietà di origini contribuisce a rispondere a certi profili professionali richiesti nelle imprese turistiche. La diversità aiuta anche a valorizzare lingue e culture, elemento non secondario in un settore votato all’accoglienza di turisti da ogni parte del mondo.
Considerazioni sui contratti e le politiche del lavoro
Il ricorso crescente ai lavoratori stranieri indica una trasformazione nel mercato del lavoro del turismo, con un impatto diretto sulle politiche di gestione delle risorse umane. Le imprese devono tenere in considerazione i bisogni formativi e le condizioni di contratto per mantenere questa forza lavoro motivata e stabile. Il dato positivo è che una buona parte di questi operatori ha contratti stabili e proviene da classi d’età giovani, elementi utili per la qualità del servizio.
Nel complesso, i numeri confermano che l’industria turistica italiana fa affidamento su un ampio bacino di manodopera straniera che continua a crescere. Le regioni più attive e le nazionalità più presenti tracciano una mappa del lavoro che accompagna l’aumento del turismo in Italia. A tutto ciò si aggiunge l’importanza di politiche di inclusione e formazione dedicate, che possono contribuire a consolidare questi risultati anche negli anni a venire. “Il coinvolgimento di lavoratori stranieri è un elemento fondamentale per la competitività e la capacità di innovazione del settore”, sottolineano gli esperti del settore.