L’associazione nazionale vittime delle marocchinate ha subito un attacco informatico che ha compromesso una vasta mole di documenti, studi e materiali storici raccolti nel corso degli anni. Il blitz digitale ha cancellato i siti, i profili social e le piattaforme contenenti testimonianze e documenti, mettendo a rischio la conservazione di dati cruciali sulla memoria delle vittime.
La reazione dell’anvm e la denuncia alle autorità competenti
Il presidente dell’associazione, Emiliano Ciotti, ha commentato duramente l’accaduto: “Stanno cercando di metterci a tacere, da anni tentano di ostacolare il nostro lavoro e screditare la verità che portiamo avanti. Non ci fermeranno, ripartiremo da zero se serve per mantenere viva la memoria e la giustizia per le vittime”. Con queste parole ha ribadito la volontà di proseguire nonostante il danno subito.
L’associazione annuncia che oggi presenterà una denuncia formale alle autorità. Parallelamente invita le istituzioni a intervenire per proteggere la memoria storica e salvaguardare il patrimonio culturale rappresentato dai suoi archivi. La richiesta è rivolta al mondo politico e culturale, affinché reagiscano a un danno che non colpisce solo l’organizzazione, ma l’intera comunità nazionale.
Leggi anche:
Al momento nessuno dei canali digitali ufficiali è tornato sotto controllo dell’associazione, tranne il profilo personale Facebook di Emiliano Ciotti. Su questo canale si pubblicheranno in via temporanea tutte le comunicazioni ufficiali e aggiornamenti riguardo a quanto accaduto.
I dettagli dell’attacco e le conseguenze sulla documentazione storica
Il 2025 ha visto una grave violazione informatica colpire l’Anvm, che ha denunciato quanto accaduto spiegando che i canali digitali ufficiali sono stati presi di mira in un attacco su larga scala. Gli hacker hanno sottratto il controllo dei siti web istituzionali, degli account social più utilizzati come Facebook, YouTube, X e Instagram. Sono state compromesse pure le piattaforme legate all’associazione, comprese quelle per la pubblicazione video e le mappe digitali dell’archivio storico.
Tra i materiali colpiti, il progetto “Historical crime mapping” risultava fondamentale: sfogliava oltre 150.000 documenti digitalizzati e posizionati su base geografica. Questi riferimenti riguardavano le violenze commesse da truppe coloniali francesi e alleate durante la campagna d’Italia, senza dimenticare i materiali che documentavano il clima della guerra civile nel secondo dopoguerra. I video con interviste esclusive a testimoni, familiari delle vittime, atti pubblici e documenti giudiziari sono ora inaccessibili.
Questa azione non ha solo cancellato dati, ma ha azzerato anni di lavoro di raccolta, digitalizzazione e diffusione di fonti storiche, un impegno portato avanti in modo indipendente, senza nessun finanziamento pubblico o privato. Il danno riguarda non solo il piano tecnico ma soprattutto quello culturale e etico: il rischio è quello di perdere la memoria di civili, donne, uomini e bambini, che subirono abusi da parte di quella che si definisce come la spedizione francese composta in gran parte da truppe coloniali magrebine.
L’appello all’opinione pubblica e gli effetti sull’eredità storica
L’Anvm lancia un appello alla solidarietà di chi opera nel mondo della cultura, dell’informazione e della politica, chiedendo di non restare in silenzio davanti a un attacco che va oltre la singola organizzazione. Si tratta di un colpo alla verità storica e alla dignità delle vittime, che la cronaca recente certifica come una ferita aperta da anni.
La perdita di testimonianze e documenti che raccontano le violenze commesse durante la Seconda guerra mondiale e il dopoguerra minaccia la possibilità di mantenere viva una narrazione importante. Quei dati digitalizzati, i video di interviste esclusive e le mappe geolocalizzate rappresentavano un patrimonio unico, utile a storici, studiosi, giornalisti e famiglie in cerca di risposte.
Oltre alla chiusura forzata dei canali, la difficoltà maggiore è ricostruire un archivio così ampio e dettagliato, risultato di anni di lavoro e nonostante tutto, senza alcun supporto finanziario. L’associazione ribadisce che la missione continuerà, sfidando questo attacco come un ostacolo da superare per difendere la memoria collettiva delle vittime delle marocchinate.
Il fatto, avvenuto nel 2025 e denunciato pubblicamente, entra nella cronaca degli attacchi digitali che colpiscono la conservazione della storia nazionale. Il rischio di perdere memorie o lasciarle cancellare per interessi non chiari è uno scenario che interroga più ampiamente il valore della tutela culturale nella società moderna.