Un’inquietante vicenda ha colpito l’attenzione pubblica quando Mario Eutizia, un badante napoletano di 48 anni, si è autoaccusato di aver ucciso quattro anziani malati a Latina, Casoria e Vibonati. La confessione è emersa nel contesto di un’indagine condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, dove il giudice ha deciso di mantenere Eutizia in custodia cautelare, motivando la scelta con il rischio che l’imputato possa reiterare il crimine. Questa situazione solleva interrogativi sulla sicurezza e sulle responsabilità legate alla cura degli anziani in Italia.
Il delitto: la confessione di un badante
La confessione e gli omicidi
Mario Eutizia ha confessato di aver somministrato dosi letali di sedativi e analgesici agli anziani di cui si occupava, dichiarando di voler “farli smettere di soffrire”. Nel corso di un’udienza tenutasi presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il 48enne ha ammesso di avere accolto questa drammatica scelta dopo un lungo periodo di lavoro come badante per circa dieci anni, dove la sua assistenza si era estesa a circa trenta pazienti. Le confessioni sono avvenute in un’atmosfera di angoscia e rivelano un profondo conflitto interiore dell’uomo, il quale ha affermato di volersi liberare la coscienza.
Il giudizio del giudice
Al termine dell’udienza di convalida del fermo, il giudice Alessandra Grammatica ha preso atto della confessione di Eutizia, ma ha deciso di trasmettere il caso al tribunale di Latina, dove è avvenuto il primo omicidio. Nonostante non abbia convalidato il fermo per il rischio di fuga, la giudice ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, ponendo particolare attenzione al pericolo di reiterazione dei reati. Il giudice ha infatti ritenuto che Eutizia, una volta libero, potrebbe nuovamente colpire altri pazienti in condizioni vulnerabili, incapaci di difendersi.
Le vittime e le indagini
Identificazione delle vittime
Nell’ambito delle indagini avviate dai carabinieri, sono stati identificati due delle quattro presunte vittime di Eutizia: il primo è Luigi Di Marzo, deceduto a Casoria nel dicembre 2023, e l’altro è il 96enne Gerardo Chintemi, morto a Vibonati lo scorso marzo. Entrambi i corpi sono stati cremati, rendendo ulteriori accertamenti postumi complessi. Le ricerche dei carabinieri continuano nel tentativo di identificare anche le altre due vittime menzionate da Eutizia, collegate a episodi avvenuti a Latina nel 2014.
Un ambiente di assistenza fragile
L’episodio solleva gravi interrogativi sulla cura degli anziani in Italia, dove il fenomeno delle badanti, spesso non regolarmente formate e monitorate, è in costante aumento. Il caso di Eutizia mette in luce una problematica profonda nel sistema di assistenza domiciliare, evidenziando la necessità di una maggiore supervisione e protezione dei pazienti vulnerabili, dilatando le problematiche legate alla vulnerabilità delle persone anziane e malate.
Prospettive legali e rischi futuri
Le decisioni legali future
Gli avvocati di Mario Eutizia, Antonio Daniele e Gennaro Romano, stanno valutando la possibilità di presentare ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere la liberazione del loro assistito. Pur riconoscendo la gravità della situazione, i legali non manifestano aperta opposizione alla decisione di mantenere Eutizia in carcere, sottolineando la complessità della sua confessione e della sua situazione.
Un futuro incerto
Con il proseguire delle indagini e del processo, rimangono attive le preoccupazioni relative non solo alla salute mentale di Eutizia, ma anche alla sicurezza e al supporto degli anziani. La sua testimonianza sugli omicidi e le motivazioni ad essi legate, come il desiderio di liberare i pazienti dall’agonia, pongono domande cruciali sul valore della vita umana e sull’importanza di un sostegno adeguato nelle fasi terminali della vita, creando una narrazione inquietante che lascia aperti molti interrogativi.