La asl 1 abruzzo ha approvato il 7 luglio 2025 una nuova delibera che modifica in modo drastico l’organizzazione dei servizi di emergenza nelle zone interne. La misura, motivata dalla necessità di ridurre la spesa sanitaria, coinvolge riduzioni di posti letto di terapia intensiva negli ospedali di Sulmona e Castel di Sangro e tagli nei turni medici notturni in diversi punti di primo intervento. Questi cambiamenti sollevano dubbi sulla capacità di assicurare cure tempestive e complete soprattutto nelle aree più isolate della provincia. Il provvedimento prevede inoltre un’azione di controllo sui ricoveri e la razionalizzazione delle attività, ma la reazione di cittadini e amministratori locali segnala un malessere diffuso.
Riduzione dei posti letto di terapia intensiva a sulmona e castel di sangro
La delibera aziendale ha disposto un dimezzamento dei posti letto di terapia intensiva in due importanti ospedali della provincia abruzzese. Da otto, i posti di terapia intensiva passeranno a quattro sia a Sulmona che a Castel di Sangro. Questa scelta sostenuta dalla direzione sanitaria nasce dall’urgenza di contenere la spesa e riorganizzare le risorse umane, in particolare il personale medico, ma rischia di ridurre drasticamente la capacità di affrontare emergenze complesse.
Impatto sui servizi di terapia intensiva
Il taglio degli spazi dedicati alla terapia intensiva si accompagna a una revisione complessiva dei servizi offerti. Il numero limitato di posti letto in reparti così cruciali implica tempi di attesa più lunghi e difficoltà nel reperire assistenza in casi critici. Nel contesto degli ospedali montani, sempre più chiamati a svolgere un ruolo chiave per le comunità locali, la riduzione mette a rischio l’efficacia degli interventi medici urgenti.
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L’accesso a posti di terapia intensiva non riguarda solo i pazienti acuti, ma coinvolge anche chi necessita di cure post-operatorie o supporto respiratorio. Ridurre così sensibilmente la disponibilità limita la flessibilità organizzativa e il pronto intervento, con possibili riflessi sulla mortalità e sugli esiti clinici.
Tagli al pronto soccorso e limitazioni nelle prestazioni a sulmona
Nell’ospedale di Sulmona i tagli si estendono anche ai reparti del pronto soccorso, dove alcune attività interne subiscono restrizioni. Tra queste, si riducono le consulenze specialistiche, le trasfusioni per pazienti cronici e il posizionamento di accessi venosi per dialisi e trattamenti oncologici. Si interviene inoltre sui servizi diagnostici endoscopici per emorragie nei pazienti stabili, riducendoli notevolmente.
Queste limitazioni, pur volte a controllare i costi, comportano una minor disponibilità di prestazioni fondamentali per i pazienti con importanti necessità assistenziali. La riduzione del supporto nel pronto soccorso può influire sulla gestione sanitaria quotidiana, aumentando i rischi per chi necessita di controlli frequenti o interventi tempestivi.
Nel complesso, i cambiamenti impongono a medici e infermieri un’organizzazione più rigorosa e prioritaria delle risorse, in un contesto dove la domanda assistenziale rimane elevata. Le misure introducono un carico di lavoro più pesante e richiedono maggior coordinamento, mentre la riduzione delle prestazioni potrebbe influire sull’accoglienza e la sicurezza dei pazienti.
Strategie di controllo e razionalizzazione ad avezzano e l’aquila
Nel capoluogo di regione e ad Avezzano la asl 1 applica una strategia mirata a ridurre la durata dei ricoveri in terapia intensiva e a migliorare la gestione dei reparti. Si intensifica il controllo sull’appropriatezza delle ospedalizzazioni, con la dimissione anticipata dei pazienti stabilizzati quando possibile. Questa attività si affianca a un sistema di bed management che monitora i posti letto e favorisce la rotazione.
Parallelamente, viene esortato un impiego più razionale di farmaci e analisi di laboratorio. Queste procedure mirano a contenere gli sprechi e migliorare l’organizzazione senza incidere negativamente sulla cura.
La riorganizzazione consente di alleggerire il carico sui reparti di terapia intensiva, ma richiede un’efficiente coordinazione tra reparti e servizi territoriali per garantire il percorso di dimissione e il supporto successivo. Il monitoraggio stringente mira a evitare ricoveri non necessari o prolungati, soluzione che può aumentare la capacità dei reparti di accogliere nuovi pazienti.
Nonostante l’attenzione al controllo dei costi, resta il nodo del possibile impatto sulla qualità assistenziale e sulla capacità del sistema di far fronte a situazioni improvvise o complicate.
Demedicalizzazione e riduzione della reperibilità oss nella marsica
La delibera della asl 1 prevede inoltre la continuazione della demedicalizzazione in alcune postazioni del servizio 118, una scelta motivata dalla persistente carenza di medici in queste aree. In particolare nell’ospedale di Castel di Sangro, è stata soppressa la reperibilità per gli operatori socio sanitari , riducendo ulteriormente il personale disponibile per l’assistenza.
Nella Marsica il taglio più pesante interessa i turni notturni dei medici nei punti di primo intervento di Tagliacozzo e Pescina. L’interruzione di questi turni solleva allarmi per la capacità di garantire assistenza medica tempestiva nelle ore critiche. Il documento ufficiale segnala il taglio di tutte le attività integrative come collaborazioni coordinate e continuative e straordinari.
Questi cambiamenti portano a un ridimensionamento sostanziale dei servizi notturni, con effetti diretti sulla sicurezza dei cittadini e sulla rapidità di intervento. La riduzione dei medici in servizio limita la possibilità di valutazioni e trattamenti immediati.
Le amministrazioni locali e i comitati di cittadini hanno già manifestato il proprio dissenso, dichiarando l’intenzione di organizzare proteste pubbliche per chiedere interventi che evitino la marginalizzazione sanitaria della zona.
Bilancio e sostenibilità della sanità territoriale nella asl 1 abruzzo
Le misure annunciate si inseriscono in un contesto di ristrettezze finanziarie che da anni pesano sulla asl 1 abruzzo. Il territorio coperto dalla asl è esteso e caratterizzato dalla presenza di molte aree montane e rurali, con 73 punti di assistenza distribuiti. Il finanziamento regionale dedicato a questo ambito risulta inferiore rispetto ad altre aziende sanitarie in Abruzzo, situazione che condiziona le scelte gestionali.
La pressione sulla spesa si fa sentire tra aumento dei costi, vincoli stringenti e carenza di personale, soprattutto medico. Le misure adottate riflettono quindi un tentativo di adattamento alle risorse disponibili, anche se rischiano di penalizzare i cittadini più isolati e le comunità meno servite.
La asl garantisce che i livelli essenziali di assistenza non saranno compromessi nel loro insieme, ma la percezione nei territori interessati rimane critica. I timori riguardano la riduzione progressiva dei servizi e le ricadute sulla capacità di fornire cure tempestive e adeguate.
Nei prossimi mesi sarà necessario monitorare l’effettivo impatto delle modifiche sulla salute pubblica e trovare soluzioni equilibrate tra gestione economica e diritto all’assistenza sanitaria, specie nelle zone interne più vulnerabili d’Abruzzo.