Arrestato a genova imprenditore campano latitante per reati ambientali legati alla mareggiata di rapallo

Arrestato a genova imprenditore campano latitante per reati ambientali legati alla mareggiata di rapallo

La polizia di Genova e Napoli cattura un imprenditore campano latitante per reati ambientali aggravati da modalità mafiose, arrestato nel 2025 a Pompei durante un controllo medico con documenti falsi.
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La polizia di Genova e Napoli ha arrestato un imprenditore campano latitante per reati legati allo smaltimento illecito di rifiuti con modalità mafiose, commessi dopo la mareggiata di Rapallo nel 2018, nell'ambito del progetto Wanted. - Gaeta.it

La polizia di genova insieme a quella di napoli ha catturato un imprenditore campano latitante da circa due mesi. L’uomo era ricercato in relazione a una condanna definitiva a sette anni di reclusione per reati legati allo smaltimento illecito di rifiuti, alcuni aggravati dalla presenza di modalità mafiose. Le indagini si sono concentrate su attività svolte dopo la mareggiata che colpì rapallo nel 2018, e hanno portato a un arresto avvenuto nel 2025.

Il contesto della cattura e il progetto wanted

L’operazione rientra nel progetto Wanted promosso dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, un impegno congiunto mirato alla ricerca e alla cattura dei latitanti più pericolosi. Nel caso specifico, la collaborazione tra le forze di polizia di genova e napoli è stata determinante per individuare e bloccare l’imprenditore campano. L’indagine è partita da una condanna emessa dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di genova, con una pena di sette anni per vari reati ambientali.

I reati contestati riguardano soprattutto lo smaltimento illecito di rifiuti, accertato durante i lavori di ripristino avviati dopo la mareggiata che devastò rapallo nel 2018. Le modalità di realizzazione delle attività illecite hanno aggravato la posizione dell’imprenditore in ragione di presunte infiltrazioni mafiose. Questo ha accelerato la necessità di una azione risolutiva, vista la pericolosità e la gravità dei fatti.

Le strategie del latitante per sfuggire all’arresto

L’imprenditore aveva messo in atto diversi accorgimenti per non farsi trovare dalla polizia. Tra le strategie adottate spiccava il cambio continuo di cellulari e schede telefoniche, con cadenza settimanale. Tutte le utenze erano intestate a prestanome di nazionalità straniera, un metodo che ha reso difficile ricostruire i suoi spostamenti e comunicazioni. Inoltre, faceva uso di false identità per depistare le indagini.

Oltre a queste precauzioni, il latitante aveva interrotto praticamente ogni contatto con familiari e conoscenti, isolandosi dal suo ambiente abituale. Questo isolamento ha rallentato la ricostruzione della sua rete di rapporti sociali. Le autorità hanno comunque proseguito le indagini coordinate dalla squadra mobile di genova, ottenendo riscontri utili sul suo possibile nascondiglio e sugli spostamenti recenti.

L’arresto in una clinica di pompei e il sequestro di falsi documenti

Il momento decisivo è arrivato nel 2025 durante un controllo medico a una clinica di pompei. Gli agenti, congiuntamente tra genova e napoli, hanno individuato l’imprenditore nel corso della visita. In questa sede il latitante è stato sorpreso in possesso di documenti di identità contraffatti. Tra questi, ce n’era uno valido per l’espatrio, elemento che ha aggravato la sua posizione secondo l’articolo 497 bis del codice penale.

La scoperta ha portato a un arresto immediato. L’uomo è stato portato nel carcere di secondigliano a napoli, dove sconterà la pena inflitta dalla corte. L’operazione conferma la capacità della polizia italiana di coordinare attività investigative anche su territori lontani fra loro, concentrandosi su target di rilievo come i latitanti con responsabilità penali gravi.

Il caso richiama l’attenzione sulla gestione dei lavori post-disastro naturale e sulle infiltrazioni criminali in questo settore, spesso oggetto di controlli ma ancora difficile da estirpare. L’azione delle forze dell’ordine conferma la presenza di una rete che cerca di tenere sotto controllo fenomeni di illegalità ambientale connessi a eventi di natura.

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