Massimiliano Amato, noto come o’ bandito, è stato arrestato a Lima dopo più di un decennio di latitanza. L’uomo era tra i cento ricercati più pericolosi d’Italia, ricercato per traffico internazionale di droga e associazione a delinquere. Le forze dell’ordine italiane e peruviane hanno lavorato insieme per rintracciarlo e fermarlo, segnando un passo importante nella lotta contro il narcotraffico tra Europa e Sud America.
Il profilo criminale di massimiliano amato e il gruppo ultras fedayn
Massimiliano Amato è stato a lungo il capo di uno dei gruppi ultras più noti e attivi di Napoli, i Fedayn. La sua influenza si estendeva oltre il tifo calcistico, movendosi nel circuito del crimine organizzato. Condannato in via definitiva a 9 anni e 4 mesi di carcere, Amato era legato a un traffico internazionale di cocaina che coinvolgeva numerosi paesi. Il suo soprannome, “o’ bandito”, racconta di una figura temuta e determinata.
Dopo la scarcerazione in attesa del processo nel 2013, Amato è scomparso. L’allontanamento è stato il segnale di una fuga studiata per evitare la pena definitiva. Le autorità italiane avevano inserito il suo nome nella lista dei ricercati più pericolosi, consci del ruolo centrale dell’uomo nella gestione delle rotte internazionali della droga. Il gruppo ultras Fedayn, da parte sua, aveva perso il suo riferimento principale, aprendo nuove dinamiche criminali nella città partenopea.
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La logistica del narcotraffico e i collegamenti con i narcos in spagna
Durante le indagini è emerso che Amato fungeva da collegamento diretto con famiglie di narcotrafficanti in Spagna. Gestiva i contatti con i narcos, coordinava l’importazione di grandi carichi di cocaina — oltre 50 chili per volta — su rotte via terra, mare e aria. La droga arrivava in Italia ed era destinata principalmente al mercato di Napoli, dove il traffico veniva poi diviso tra i vari pusher locali per la distribuzione al dettaglio.
L’organizzazione criminale di cui Amato era un pilastro si muoveva con grande precisione e capacità: ogni passaggio della droga era calcolato per evitare controlli e intercettazioni. Le modalità di trasporto e lo smistamento dimostrano un livello di coordinazione elevato, in cui ogni membro conosceva il proprio ruolo. La presenza di reti che si estendono da un continente all’altro conferma quanto il narcotraffico continui a rappresentare una minaccia concreta per la sicurezza.
L’arresto a lima e la collaborazione internazionale delle forze dell’ordine
L’arresto di Massimiliano Amato è avvenuto a Lima, capitale del Perù, dove era riuscito a rifugiarsi per sfuggire alla giustizia italiana. Gli agenti del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli hanno lavorato fianco a fianco con la Polizia peruviana per individuare la sua posizione. La collaborazione tra unità nazionali e internazionali, con il supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, ha permesso di localizzare l’uomo dopo undici anni di latitanza.
Il processo di estradizione verso l’Italia è in corso; una volta rientrato, Amato dovrà scontare la pena comminata nel 2022 dalla magistratura campana. Questo arresto dimostra l’efficacia delle reti di cooperazione tra paesi nella gestione della criminalità transnazionale. Le autorità continuano a monitorare attentamente i canali del narcotraffico, con operazioni che raccolgono successi di questo calibro.
Un segnale per i gruppi criminali
Il fermo di Amato rappresenta un segnale per tutti i gruppi che tentano di sfuggire alle misure giudiziarie internazionale. L’azione messa in campo conferma la volontà degli organi inquirenti di ridurre il peso delle organizzazioni criminali che agiscono lungo le rotte della droga. Nel frattempo, Napoli e le altre città coinvolte nel traffico continueranno a fare i conti con le conseguenze dei flussi criminali sradicati solo a fatica.