Un processo complesso si è concluso a Roma con l’assoluzione di una famiglia coinvolta in accuse incrociate di maltrattamenti tra genitori, figli e fratelli. Il caso, iniziato con denunce di vessazioni fisiche e psicologiche protratte per oltre dieci anni, ha visto le parti imputate sia come vittime che come presunti aguzzini. Le sentenze, emesse il 10 giugno 2025, hanno chiarito l’assenza di prove sufficienti per confermare le accuse contro i quattro familiari, cui sono state riconosciute assoluzioni nelle diverse posizioni contestate.
Le accuse contro la donna e il contesto familiare
Nel dibattito giudiziario è emersa la posizione di una donna cinquantenne accusata di maltrattamenti contro i genitori ultra settantenni e il fratello conviventi. Secondo il capo di imputazione, la donna avrebbe esercitato violenze verbali e fisiche per oltre un decennio, dal 2008 al 2021. Le violenze sarebbero consistite in aggressioni con schiaffi, spintoni, lancio di oggetti e insulti pesanti, spesso accompagnate da minacce rivolte soprattutto verso la madre e il fratello. Un episodio particolarmente grave si riferisce a quando, secondo l’accusa, la donna avrebbe trascinato la madre per i capelli dal balcone alla cucina.
Atti mortificanti per la dignità familiare
Questi presunti maltrattamenti riguardavano atti definiti dagli inquirenti come altamente mortificanti per la dignità dei familiari. Il lungo intervallo temporale indicato ha fatto ipotizzare un clima di tensione persistente all’interno della famiglia. Tuttavia, nel corso dell’istruttoria, sono emerse difficoltà nel raccogliere prove certe che confermassero in maniera inequivocabile i fatti denunciati. La cronaca della famiglia appare dunque segnata da conflitti e fraintendimenti reciproci, che hanno portato a uno scenario giudiziario intricato.
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Le accuse rivolte dalla donna ai genitori e al fratello
Dall’altra parte, genitori e fratello della donna si sono difesi accusandola a loro volta di maltrattamenti. Secondo quanto emerso dalle denunce presentate ai pubblici ministeri di Roma, la famiglia avrebbe imposto alla figlia restrizioni forti nella vita quotidiana, insieme a minacce e percosse. In particolare, l’accusa descrive un quadro in cui la donna veniva esclusa dalla vita domestica: le sarebbe stato vietato l’uso di spazi fondamentali come la cucina, il bagno e la televisione, impedendole l’accesso alle aree comuni.
Un rapporto segnato da scontri e tensioni
Le minacce si sarebbero tradotte anche in aggressioni fisiche capaci di causare giorni di prognosi, confermando un rapporto familiare segnato da scontri e tensioni. Tutti i membri coinvolti avrebbero subito così episodi di violenza, dando luogo a una situazione difficile da definire netta. La diffusa onset di conflitto interno sembra aver generato una spirale in cui le responsabilità si sono confuse e queste accuse incrociate hanno creato un clima di reciproco sopraffazione, complicando la ricostruzione giudiziaria delle singole responsabilità.
Le decisioni del tribunale e le assoluzioni
Il 10 giugno 2025, i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Roma hanno emesso la sentenza, con effetti importanti per tutti e quattro gli imputati. Secondo la corte, le prove raccolte nel processo non hanno superato il livello di ragionevole dubbio riguardo alla sussistenza dei reati contestati. Per questo motivo i congiunti sono stati assolti, ognuno secondo la propria posizione, con formule come “perché il fatto non sussiste” o “perché il fatto non risulta provato oltre ogni ragionevole dubbio”.
Questa decisione riconosce l’impossibilità di attribuire responsabilità criminali certe nel contesto di relazioni familiari complesse e contraddittorie, in cui le accuse si sono sovrapposte. La sentenza sottolinea come, senza prove effettive e documentate, il sistema giudiziario non può condannare soggetti anche in presenza di contestazioni forti ma non supportate con elementi concreti.
La reazione dell’avvocato e la situazione familiare attuale
A seguito della sentenza l’avvocato Emanuele Fierimonte, difensore di padre, madre e fratello, ha commentato la vicenda definendola “molto travagliata”. Ha sottolineato come la complessità del caso richiedesse una valutazione che andasse oltre la sola applicazione del diritto, considerando anche gli aspetti umani e familiari. Ha aggiunto che nel tempo la famiglia ha cambiato panorama, con la scomparsa della madre e attuali rapporti collaborativi tra figli e padre, quest’ultimo affetto da gravi condizioni di salute.
L’avvocato ha espresso soddisfazione per avere contribuito a chiudere una fase dolorosa della loro vita, permettendo ai familiari di raggiungere un periodo di tranquillità. Il percorso giudiziario, durato anni, infatti si è intrecciato con vicende personali delicate e un clima di tensione protratto nel tempo. La sentenza rappresenta per loro un definitivo punto di svolta nella vita pratica e relazionale.