Una vicenda grave scuote l’ospedale civile di Piacenza, dove un primario è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata e atti persecutori nei confronti di colleghe. L’indagine, condotta dalla polizia, ha portato a misure cautelari e perquisizioni sia nello studio medico che nell’abitazione dell’uomo. Le accuse si basano su immagini raccolte durante un monitoraggio durato quasi due mesi, che hanno fatto emergere numerosi episodi contestati.
Le accuse e la custodia cautelare
L’autorità giudiziaria ha disposto gli arresti domiciliari per il primario, la cui identità rimane riservata nell’interesse delle indagini in corso. L’accusa principale riguarda violenza sessuale aggravata contro dottoresse e infermiere dell’ospedale. Gli atti persecutori, come definiti dagli inquirenti, si riferiscono a molestie e comportamenti vessatori ripetuti nel tempo. Gli episodi presunti sono stati ricostruiti durante 45 giorni di osservazione sotto misura tecnica, che prevedeva la registrazione audio e video all’interno dell’ambiente lavorativo.
Comportamento sistematico e consolidato
Secondo la polizia, il medico avrebbe commesso abusi sessuali con la quasi totalità delle donne che entravano da sole nel suo ufficio, violando non soltanto la deontologia professionale ma anche la sicurezza e la dignità delle lavoratrici. Le forze dell’ordine hanno sottolineato che queste pratiche illecite si sono protratte per un periodo significativo, evidenziando una condotta sistematica e consolidata.
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Le perquisizioni e il clima di omertà in reparto
Le perquisizioni hanno interessato due luoghi chiave: lo studio del primario all’interno dell’ospedale e la sua residenza privata. Entrambi gli ambienti sono stati setacciati dagli agenti alla ricerca di ulteriori prove e materiale utile alle indagini. La raccolta di elementi probatori ha seguito un iter metodico, mirato a evitare contaminazioni o omissioni.
Una delle difficoltà maggiori per gli inquirenti è stata l’atmosfera di silenzio e reticenza che si respirava nel reparto. Molte delle vittime hanno preferito non denunciare immediatamente, forse per paura di ritorsioni o per mancanza di fiducia nel sistema. La polizia ha dovuto lavorare in un contesto delicato, cercando di ricostruire fatti gravissimi senza poter contare inizialmente sulla collaborazione spontanea di tutti i testimoni.
Ricostruzione dettagliata degli episodi contestati
Le immagini registrate durante il monitoraggio hanno rappresentato la chiave per disegnare un quadro dettagliato dei comportamenti incriminati. In totale, sono stati documentati 32 episodi in cui il primario sarebbe intervenuto con condotte sessuali non consensuali. Ogni scena incisa ha consentito agli investigatori di verificare la presenza delle vittime e di contestualizzare gli eventi all’interno della routine lavorativa.
Impatto e ostacoli alle denunce
Anche se i dettagli specifici di ogni episodio sono riservati per ragioni di privacy, il quadro complessivo racconta di un abuso di potere e di un clima opprimente per le donne del reparto. Le autorità hanno sottolineato come la posizione di rilievo del medico abbia ostacolato il pronto emergere delle denunce, accentuando la sofferenza delle vittime.
Le indagini continuano per valutare eventuali altre denunce e verificare nuovi sviluppi sul caso. La situazione ha già acceso un dibattito riguardo alla sicurezza e al rispetto negli ambienti sanitari, rivolgendo l’attenzione su meccanismi di tutela da migliorare.