Una denuncia di maltrattamento in ospedale ha sollevato l’attenzione sulla qualità dell’assistenza sanitaria per pazienti vulnerabili. La vicenda riguarda un’anziana affetta da demenza senile, rimasta per giorni nel pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Genova. La figlia racconta un’esperienza traumatica, con la madre lasciata in condizioni degradanti e senza la necessaria assistenza medica.
La storia della paziente e il suo ricovero
L’anziana protagonista di questa vicenda ha 70 anni e da tempo convive con la demenza senile, condizione derivante da epilessia. Da sette anni era ospitata in una residenza per anziani e la sua recente dimissione era conseguente a un intervento chirurgico per la frattura del femore destro. Malgrado un’anemia post-operatoria, la donna sembrava stabile, ma la figlia e i medici della Rsa hanno notato un peggioramento nel suo stato di salute, con segni di letargia e ridotta reattività. Questa situazione ha portato al nuovo trasferimento in pronto soccorso, dove si è riacutizzata la preoccupazione per la salute della madre.
La figlia ha descritto minuziosamente le sue ansie, evidenziando come l’anziana fosse entrata in ospedale per motivi di controllo, ma si sarebbe trovata presto coinvolta in una spirale di disagi e incertezze. Una volta arrivata in pronto soccorso, è stata accolta in codice arancione, il che solitamente indica una situazione di media gravità, ma le attese per un intervento medico si sono prolungate. La diagnosi preliminare ha rivelato una grave disidratazione, alimentando ulteriormente le preoccupazioni per le sue condizioni di salute.
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Le critiche al pronto soccorso e il malcontento del personale
Secondo il racconto della figlia, le condizioni di accoglienza dell’anziana erano scandalose. A distanza di oltre due ore dall’ingresso, la madre era rimasta su una barella senza un’adeguata copertura, esposta a problemi igienici significativi, come occhi e viso sporchi e vestiti macchiati. Nonostante le rassicurazioni iniziali da parte del personale medico, il quadro clinico è rapidamente degenerato. L’anziana è stata frequentemente ritrovata in uno stato semicomatoso, senza ricevere la terapia endovenosa necessaria e senza l’accesso all’acqua, lasciando così la paziente in una situazione di grave vulnerabilità.
La reazione dei medici di fronte alle richieste di chiarimenti da parte della figlia è stata evasiva. Una delle risposte ricevute ha addirittura rivelato una certa arroganza, con un medico che ha reagito minacciando di coinvolgere la sicurezza. Tale freddezza ha indotto la donna a contattare i Nas, ma inizialmente la risposta è stata insoddisfacente. Solo dopo ripetuti tentativi, è stata presa in carico la situazione, e all’anziana è stata diagnosticata un’infezione alle vie urinarie, un problema grave in contesti di salute già compromessi.
Le conseguenze e la risposta delle autorità sanitarie
Dopo giorni di attesa e disagi, la figlia ha finalmente preso la decisione di firmare le dimissioni, portando la madre nuovamente alla Rsa. Al momento dell’uscita, la donna si trovava in una zona isolata e priva di assistenza. La situazione di salute della paziente era precipitata, con gravi piaghe da decubito e inappetenza. Queste problematiche evidenziali la mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria nel proprio periodo di permanenza al pronto soccorso, sottolineando come sia vitale l’attenzione per i pazienti anziani, soprattutto quelli con patologie croniche.
L’Asl3 ha comunicato di essere stata informata sui fatti e di aver avviato processi per chiarire la situazione. È stata garantita assistenza alla signora, con rivalutazioni da parte del personale medico e infermieristico durante la sua permanenza. Tuttavia, le testimonianze della figlia e delle associazioni che si occupano di anziani pongono interrogativi significativi sulla qualità dell’assistenza offerta in situazioni di emergenza.
Le richieste per una maggiore attenzione verso i pazienti vulnerabili
Marco Macrì, referente di Genova Inclusiva, ha fornito un giudizio critico sulla gestione della situazione, che ha rivelato carenze evidenti nel sistema sanitario. Le persone anziane, in particolare quelle provenienti da Rsa, meritano un trattamento dignitoso e rispettoso. Le richieste di Macrì hanno toccato nodi centrali, come il potenziamento del personale sanitario e l’adeguamento degli spazi negli ospedali, per affrontare con efficacia le emergenze. È indispensabile evitare che episodi simili possano ripetersi, tutelando così la dignità e la salute delle persone più fragili.