Arresti a Cremona per riciclaggio da 20 milioni: coinvolti italiani residenti in Austria e bresciano

Arresti a Cremona per riciclaggio da 20 milioni: coinvolti italiani residenti in Austria e bresciano

due italiani arrestati per riciclaggio da oltre 20 milioni di euro in un sistema illecito tra italia, austria, lituania e cina; sequestri patrimoniali per più di 5 milioni coordinati dalla procura di bolzano
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La Guardia di finanza di Cremona ha arrestato due italiani per un giro di riciclaggio da oltre 20 milioni di euro, con sequestri patrimoniali superiori a 5 milioni, nell'ambito di un'inchiesta internazionale coordinata dalla Procura di Bolzano. - Gaeta.it

Un’operazione della Guardia di finanza di Cremona ha portato all’arresto di due italiani coinvolti in un giro di riciclaggio da oltre 20 milioni di euro. L’inchiesta della Procura di Bolzano ha fatto luce su un sistema finanziario illecito che si è sviluppato tra l’Italia, l’Austria, la Lituania e la Cina. I sequestri patrimoniali superano i 5 milioni di euro.

L’indagine sulla rete di riciclaggio tra italia e austria

Le indagini sono partite nel 2024 dalla Procura di Bolzano e hanno coinvolto due italiani, uno residente in Austria e l’altro imprenditore edile in provincia di Brescia. I due, originari delle province di Padova e Treviso, avrebbero movimentato denaro illecito da almeno quattro anni, dal 2020 al 2024, attraverso un conto corrente aperto in una banca di Bolzano. Questo conto era intestato a una società austriaca riconducibile agli indagati.

Il sistema funzionava così: oltre 20 milioni di euro transitavano su quel conto e venivano poi trasferiti in diverse giurisdizioni, tra cui Austria, Lituania e Repubblica Popolare Cinese. Dai movimenti di denaro gli indagati trattenevano una percentuale del 5% come guadagno diretto dell’operazione di riciclaggio, più un ulteriore 1% per coprire commissioni bancarie e costi vari. Lo scopo era occultare l’origine illecita dei fondi e distribuirli in circuiti finanziari extraterritoriali.

Il ruolo dell’imprenditore bresciano e le imprese coinvolte

Gran parte delle somme riciclate tornava all’Italia, sotto forma di contanti per circa il 94% del totale, all’imprenditore edile della provincia di Brescia. Costui è risultato amministratore di fatto di sette imprese edili intestate a prestanome. Queste società avevano accumulato un’evasione fiscale di oltre 28 milioni di euro, derivante da imposte dirette e iva non versate.

I conti correnti di queste imprese rappresentavano la fonte originaria degli importi finiti poi nelle complesse operazioni di riciclaggio. Lo schema avrebbe permesso di occultare gli utili derivanti dall’attività illegale e di gestire distribuzioni di liquidità in contanti. Le sette società coinvolte e l’imprenditore sono stati al centro dell’azione cautelare della magistratura.

Provvedimenti giudiziari e sequestro beni

Il sostituto procuratore Igor Secco ha coordinato le indagini, affidate al gruppo della Guardia di finanza di Cremona. Su ordinanza del Gip di Bolzano, Emilio Schönsberg, sono stati disposti arresti domiciliari per i due indagati principali: l’italiano residente in Austria e l’imprenditore bresciano. L’accusa riguarda la commissione di reati tributari e la responsabilità come amministratore di fatto di società coinvolte.

Contestualmente, sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili legati all’inchiesta. Tra questi ci sono 15 immobili, sette rapporti finanziari, quote societarie e denaro contante per un valore superiore a 5 milioni di euro. Il sequestro interessa otto società di capitali e quattro persone fisiche coinvolte nelle operazioni di riciclaggio.

I provvedimenti mirano a impedire la dispersione del patrimonio ritenuto provento di attività illecite, garantendo così un primo recupero economico da parte dello Stato. L’attività investigativa continuerà per verificare eventuali altri legami e sviluppi dell’inchiesta.

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