La guerra in Ucraina continua a segnare nuove pagine di conflitto. Nelle ultime ore, Kharkiv e Dnipro sono stati al centro di attacchi aerei che hanno coinvolto direttamente la popolazione civile e causato danni estesi. Nel frattempo emergono informazioni sulla partecipazione nordcoreana nelle operazioni militari al fianco della Russia, con un bilancio pesante di vittime. Sul piano diplomatico, anche il dialogo per un cessate il fuoco lungo e stabile appare ancora lontano, con Mosca che rifiuta la proposta di Kiev. Gli Stati Uniti, da parte loro, avvertono della possibilità di abbandonare il ruolo di mediatori nel conflitto se non si farà avanti una reale volontà di pace.
Intensi bombardamenti su Kharkiv: feriti, danni e infrastrutture colpite
Nella giornata odierna, Kharkiv ha subito una serie di attacchi aerei suddivisi in diverse ondate, 16 secondo fonti ucraine. Questi raid lanciati dalle forze russe hanno provocato almeno 45 feriti, di cui alcuni riportano condizioni gravi. Il sindaco della città , Ihor Terekhov, ha descritto la situazione come critica. Tra gli obiettivi danneggiati figurano anche infrastrutture civili importanti, come ambulatori medici, destinati a fornire assistenza sanitaria alla popolazione. Le autorità locali hanno denunciato queste azioni come un attacco diretto alla vita civile.
Danni e vittime a Dnipro in seguito ai bombardamenti
Anche la città di Dnipro ha subito attacchi simili. Qui, le bombe hanno causato la morte di almeno una persona, ha riferito il governatore della regione Dnipropetrovsk. Il raid ha provocato ulteriori danni materiali in un’area già segnata dal conflitto, complicando ulteriormente la situazione logistica e civile per gli abitanti. Questi due casi mostrano come il conflitto militare coinvolga anche aree densamente popolate, con conseguenze per la sicurezza e i servizi essenziali.
Partecipazione nordcoreana sul fronte ucraino: bilancio vittime e difficoltÃ
Una delle novità emerse nelle ultime ore riguarda l’arruolamento e il dispiegamento di soldati nordcoreani a supporto delle operazioni russe nella regione di Kurk. Secondo le dichiarazioni del deputato sudcoreano Lee Seong-kweun, sono stati impiegati 18mila militari nordcoreani nella seconda fase di operazioni sul fronte, in un’azione che ha portato, nelle valutazioni sudcoreane, a un miglioramento delle capacità di combattimento di queste truppe, nonostante un iniziale deficit d’esperienza.
Il bilancio delle perdite tra i combattenti nordcoreani è salito a circa 600 morti in battaglia, mentre le vittime totali tra i militari inviati da Pyongyang raggiungono quota 4.700. Gran parte delle salme sono state cremate in territorio russo, con le ceneri restituite in Corea del Nord. La gestione delle truppe nordcoreane ha visto anche alcuni problemi sul piano disciplinare, con episodi di eccedenze alcoliche e furti, elementi che emergono a fronte di un lungo periodo di dispiegamento fuori dal proprio territorio.
Ritorno e isolamento dei soldati feriti
Tra gennaio e marzo, circa 2.000 soldati feriti sono rientrati in Corea del Nord, sottoposti a isolamento in varie località , con l’intento di preservarli e riorganizzarli. La zona sotto controllo congiunto russo-nordcoreano è stata conquistata il 18 marzo scorso, consolidando la presenza militare in quel fronte.
Proposta di cessate il fuoco da parte di Kiev respinta da Mosca
Il fronte diplomatico vede impegni tutt’altro che distesi. La proposta ucraina, presentata dal presidente Volodymyr Zelensky, chiedeva di estendere a trenta giorni il cessate il fuoco unilaterale già annunciato dalla Russia per tre giorni all’inizio di maggio. La risposta di Mosca, tramite il portavoce Dmitry Peskov, è stata negativa.
Il Cremlino ha dichiarato di aver preso in esame la proposta, ma ha sottolineato l’esigenza di chiarire condizioni e dettagli non specificati dalla controparte. Senza queste risposte, un accordo stabile è ritenuto difficile. Il cessate il fuoco di tre giorni annunciato da Putin, in concomitanza con la parata della Vittoria in Piazza Rossa, viene visto da Mosca come un gesto di buona volontà , ma non come apripista per una tregua duratura senza ulteriori condizioni.
Condizioni di Putin per un cessate il fuoco duraturo
Già nel mese di marzo Putin aveva definito le condizioni per un possibile cessate il fuoco duraturo, tra cui il divieto per l’Ucraina di riorganizzare i suoi reparti o ricevere armi occidentali durante la pausa, senza offrire concessioni in cambio. Questo rende impraticabile un dialogo immediato con Kiev su basi reciproche.
Segnali dagli Stati Uniti sulla gestione del ruolo di mediatori nel conflitto
Dagli Stati Uniti arrivano avvertimenti sulle possibilità di continuare a mediare la crisi. Marco Rubio, segretario di Stato americano, ha confermato che il loro intervento come facilitatori nei colloqui di pace potrà essere sospeso se non si registreranno iniziative concrete da parte di Mosca e Kiev.
Il messaggio è stato ribadito dalla portavoce Tammy Bruce, spiegando che ormai serve una proposta chiara su come mettere fine alle ostilità . Senza questo, le autorità statunitensi intendono ritirarsi dal ruolo che hanno ricoperto finora. Donald Trump, nel frattempo, ha espresso la sua opinione in un’intervista recente, confermando che pensa che Putin desideri la pace, anche se ha respinto l’idea di un cessate il fuoco limitato a pochi giorni come quello proposto dal presidente russo.
Gli Stati Uniti chiedono una tregua lunga e completa, che possa offrire una reale possibilità di chiudere il conflitto. Al momento le poche aperture di Mosca restano vincolate a condizioni rigorose e appaiono come un passaggio formale più che un vero avvio di negoziati duraturi.