Ash – cenere mortale: astronauta si risveglia su una base spaziale deserta tra misteri e orrori

Ash – cenere mortale: astronauta si risveglia su una base spaziale deserta tra misteri e orrori

Un’astronauta, Riya, si risveglia su una stazione di ricerca abbandonata su un pianeta lontano e deve scoprire cosa è successo prima che l’ossigeno finisca in questo film di fantascienza e horror diretto da Flying Lotus.
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"Ash – Cenere mortale è un thriller di fantascienza e horror che segue l’astronauta Riya, risvegliatasi su una stazione spaziale abbandonata, mentre lotta contro l’amnesia e la scarsità di ossigeno per sopravvivere a eventi misteriosi e violenti." - Gaeta.it

Un’astronauta si risveglia su una stazione di ricerca abbandonata su un pianeta lontano senza ricordare come ci sia arrivata. Tra corridoi stranamente silenziosi e corpi senza vita, deve scoprire cosa è accaduto prima che l’ossigeno finisca. Questo scenario è al centro di ash – cenere mortale, film che mescola fantascienza e horror, portando sullo schermo una sopravvivenza carica di tensione e scene crude.

Il risveglio di riya e il mistero sulla stazione spaziale

Riya, l’astronauta protagonista, apre gli occhi in un complesso scientifico su un pianeta disabitato e polveroso. Non ricorda i dettagli di quanto le è successo, ma ha lampi di memoria che si presentano in modo confuso e frammentato. Mentre si muove tra i corridoi hi-tech della base, si imbatte nei corpi senza vita dei suoi colleghi, che la presenza dei cadaveri fa crescere in lei un senso di paura e straniamento.

La stazione appare praticamente in rovina, e il silenzio è rotto solo dal rumore degli apparecchi rimasti attivi. Tra i ricordi sparsi che emergono, Riya capisce di essere collegata a quegli eventi tragici, anche se non riesce a mettere a fuoco cosa sia accaduto. La tensione cresce nel momento in cui comprende che non è del tutto sola. L’arrivo di Brion, un uomo che dice di conoscerla e di avere lavorato con lei, segna una nuova svolta.

L’incontro con brion e la lotta contro il tempo per l’ossigeno

Brion porta informazioni importanti per capire la situazione. Afferma che Riya sta soffrendo di amnesia causata da circostanze ancora da chiarire e che hanno poco tempo: l’ossigeno della stazione finirà nel giro di poche ore. Per questo devono usare tutte le risorse a disposizione per tentare di lasciare il pianeta prima che la situazione diventi irreversibile.

Il dialogo tra i due rivela dettagli sulla loro missione e i possibili rischi che hanno affrontato. I ricordi di Riya si intrecciano con le spiegazioni di Brion, ma rimangono molte domande senza risposta. L’atmosfera si fa ancora più tesa quando nuove difficoltà emergono e complicano la già precaria situazione, costringendoli a muoversi fra pericoli inattesi e continui dubbi.

Le scelte estetiche e narrative del regista flying lotus

Dietro la macchina da presa c’è Flying Lotus, al suo debutto come regista di lungometraggi. Ha scelto di girare in uno spazio ristretto, utilizzando un vecchio stabilimento in Nuova Zelanda adattato a set, con un mix di riprese vere e ricorso discreto alla computer grafica. Il risultato trasmette un senso di claustrofobia palpabile, adatto al racconto di isolamento e terrore.

Gli effetti speciali, soprattutto nella scena finale, si fanno intensi e cupi, mostrando violenza piuttosto sanguinosa e disturbante. Questi momenti hanno richiamato paragoni con il film culto “Punto di non ritorno” del 1997, per alcune atmosfere e scelte visive. Tuttavia, il tentativo di costruire una trama complessa risulta spesso eccessivo e lascia spazio a confusione soprattutto a causa di flashback ridondanti e spiegazioni poco chiare.

Dinamiche tra i personaggi e ritmo della narrazione

Il film si concentra principalmente sul rapporto tra Riya, interpretata da Eiza González, e Brion, con Aaron Paul nel ruolo maschile principale. I dialoghi oscillano tra tensioni, sospetti e momenti di collaborazione forzata, mentre emergono verità nascoste e il gioco di bugie si fa serrato. Alcune apparizioni brevi, come quella di Iko Uwais, non riescono a incidere nella storia in modo significativo.

La regia spesso ricorre a angolazioni strette e riprese in soggettiva tramite il casco spaziale, ma questo ritmo intenso può rallentare l’attenzione dello spettatore, soprattutto quando le scene si susseguono rapidamente senza un chiaro sviluppo. La parte finale si caratterizza per azioni violente e sanguinose, che offrono momenti di spettacolarità ma non compensano del tutto le debolezze narrative.

Aspetti tecnici e sceneggiatura tra punti di forza e limiti evidenti

ash – cenere mortale offre una buona componente visiva ed estetica che risalta nelle ambientazioni chiuse e nel montaggio scenografico. La tensione si costruisce dall’inizio e trova il suo culmine nell’escalation di orrore e violenza. Nel complesso, emerge però uno script poco originale, che fa riferimento a elementi già visti nel genere e che si affida spesso a soluzioni narrative preconfezionate.

I flashback, usati per recuperare la memoria di Riya, sono frequenti e talvolta ripetitivi, generando un senso di disorientamento piuttosto che di chiarimento. Il tentativo di mantenere il mistero finisce per appesantire il ritmo e portare a buchi di trama. Il risultato è una storia che cerca di affondare le radici nella fantascienza e nell’horror ma che si perde nel susseguirsi di eventi poco coerenti.

Il film resta un esempio di cinema di genere che prova a unire atmosfere claustrofobiche e sangue reale, con un approccio registico da artigianato digitale, ma si scontra con limiti di sceneggiatura che ne frenano le potenzialità. Rimane una visione per chi ama le storie di sopravvivenza nello spazio con un tocco di orrore, pur con alcuni passi falsi evidenti.

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