Assolto Nicola Paris nel processo Inter nos: accuse di corruzione legate agli appalti Asp di reggio calabria

Assolto Nicola Paris nel processo Inter nos: accuse di corruzione legate agli appalti Asp di reggio calabria

Il tribunale di Reggio Calabria assolve Nicola Paris e altri esponenti dell’Asp, condanna imprenditori e dipendenti per irregolarità negli appalti sanitari senza aggravante mafiosa nel processo Inter nos.
Assolto Nicola Paris Nel Proce Assolto Nicola Paris Nel Proce
Il tribunale di Reggio Calabria ha assolto l’ex consigliere Nicola Paris nel processo Inter nos, che ha condannato altri imprenditori e dipendenti dell’Asp per irregolarità negli appalti, escludendo però l’aggravante mafiosa. - Gaeta.it

Il tribunale di Reggio Calabria ha emesso una sentenza importante nel processo Inter nos, che ha coinvolto esponenti politici e funzionari dell’Asp di Reggio Calabria. Nicola Paris, ex consigliere regionale, è stato assolto dall’accusa di corruzione. Il caso era nato da un’inchiesta della Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che aveva puntato i riflettori su presunte interferenze della ‘ndrangheta negli appalti pubblici dell’Azienda sanitaria provinciale. L’esito del processo ha visto condanne per diversi imprenditori e dipendenti Asp, mentre altri imputati, tra cui figure istituzionali, hanno ricevuto l’assoluzione.

Il ruolo di Nicola Paris e l’accusa nel processo Inter nos

Nicola Paris, eletto inizialmente nella lista dell’Udc e poi passato al gruppo misto nel consiglio regionale della Calabria, era uno degli imputati maggiormente attenzionati. Per lui la pubblica accusa ipotizzava un tentativo di intervento presso Nino Spirlì, ex presidente facente funzioni della regione, per spingere verso il rinnovo del contratto dell’ex direttore del settore gestione risorse economico-finanziarie dell’Asp di Reggio Calabria. Queste accuse, però, sono state respinte dai legali di Paris, gli avvocati Francesco Calabrese e Attilio Parrelli. Durante il processo infatti sono emerse testimonianze e prove che hanno portato alla decisione del tribunale di assolverlo “per non avere commesso il fatto”. Questa decisione esclude quindi qualsiasi coinvolgimento diretto dell’ex consigliere nel sistema corruttivo o in interferenze illecite sugli appalti sanitari.

Il contesto dell’inchiesta: le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti dell’asp

L’indagine Inter nos si è concentrata principalmente sulle commesse e gli appalti promossi dall’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, una delle più grandi realtà pubbliche della regione. La Guardia di finanza, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, aveva avviato il filone investigativo per smascherare eventuali tentativi della ‘ndrangheta di influenzare gli affidamenti pubblici tramite accordi illeciti o pressioni. Nel corso delle indagini, numerose società e figure professionali sono state coinvolte, con accuse che spaziavano da corruzione a turbativa d’asta. L’attenzione delle forze dell’ordine ha permesso di ricostruire un quadro di possibili interessi criminali nelle procedure di assegnazione degli appalti, anche se il tribunale ha escluso l’aggravante mafiosa nei reati contestati. Questa esclusione rimane significativa nella valutazione delle responsabilità penali.

I verdetti del tribunale: condanne e assoluzioni nel processo Inter nos

Il processo ha visto coinvolti oltre venti imputati, tra imprenditori operanti nel settore sanitario e dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale. Presieduto dal giudice Greta Iori, il tribunale ha inflitto pene per dodici imputati, con condanne pesanti soprattutto per gli imprenditori. Tra i condannati spiccano Antonino Chilà con sei anni e sei mesi, Domenico Chilà con cinque anni e mezzo, Giovanni Lauro e altri con pene che oscillano tra quattro anni e mezzo e cinque anni di reclusione. Tra gli impiegati Asp condannati figurano Nicola Calabrò, direttore dell’ufficio acquisizione beni e servizi, a cinque anni, e il collaboratore amministrativo Francesco Macheda con la stessa pena. La funzionaria Filomena Ambrogio ha ricevuto una condanna di tre anni e sei mesi. Questi verdetti si concentrano su singoli comportamenti ritenuti illegittimi, ma senza collegarli a un disegno criminale di matrice mafiosa.

Assoluzioni di rilievo e nomi scagionati

Dall’altra parte, otto imputati sono stati assolti. Tra loro spiccano nomi di rilievo come l’ex direttore generale dell’Asp Rosanna Squillacioti, l’ex commissario Francesco Sarica e la dirigente dell’ufficio programmazione Angela Minniti. Sono stati scagionati anche altri funzionari e medici, come il primario del pronto soccorso di Locri, dimostrando che non tutte le accuse hanno trovato riscontri concreti durante il dibattimento. L’ampia presenza di assoluzioni dimostra una selettività della giustizia nel distinguere i reali comportamenti illeciti dagli episodi privi di fondamento.

Riflessi e conseguenze sulla gestione degli appalti sanitari in calabria

La vicenda solleva ancora una volta questioni sul controllo delle procedure amministrative negli enti pubblici della Calabria. Gli appalti dell’Azienda sanitaria provinciale rappresentano un’area sensibile per possibili condizionamenti esterni che possono favorire interessi privati o addirittura collegamenti con la criminalità organizzata. La sentenza del tribunale di Reggio Calabria, pur condannando alcuni comportamenti illeciti, esclude alleanze mafiose nell’ambito degli appalti esaminati. Questo risultato lascia aperta la strada a miglioramenti nei sistemi di trasparenza e vigilanza, visto che gli episodi riconosciuti costituiscono comunque un campanello d’allarme per l’amministrazione pubblica.

Sviluppi futuri e importanza del controllo

Le assoluzioni di figure apicali nei vertici dell’Asp, come Rosanna Squillacioti e Francesco Sarica, potrebbero favorire una ripresa della fiducia nell’ente, ma resta la necessità di rafforzare i controlli per evitare che episodi simili si ripetano. L’attenzione delle autorità giudiziarie e degli organi anticorruzione è decisiva per impedire infiltrazioni e garantire che i fondi pubblici siano utilizzati con regolarità e a beneficio della collettività.

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