Un grave episodio di violenza domestica ha scosso il Comune di Jesi, in provincia di Ancona. Il protagonista è un camionista di 53 anni, arrestato dai Carabinieri dopo aver minacciato l’ex compagna con una pistola, rivelatasi un’arma carica e clandestina. La vicenda, che ha avuto luogo lo scorso agosto, ha portato a una condanna definitiva di quasi tre anni di reclusione, eseguita dagli agenti del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale compagnia.
Gli eventi del 31 agosto: la richiesta di aiuto
La storia inizia nel pomeriggio del 31 agosto 2024, quando la donna, 40enne originaria di Jesi, ha allertato il numero d’emergenza 112. Con voce tremante e affannosa, ha dichiarato di trovarsi in una situazione di pericolo imminente: “Correte… tremo di paura… il mio ex compagno mi ha minacciato con una pistola.” La prontezza di una pattuglia dei Carabinieri ha evitato il peggio. I militari sono giunti sul posto tempestivamente, riducendo il rischio di una grave escalation.
I dettagli riguardanti l’incontro tra i due ex compagni rimarcano una relazione oggi conclusa ma che, da quanto emerso, ha oscillato tra momenti di apparente normalità e situazioni di crescente tensione. L’uomo aveva infatti convinto la donna a incontrarlo in un’area isolata, dopo aver trascorso un pranzo in un ristorante della zona. Nel momento in cui la donna pensava di salutare l’ex compagno e riprendere la propria auto, ha affrontato un momento di terrore.
La minaccia e il coraggio della vittima
La minaccia è stata incisiva e violenta: l’uomo ha estratto la pistola e l’ha puntata alla tempia della donna, dicendo: “Dobbiamo tornare insieme… non potrai essere di nessun altro.” In una situazione di alta pressione e paura, la donna ha mostrato sostegno e coraggio, riuscendo a modificare il corso degli eventi. Ha chiesto all’ex compagno di raggiungere un bar a Maiolati Spontini, un luogo più frequentato, sperando di avere l’opportunità di chiedere aiuto.
Arrivati al bar, grazie al supporto di alcuni avventori, ha potuto contattare i Carabinieri. Questo è stato un passo fondamentale per la sua salvezza. I Carabinieri della Stazione di Chiaravalle, ricevuta la segnalazione, hanno immediatamente bloccato l’uomo e rinvenuto nell’automobile una pistola carica, risultata essere un’arma clandestina con matricola abrasa.
La scoperta delle sostanze illegali e le conseguenze legali
A seguito dell’arresto, i Carabinieri hanno eseguito una perquisizione nell’abitazione dell’uomo, dove hanno trovato una serra attrezzata per la coltivazione di marijuana. Questi elementi hanno rafforzato il quadro delle accuse a carico del 53enne, che comprende il porto e la detenzione illecita di arma clandestina, minacce aggravate e coltivazione illegale di sostanze stupefacenti.
Dopo un iniziale arresto, l’uomo era stato posto ai domiciliari, ma una volta che la condanna è divenuta definitiva, ha dovuto scontare la pena di due anni, 11 mesi e 24 giorni in carcere. Le indagini hanno confermato un quadro di stalking nei confronti della vittima, un aspetto fondamentale per comprendere la gravità della situazione.
Il caso ha messo in luce non solo la pericolosità di questo tipo di episodi ma anche l’importanza della tempestività nell’intervento delle forze dell’ordine. La sofferenza di una vittima di violenza domestica è stata affrontata con determinazione, portando all’arresto di un uomo che non sembrava voler accettare la fine della loro relazione, creando potenzialmente un altro dramma.