Il divorzio congiunto si presenta come la soluzione più veloce e meno complicata per chi decide di terminare il matrimonio in modo condiviso. Questo tipo di procedura prevede che entrambe le parti trovino un’intesa precisa su temi delicati come l’affidamento dei figli, il mantenimento, la divisione dei beni e l’uso della casa familiare. Tutti questi punti devono essere messi nero su bianco prima di rivolgersi al tribunale. Vediamo come si sviluppa il processo e quali sono i benefici concreti per le coppie che scelgono questa strada.
Cos’è il divorzio congiunto e chi può accedervi
Il divorzio congiunto coinvolge entrambi i coniugi che, assistiti dai rispettivi avvocati, decidono di comune accordo le regole per sciogliere il vincolo matrimoniale. Non si tratta di una semplice dichiarazione, ma di un vero e proprio accordo su diversi aspetti. In particolare vanno stabilite le responsabilità genitoriali, la gestione dell’assegno di mantenimento, l’assegnazione dei beni comuni e la destinazione della casa coniugale. La coppia presenta in tribunale un ricorso congiunto a nome di entrambi. Anche se la legge permette, in casi specifici, di rivolgersi a un solo avvocato che rappresenta entrambe le parti, la tutela legale resta obbligatoria e fondamentale. L’obiettivo è ridurre i contrasti e predisporre un piano condiviso, evitando così una lunga battaglia giudiziaria.
Quale iter segue la procedura e quanto dura il divorzio congiunto
La pratica del divorzio congiunto è molto più snella rispetto a quella contenziosa. La documentazione presentata al tribunale contiene l’accordo firmato dai coniugi, che esplicita le condizioni su ogni punto di screzio. Il giudice verifica solo la chiarezza e la legittimità dell’intesa senza entrare nel merito delle scelte, quindi non ci sono udienze lunghe o testimonianze. Questo fa sì che i tempi di chiusura siano molto più brevi, generalmente fra qualche mese e meno di un anno, a seconda della complessità del caso. Dal punto di vista economico, ci sono meno spese per consulenze, perizie o cause che invece si presentano nel divorzio contenzioso. La rapidità e la minor spesa incentivano questa strada, soprattutto se non vi sono dissidi forti o interessi divergenti.
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Quali sono le condizioni essenziali dell’accordo nel divorzio congiunto
L’accordo che accompagna il ricorso deve affrontare tutta una serie di questioni pratiche che riguardano la vita successiva alla fine del matrimonio. Prima di tutto si definisce l’affidamento dei figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti, considerando tempi di visita e modalità di gestione. L’assegno di mantenimento viene calcolato in base alle esigenze dei figli o del coniuge economicamente più debole. La divisione dei beni comuni richiede chiarezza su chi mantiene cosa, dalle proprietà immobiliari alle somme in denaro. Non si dimentica mai la destinazione della casa coniugale: se resta al coniuge affidatario dei figli o se va venduta per dividere il ricavato. Tutto va scritto con precisione, firmato e presentato insieme al ricorso. Altrimenti il procedimento torna a farsi più complesso.
Perché scegliere il divorzio congiunto rispetto ad altre procedure
Il motivo principale è la velocità della pratica. Semplicità e chiarezza evitano discussioni infinite che caratterizzano il divorzio giudiziale. Nel congiunto si riducono molto i costi, perché mancano perizie, ricorsi ed eventuali fasi processuali di contrasto. Non meno importante è la minore tensione fra le parti. Il divorzio, già di per sé un momento difficile, perde parte della sua carica conflittuale. Questo ha un peso significativo soprattutto se ci sono figli che vanno protetti da liti estenuanti. Le coppie che optano per questa modalità dimostrano di volere mantenere un rapporto civile e rispettoso, facilitando anche eventuali accordi futuri. Di fatto il divorzio congiunto resta la soluzione più diretta, pratica e meno tormentata per porre fine al matrimonio.