aumentano i giornalisti incarcerati nel mondo, con la cina e la birmania in testa

aumentano i giornalisti incarcerati nel mondo, con la cina e la birmania in testa

Il Barometro di Reporter senza frontiere segnala 567 operatori dell’informazione detenuti nel 2025, con la Cina, Birmania e Russia tra i paesi più repressivi; Papa Leone XIV chiede la liberazione dei giornalisti.
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Il Barometro di Reporter senza frontiere denuncia un aumento globale dei giornalisti detenuti e ostaggi, evidenziando gravi violazioni della libertà di stampa soprattutto in regimi autoritari e zone di conflitto. - Gaeta.it

Il numero di operatori dell’informazione detenuti nel mondo continua a crescere, secondo il Barometro di Reporter senza frontiere , che monitora la libertà di stampa a livello globale. Nel 2025, sono 567 le persone arrestate solo per aver fatto il proprio mestiere, di cui 532 giornalisti. Questi dati allarmanti mostrano come la libertà di informare resti sotto pressione soprattutto in paesi con regimi autoritari o in zone di conflitto.

Il quadro globale dei giornalisti in carcere

La cina detiene il numero più alto di giornalisti imprigionati, con 114 casi verificati. Seguono la birmania con 62 e la russia con 52 detenuti. Queste cifre fanno emergere il controllo stringente sui media in Asia e nel Caucaso. La bielorussia occupa il quarto posto con 49 cronisti dietro le sbarre, mentre vietnam, israele, iran e azerbaigian segnano tutte la presenza di almeno una ventina di detenuti ciascuno.

Le donne giornaliste sono anch’esse vittime di repressione: solo in questi paesi si contano 11 giornaliste in cina, 12 in russia, 11 in bielorussia e azerbaigian, e 8 in birmania. Questi dati sottolineano come la censura non risparmi alcun genere, e che gli attivisti per l’informazione sono spesso presi di mira in modo selettivo.

Reporter senza frontiere e il monitoraggio continuo

Reporter senza frontiere, organizzazione con sede a parigi e consulente dell’ONU, aggiorna costantemente il numero di giornalisti vittime di repressioni. L’ong documenta casi di incarcerazione, sequestri e violenze fatali legate al mestiere del cronista. Questo monitoraggio serve a denunciare pubblicamente le violenze contro la libertà di stampa.

Durante un recente incontro con i media globali, Papa Leone XIV ha rivolto un pensiero ai giornalisti detenuti. Ha espresso solidarietà e ha chiesto la loro liberazione, ribadendo il valore dell’informazione libera come diritto fondamentale. Questi appelli internazionali puntano a mantenere viva l’attenzione sulle condizioni difficili dei cronisti.

Altri paesi con molti giornalisti dietro le sbarre

L’elenco dei paesi che imprigionano giornalisti comprende anche siria con 21 casi, egitto con 20 e arabia saudita con 19. Hong kong ha 11 giornalisti in carcere, e tagikistan ne conta 10. Questo indica come non solo i regimi apertamente dittatoriali, ma anche realtà con governi ibridi o in tensione sociale reprimano la libertà di parola.

Nel Barometro di Rsf compaiono nomi di freelance, direttori e redattori di testate tradizionali o digitali, ma anche blogger, interpreti e documentaristi. Sono considerati, inoltre, attivisti per i diritti umani e membri di associazioni di scrittori. La repressione colpisce quindi una categoria eterogenea, andando oltre il classico giornalista.

I giornalisti ostaggi nelle aree di conflitto

Oltre agli imprigionamenti, lo scenario globale vede 55 giornalisti trattenuti come ostaggi. La maggior parte si trova in siria , seguita da iraq , yemen , mali e singoli casi in messico e camerun. Queste prese di ostaggi spesso coinvolgono sequestri da parte di gruppi armati o terroristi, che usano i cronisti come strumenti di pressione o propaganda.

Le condizioni di questi giornalisti sono precarie, e spesso le trattative per la liberazione si protraggono a lungo, senza garanzie sulla sorte dei prigionieri. Questo fenomeno costituisce un rischio concreto per chi decide di raccontare verità scomode da zone instabili o conflittuali.

La crisi della libertà di stampa nel mondo

Nella classifica sulla libertà di stampa pubblicata da Reporter senza frontiere lo scorso 2 maggio, si evidenzia un netto peggioramento del quadro generale. L’indice globale segna un livello storico di restrizioni. Sono aumentate le chiusure di testate e le pressioni sui media.

Negli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, si registra un significativo deterioramento della libertà di stampa. Tre quarti dei 180 paesi analizzati presentano situazioni difficili o gravi. La sfida diventa quindi mondiale, con la necessità di sorvegliare costantemente le condizioni dei giornalisti e dei media liberi.

I dati di Reporter senza frontiere mostrano come la libertà d’informare resti un diritto sotto attacco. La cronaca contemporanea registra così un aumento delle restrizioni, che condizionano il lavoro di chi lavora per portare notizie e verità alla società.

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