Una drammatica storia di violenze domestiche emerge dalla bassa reggiana, dove due familiari di una 14enne sono stati sottoposti a misura cautelare per maltrattamenti. La Procura di Reggio Emilia ha disposto il divieto di avvicinamento per una madre di 38 anni e un nonno di 70 anni, entrambi indagati per la lunga serie di vessazioni fisiche e psicologiche inflitte alla giovane.
Le vessazioni subite dalla minorenne
Secondo le indagini dei carabinieri di Campagnola Emilia, coordinate dalla Procura, la ragazza è stata costantemente sottoposta a violenze. La madre, spinta dal nonno, la picchiava ripetutamente, anche utilizzando un manico di scopa. Le vessazioni non si limitavano a quelle fisiche. Infatti, la minorenne veniva privata di diverse libertà fondamentali. Le era imposto di indossare il velo a partire dall’età di dieci anni, mentre tutte le forme di socializzazione erano severamente vietate. Non poteva avere amici e, in particolare, le era proibito mantenere rapporti di amicizia con ragazzi.
Limiti imposti dallo stile di vita
Le restrizioni andavano oltre. La 14enne non era autorizzata a guardare la televisione, non poteva indossare abiti occidentali e le era impedito di praticare attività sportive. Inoltre, era obbligata a gestire i lavori domestici, senza alcun rispetto per il suo diritto allo studio e alla crescita personale. Le condizioni di vita della giovane erano così opprimenti da portarla a vivere in un costante stato di paura e isolamento.
Le minacce e la denuncia
Appena abbozzate le prime forme di resistenza, giungendo a confidarsi con compagni di scuola e insegnanti, la 14enne avrebbe esposto i suoi tormenti. Ha parlato di maltrattamenti, di una vita segnata da emozioni di impotenza e repressione. Temendo di essere riportata in Pakistan per un matrimonio forzato, la giovane ha trovato il coraggio di denunciare la situazione. Le segnalazioni degli insegnanti hanno contribuito a far scattare l’intervento dei carabinieri.
Le misure cautelari adottate
Alla luce delle prove raccolte, la Procura ha richiesto ed ottenuto dal giudice le misure cautelari necessarie per proteggere la ragazza. È stato disposto non solo il divieto di avvicinamento, ma anche l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico per monitorare i movimenti degli indagati. La madre e il nonno, ora residenti nel medesimo comune, devono dunque presentarsi quotidianamente presso la polizia giudiziaria per assicurare il rispetto delle disposizioni.
Questa vicenda solleva interrogativi importanti sulla tutela delle minorenne e sulla necessità di un intervento tempestivo in casi di abuso familiare. L’attenzione deve rimanere alta per garantire che situazioni simili non si ripetano, e che tutte le ragazze abbiano il diritto fondamentale di crescere in un ambiente sicuro e rispettoso della loro dignità .