L’area di Masafer Yatta, situata nelle colline a sud di Hebron, torna a essere uno dei nodi più controversi della Cisgiordania occupata. La recente decisione del governo israeliano di trasformare questa zona in un campo di addestramento per le truppe militari ha riacceso dispute e tensioni fra palestinesi e coloni israeliani. Nonostante l’attenzione mondiale si sia spostata su altri fronti, la demolizione dei villaggi palestinesi nella regione procede senza sosta, mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di persone.
La decisione del planning council e le sue implicazioni sull’area di massafer yatta
Il 18 giugno 2025, l’Higher Planning Council per la West Bank ha confermato ufficialmente la destinazione dell’area di Masafer Yatta all’addestramento militare israeliano, con la definizione di “firing 918”. Si tratta di una scelta che chiude definitivamente le opposizioni legali avanzate negli anni dalle famiglie palestinesi residenti nell’area. Queste ultime hanno vissuto nei dodici villaggi per generazioni, e ora si trovano di fronte a una decisione che autorizza demolizioni e impedisce la registrazione legale delle proprietà.
Contestualizzazione della decisione
Questa decisione arriva in un contesto segnato da un conflitto internazionale più ampio, che sta attirando l’attenzione su altre questioni geopolitiche. Nel frattempo, però, la vita quotidiana per circa 2.800 palestinesi si fa sempre più difficile, in particolare per l’impossibilità a proteggere le proprie case dalla demolizione. La motivazione ufficiale citata dal Planning Council riguarda “esigenze di sicurezza” legate al ruolo militare dell’area. Ma per gli abitanti si tratta di un modo per consolidare il controllo israeliano nella cosiddetta zona C, mettendo al margine le necessità della popolazione palestinese.
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L’influenza dei coloni e la contestazione palestinese
Da molti anni, i coloni israeliani aumentano la loro presenza in Masafer Yatta, sfruttando sia il supporto militare che le decisioni politiche favorevoli alla loro espansione. Le famiglie palestinesi denunciano che le esercitazioni militari, ufficialmente giustificate, sono invece rare. Anzi, negli anni si sono sviluppati più insediamenti di coloni protetti dall’esercito israeliano. Questo ha modificato la demografia e la sicurezza nell’area, con frequenti episodi di intimidazioni e violenze.
Tensioni e aggressioni
Le tensioni si manifestano in vari modi. I coloni, spinti da una logica di controllo territoriale, hanno aumentato le aggressioni contro i palestinesi, spesso restando impuniti. Gli abitanti di Masafer Yatta accusano inoltre le autorità israeliane di voler trasformare la zona in un territorio in cui i palestinesi vengano gradualmente estromessi, favorendo nuovi insediamenti e colonie. Le dure immagini tratte dal docufilm «No other land», premiato e riconosciuto a livello internazionale, raccontano queste vicende spesso ignorate, inclusa la morte violenta di un parente del regista sotto gli occhi delle forze di sicurezza israeliane.
Demolizioni e azioni legali: una lunga battaglia senza tregua
Le demolizioni delle case a Masafer Yatta sono ripetute e sistematiche. Gli abitanti si sono rivolti a più riprese ai tribunali israeliani per evitare di perdere le proprie abitazioni, ma senza successo. Nel 2022, il giudice David Mintz ha rigettato tutti i ricorsi, ordinando lo sgombero delle terre. Questo ha aperto la strada a un’intensificazione della distruzione delle abitazioni.
Violenze e strategie di sostituzione
Le demolizioni non si limitano a segnare un cambiamento urbanistico ma coinvolgono anche episodi di violenza diretta contro gli abitanti. Diverse testimonianze, raccolte nel documentario e da fonti locali, raccontano di attacchi, minacce e soprusi da parte di gruppi di coloni, spesso mentre i soldati israeliani osservano senza intervenire. La patriarcale presa di posizione del governo di Ariel Sharon, già dagli anni ’80, aveva segnato la strategia di una sostituzione della popolazione palestinese con insediamenti israeliani in quest’area.
La recente decisione del Planning Council, in vigore da pochi giorni, probabilmente accelera questa dinamica. Limitando le procedure di tassazione e registrazione degli immobili, chiude ogni possibilità legale di resistere. Da qui a breve, è attesa un’ulteriore ondata di demolizioni, con nuove famiglie costrette a lasciare le proprie case.
Gli abitanti di Masafer Yatta si rivolgono ora ai media internazionali e alle organizzazioni umanitarie per richiamare l’attenzione sulla loro condizione. Hanno chiesto che la situazione non venga ignorata nel mezzo delle altre crisi che occupano il palcoscenico globale. La loro richiesta è semplice ma urgente: mantenere viva la memoria delle loro terre e della loro esistenza in questo territorio martoriato.